MESSINA. Dopo l’ex Ospedale Margherita, l’ex Sanderson e il Cimitero Monumentale, fa tappa a Capo Peloro l’iniziativa “opersource” promossa da Marco Bellantone e Gabriele Ferrante, che questa settimana hanno immortalato lo stato si cui si trova l’ex Sea Flight di Torre Faro: un ecomostro di ferro e cemento che deturpa una delle zone più belle della città e di tutta la Sicilia, là dove la storia incontra il Mito e il Tirreno si scontra con lo Ionio.

 

Uno “scempio” sotto gli occhi tutti, nel cuore della movida estiva, di cui però, al netto degli annunci e della propaganda, ci sia accorge solo a luglio e ad agosto, con lamentele cicliche, mentre gli anni passano e nulla cambia: le stesse discussioni sul Ponte, le solite polemiche sulle potenzialità inespresse, su cosa potrebbe essere e mai sarà… e la solita ferraglia, abbandonata alla mercé del tempo sulla spiaggia, a due passi dal mare. Mentre gli anni passano e la gente continua a fuggire.

 

 

Il momento di maggior fulgore della Sea Flight fu nella seconda metà degli anni ’90, quando l’amministrazione guidata da Franco Providenti la fece diventare luogo di concerti con tanto di palcoscenico. Con il sindaco successivo, Salvatore Leonardi, i cartelloni musicali scomparvero più o meno in coincidenza con l’acquisizione delle strutture da parte di Editoriale Centonove, che mise in piedi, attraverso un’altra società (Cantieri srl), una pizzeria. Poi, il nulla, se non progetti mai realizzati o temporanei. Fra contenziosi e polemiche.

LA STORIA RECENTE. Sulle sorti della struttura è intervenuto a metà febbraio il sindaco Cateno De Luca, che ha comunicato l’intenzione di realizzarci “un teatro naturale sullo Stretto”, mentre precedentemente aveva pensato a un parcheggio a raso: «Vogliamo demolire la struttura e farne un’area per i cittadini», ha spiegato il primo cittadino, specificando che tutto andrà a compimento nel giro di pochi mesi, comunque entro la fine dell’anno.

Il primo sopralluogo di De Luca nell’area del Sea Flight, che è di pertinenza della Regione, risale all’agosto del 2019, quando il sindaco, sostenendo che esistesse una “situazione di pericolo per la pubblica incolumità e degrado ambientale”, aveva avocato a sé la giurisdizione sulla zona, dando alla Regione un tempo di trenta giorni per intervenire con la messa in sicurezza dell’area e la demolizione dei ruderi. Un mese di tempo, trascorso il quale, il Comune avrebbe proceduto con la demolizione, facendo poi pagare i lavori alla regione. «In caso di inottemperanza – si legge nell’ordinanza del 12 agosto -l’amministrazione procederà all’esecuzione delle attività prescritte in danno ai proprietari e concessionari dell’area, fermo restando che l’amministrazione comunale si dichiara interessata ad ottenere la concessione dell’area per fini di pubblica utilità” (il parcheggio).

Cosa è successo trascorso il mese di ultimatum da parte del Comune? Non avendo la Regione minimamente ottemperato a quanto disposto dall’ordinanza (circostanza piuttosto prevedibile), il dirigente del dipartimento Ambiente (all’epoca Romolo Dell’Acqua) ha pubblicato un atto di interpello per “l’affidamento dell’incarico di RUP per la messa in sicurezza, bonifica e rimozione dei rifiuti del manufatto esistente sul Demanio Marittimo”. «Considerato che il manufatto ricade in area sottoposta a vincolo paesaggistico, il dipartimento si è anche premurato di chiedere alla Sovrintendenza Beni Culturali ed Ambientali di trasmettere ogni documento riguardante il sito», ha spiegato all’epoca l’assessore Dafne Musolino, precisando come i i costi “saranno anticipati dal Comune, ma poi verranno rimborsati dalla Regione che, e lo diciamo senza falsa modestia, ha espresso grande apprezzamento per la politica attiva in tema di tutela del Demanio marittimo svolta dal Comune di Messina”.

Si passa poi a gennaio 2020, quando un’ordinanza emanata dal dipartimento Ambiente dell’assessorato al territorio (firmata a inizio novembre 2019, ma pubblicata solo dopo sull’albo pretorio del Comune)  impone l’interdizione dell’area (ma solo quella che ospita i ruderi degli ex cantieri navali): oltre quattromila metri quadrati per i quali è disposta “interdizione di porzione di area demaniale marittima”, occupata da “un manufatto di acciaio di difficile rimozione, oltre a una zona attigua costituita da una porzione di terreno di larghezza pari a dieci metri e lunghezza estesa all’intero perimetro del manufatto”. Il provvedimento della Regione era arrivato dopo un’altra ordinanza, di contenuto simile, da parte del sindaco Cateno De Luca, che il 7 novembre impediva l’accesso all’area per una “situazione di pericolo per la pubblica incolumità e di degrado ambientale”.

Ad oggi l’area ex Sea Flight non è stata ancora toccata. Nel frattempo, dopo essere stata meta di vlogger polacchi un po’ fuori di testa, c’è stato il nuovo sopralluogo del sindaco, in occasione della consegna dei lavori del progetto “Balconi sui laghi”.

 

 

 

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Roy
Roy
28 Marzo 2021 9:44

A c’è stato un altro sopralluogo di De Luca, e ora na tagghiamu.

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[…] Ferrante, che dopo aver fatto tappa al Cimitero monumentale, nell’area dell’ex SeaFlight, all’ex ospedale Regina Margherita, allo stabilimento che fu della Sanderson e al mini autodromo […]

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[…] in cui versano da anni, o da decenni, alcuni dei beni più rappresentativi della città, dall’ex Seaflight alla Sanderson, dagli ex Silos Granai al Cimitero […]

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[…] di Messina la richiesta della consegna delle aree per procedere alla demolizione del rudere “ex Sea Flight” in località Torre Faro. La formalizzazione scaturisce dalla decisione del TAR Sicilia Sezione […]