MESSINA. Per anni è stato al centro del dibattito politico, fra proposte di ogni tipo e progetti faraonici. Poi una fittissima coltre di silenzio, malgrado la storia centenaria e le potenzialità inespresse di uno dei luoghi più identitari di Messina, che continua a marcire nel degrado a due passi dal centro storico. A riaccendere i riflettori sull’antico quartiere del Tirone sono adesso Marco Bellantone e Gabriele Ferrante, che rilanciano il loro progetto open source “#Mai più scempi”: una serie di filmati-denuncia per sensibilizzare la cittadinanza e le istituzioni sullo stato in cui versano da anni, o da decenni, alcuni dei beni più rappresentativi della città, dall’ex Seaflight alla Sanderson, dagli impianti sportivi ai monumenti storici, con l’obiettivo di risvegliare l’opinione pubblica e tenere alta l’attenzione su luoghi, palazzi e strutture della città che ormai da troppo tempo sono in balia dell’abbandono (qui tutte le altre puntate).




«”Mai più scempi” è di nuovo qui. Se pensavate di averci convinto con tutta quella serie di progetti che avete sciorinato dopo le nostre denunce, vi sbagliate di grosso», annuncia nel filmato l’imprenditore, simbolicamente “incatenato” a una delle vecchie mura del rione, mentre il drone guidato da Ferrante immortala dall’alto i circa 15mila mq dell’area, fra antichi manufatti, ruderi, detriti, immondizia e baracche. «Un tempo questo era un luogo meraviglioso, con una storia millenaria. Oggi chiediamo che la cittadinanza si risvegli dal torpore, facendo in modo che questo quartiere diventi un’opportunità. Siamo a cento metri in linea d’aria dal Tribunale, nei pressi della via Tommaso Cannizzaro: quanto abbiamo dormito per far sì che i nostri bambini possano pensare adesso che questa sia la normalità?». «Anni fa, era il 2018 – commenta Gabriele Ferrante, che alle recenti elezioni amministrative è stato eletto Consigliere della IV Municipalità – la circoscrizione rivendicò il suo ruolo riportando il Tirone al centro delle cronache: si denunciarono le precarie condizioni abitative e gli evidenti problemi igienico-sanitari, ma nonostante lavori di Commissione e delibere di quel Consiglio, a un superficiale intervento di pulizia non seguì un serio programma di risanamento dell’area, malgrado l’atto di indirizzo che avrebbe dovuto impegnare l’Amministrazione in tal senso. Oggi la IV Municipalità deve tornare ad occuparsi del problema, iniziando col chiedere quali sono le intenzioni nel medio e lungo termine della Giunta Basile. Si partirà riprendendo i lavori nella Commissione che presiedo e col contributo di tutti i colleghi sono certo che daremo una scossa all’immobilismo che sembra aver preso possesso di questo pezzo di storia messinese».

LA STORIA. Ubicato nel cuore della città vecchia, quella compresa tra i torrenti Portalegna e Boccetta, l’antico quartiere del Tirone sorge alle spalle della Chiesa del Carmine, sulla via Porta Imperiale, e trae il nome (probabilmente) da Gerone, tiranno di Siracusa, il quale vi si accampò la notte prima di stringere d’assedio Messina (correva l’anno 246 a.C.). Caratterizzato dai bastioni cinquecenteschi di Carlo Quinto, dalla settecentesca scalinata Sergi, che conduce alla circonvallazione, e da abitazioni ottocentesche note come Case Durante, un tempo era un colle ricco di chiese e di palazzi (qui una ricostruzione degli edifici perduti), sulla cui sommità sorgeva il Noviziato dei Gesuiti, mentre ad oggi è un piccolo “buco nero” coperto da una selva di erbacce e rifiuti, a partire dal terreno di proprietà del “Terzo ordine Francescano” (titolare di un terzo dell’area, mentre 7000 mq appartengono al Comune, il resto ai privati).

Rimasto quasi indenne dopo il terremoto del 1783 e considerato un luogo “salubre e ameno” immerso nel verde prima del sisma del 1908, nei decenni successivi è sprofondato nel degrado, in barba ai tantissimi progetti di riqualificazione (fra parchi urbani, parcheggi, grattacieli e un processo di restauro proposto nel 1994 dall’allora padre provinciale dell’ordine dei Francescani) e alle tante denunce di residenti ed esponenti politici, con in più una lunga querelle sulla situazione abitativa (sfociata in una vicenda giudiziaria quasi decennale).

Una storia complessa, costellata di denunce, ordinanze sindacali di sgombero e operazioni di sbaraccamento parziali, che si intreccia inesorabilmente con la controversa vicenda della Stu, società di trasformazione urbana che del Tirone intendeva farne una zona con maxiparcheggio, centro direzionale regionale da quattordici piani, centro commerciale e artigianale e due palazzi per abitazioni private.

Nata a inizio del nuovo secolo, la società che avrebbe dovuto trasformare il volto della collina che ospita il borgo preterremoto ha avuto vita travagliata: dalla creazione (2003), la firma della convenzione (2004), studio di fattibilità (2005) e approvazione delle linee guida (2006), i progetti e le indagini del suolo tra progetti più volte modificati (2009) si arriva alla fuoriuscita del socio di maggioranza, la Pizzarotti Spa di Parma, che nel 2013, stante l’inerzia nell’attività della società, ha deciso di mettere in vendita il proprio 36% di quote. Altra stangata qualche mese prima, quando della Demoter, azionista al’11,3%, è stata chiesta la procedura di fallimento. Ancora prima, parte del Pd in consiglio comunale aveva proposto di vendere il 30% delle quote in mano al comune di Messina e uscire dalla società (con la curiosità che l’altra metà del Pd aveva proposto invece la ricapitalizzazione e la rimodulazione del piano industriale della società). Alla fine, nel 2018, il Tribunale delle imprese ha accolto l’istanza di liquidazione presentata dal socio Pizzarotti, ponendo così fine alla Stu (mentre uno dei soci, lo studio messinese Fc&Rr, nello stesso periodo inviava una diffida al comune di Messina, per inadempienza contrattuale).

Dopo anni di silenzio, l’area è tornata recentemente al centro delle cronache negli anni scorsi, con vari sopralluoghi, testimonianze sulle precarie condizioni igieniche e abitative (qui un video del 2019, con decine di ratti) e progetti di riqualificazione, fra i quali l’idea di realizzare un parco urbano nel verde.

 

LE ALTRE PUNTATE:

«#MaiPiùScempi»: il cadavere dell’ex Ospedale Regina Margherita (video)

«#MaiPiùScempi», il mini autodromo dello Stretto: una “pista” affacciata sul mare (video)

Quel “vecchio sogno” di un waterfront fra Tono e Mortelle: le foto del progetto che va avanti dal 2008

«#MaiPiùScempi»: il Cimitero Monumentale, un museo a cielo aperto dove è sepolta la Storia (video)

«#MaiPiùScempi»: l’ex Sea Flight, un ecomostro fra le meraviglie dello Stretto

#MaiPiùScempi: l’ex Polveriera di Campo Italia, un piccolo “Vietnam” fra il Tirreno e lo Jonio

#MaiPiùScempi: i ruderi dell’ex Samar nel desolato “waterfront” della zona sud

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#MaiPiùScempi: il Giardino Corallo, una “selva” dal passato glorioso

«#MaiPiùScempi»: l’agonia dell’ex Sanderson, una terra desolata nel cuore della zona sud (video)

 

 

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