MESSINA. È uno dei più belli e più importanti cimiteri monumentali di tutta Europa: un’immensa area di circa ventidue ettari ricca di opere d’arte e giardini, fra monumenti che sembrano usciti dalle pagine di Harry Potter e preziose testimonianze liberty, neogotiche e neoclassiche della grande Storia di Messina: quella di tutti i suoi abitanti e dei suoi esponenti più illustri, da Giacomo NatoliTommaso Cannizzaro, da Gaetano Martino a Felice Bisazza.

 

 

È qui, fra la maestosa tomba di Giuseppe La Farina e il Cenobio, fra il Cimitero degli Inglesi (in cui è stato ambientato Cruel Peter il film horror del regista messinese Christian Bisceglia) e le tombe degli infanti e dei bimbi mai nati, che è ambientato il terzo appuntamento di “#MaiPiùScempi”, il progetto “open source” di Marco Bellantone e Gabriele Ferrante, che dopo i filmati realizzati all’Ex Ospedale Regina Margherita e all’ex Sanderson hanno deciso di immortalare lo stato in cui si trova la più grande “galleria d’arte moderna e contemporanea all’aperto” della città dello Stretto: il Gran Camposanto.

 

 

«Se vogliamo capire cos’era Messina è qui che dobbiamo focalizzare la nostra attenzione, da queste meraviglie», commenta l’imprenditore, che inizia il suo tour dal Famedio, progettato da Leone Savoja e inaugurato il 27 marzo del 1872, quando vi furono traslate le spoglie di Giuseppe La Farina, tumulate nella tomba scolpita da Gregorio Zappalà.  Un imponente “mausoleo” attraversato da una galleria sotterranea che si affaccia a strapiombo sullo Stretto.

 

 

«Si tratta di una delle tante bellezze del Camposanto che andrebbero promosse, conosciute e valorizzate al meglio. Eppure, fatta eccezione per qualche iniziativa estemporanea e per l’intraprendenza dei singoli, il Cimitero di Messina è come se non esistesse, a differenza di altre realtà simili, come quello di Genova, che ogni anno attraggono migliaia di turisti, con tutto ciò che ne consegue. Un altro affronto alla città che non vogliamo denunciare alle autorità e alle istituzioni, ma ai cittadini. Spetta a noi e al nostro orgoglio ribadire che Messina è eccezionale e non è ultima a nessuna. Semmai lo è diventata a causa dei nostri scempi», prosegue il presidente dell’associazione “Piazza Cairoli”, che rinnova il suo invito alla cittadinanza a partecipare attivamente al progetto collettivo, concepito per segnalare le criticità del territorio e le tantissime bellezze che non abbiamo mai sfruttato e che tolgono opportunità alla città, dal punto di vista sociale, culturale, economico e turistico.

 

 

Le origini del Gran Camposanto risalgono al 1854, quando, mentre una grave epidemia di colera flagellava Messina e la Sicilia, venne emanato un bando di concorso aperto a tutti i progettisti del Regno delle due Sicilie. A vincerlo fu l’architetto messinese Leone Savoja, ma passarono ben sette anni prima che la giunta municipale deliberasse l’esecuzione dell’opera, anche se i lavori più importanti iniziarono nel 1865.

 

 

Inaugurato nel 1872 (per l’occasione furono trasferiti da Torino i resti di Giuseppe La Farina), ospita numerosi monumenti tombali dedicati alle vittime del terremoto del 1908 e ampi spazi verdi che inframezzano gli spazi sepolcrali. Concepito sin dalle origini come un vero e proprio parco urbano, il Cimitero accoglie i visitatori dalla Porta Maggiore con un suggestivo effetto scenografico e un disegno floreale che raffigura lo stemma della città di Messina e la dicitura Orate Pro Defunctis.

Di particolare interesse è il Cimitero degli Inglesi, che sorgeva inizialmente nella zona di San Raineri e che fu concesso dal re Ferdinando IV ai marinai britannici giunti in Sicilia in aiuto dei Borboni, che si opponevano ai tentavi di conquista dei francesi guidati da Napoleone.

Dopo le guerre napoleoniche, il camposanto cominciò a ospitare civili inglesi con le loro famiglie, stabilitesi a partire dal 1815. Ad essi si aggiunsero famiglie di mercanti tedeschi (Grill, Aders, Falkenburg, Jaeger), svizzeri, danesi, greci e russi, che risiederono a Messina almeno fino al terremoto del 1908.

Il 5 aprile 1925, il cimitero fu visitato dal re Giorgio V e dalla regina Mary, accompagnati dai Principi Giorgio e Maria Vittoria, mentre nel 1942 fu trasferito all’interno del Gran Camposanto (con lo spostamento di 280 tombe).

 

Altrettanto bello è il cenobio, in stile neogotico, che si trova nella parte alta del Gran camposanto e si raggiunge da un viale alberato su una spianata. La sua progettazione è attribuita a Giacomo Fiore (1808-1893). Fino al 1908 la cappella fu adibita allo svolgimento di funzioni religiose, che continuarono ad essere officiati fino agli anni ‘50, ma soltanto in occasione della commemorazione dei defunti e del terremoto. La spianata circostante ospita pregevoli monumenti sepolcrali, quasi tutti realizzati fra gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.

Iniziarono invece già nel 1685 i lavori per la costruzione del famedio, inaugurato il 27 marzo 1872, la cui facciata è caratterizzata da un elegante colonnato. Gravemente danneggiato dal terremoto di Messina del 1908, perse la copertura, che non fu più ricostruita.

 

 

Subscribe
Notify of
guest

2 Commenti
meno recente
più recente più votato
Inline Feedbacks
View all comments
Giovanna
Giovanna
21 Marzo 2021 7:43

In foto interno del Cenobio, noto anche come “conventino”; la chiesetta neogotica, che ha resistito al 1908, sopravvivrà all’incuria ed all’indifferenza? La struttura non è più agibile da decenni, le foto le ho scattate nel 2008 in occasione di una sua apertura nelle giornate FAI, le condivido con la speranza (vana) di un suo restauro e di una concreta valorizzazione del Gran Camposanto.

30412029_2167926153437408_3275286676326318080_o.jpg
trackback

[…] source” di Marco Bellantone e Gabriele Ferrante, che dopo aver fatto tappa al Cimitero monumentale, nell’area dell’ex SeaFlight, all’ex ospedale Regina Margherita, allo stabilimento che fu […]