MESSINA. Quattro anni fa, il 9 marzo 2020, il governo di Giuseppe Conte annunciava ufficialmente l’inizio del lockdown che ha “rinchiuso” in casa circa cinquanta milioni di italiani per oltre due mesi. La Sicilia apre davvero gli occhi su quello che stava già accadendo da qualche giorno nel resto d’Italia il 27 febbraio 2020, quando una donna in una comitiva di turisti bergamaschi in visita a Palermo inizia ad accusare i primi sintomi del virus. È il primo contagio ufficiale nell’isola. Nella città dello Stretto però il virus è ancora lontano e mentre il 2 marzo non si aveva ancora contezza di quanti casi ci fossero in realtà in tutta la regione, l’allora Assessore Regionale per la Salute Ruggero Razza e le strutture sanitarie iniziavano ad armarsi chiedendo ai medici di prestare servizio oltre l’orario mensile stabilito. Nel frattempo, tra notizie da Codogno, Bergamo e il governo che si ritrovava ad avere a che fare con un “cigno nero”, ogni realtà reagiva a modo suo e il 4 marzo arriva la prima ripercussione, come l’onda che anticipa lo tsunami: le Giornate Fai di Primavera vengono rinviate a maggio. Passano poche ore e la notizia viene digerita più o meno bene dalla popolazione: «É solo un’influenza» è il pensiero comune, ma in realtà è solo l’inizio. È sera quando viene ufficializzata quella che fino a quel momento era solo una voce di corridoio: dal giorno dopo e per dieci giorni (fino al 15 marzo) scuole e atenei italiani sarebbero rimasti chiusi. Nel giro di poche ore la presa di coscienza e l’ufficializzazione delle nuove misure con il “primo” DPCM sul Coronavirus, che raccoglieva tutte le regole e i divieti che sarebbero entrati in vigore dal 5 marzo. I primi a sopperire sotto i colpi delle restrizioni? Scuole, sport, manifestazioni pubbliche ed eventi.

È ancora solo il 5 marzo e mentre la popolazione si divide tra apocalittici e scettici c’è chi prende la situazione con filosofia, come il messinese Vincenzo Citto, alias Vinayaka, autore del brano “Minchia il Coronavirus”, che nel giro di appena 5 giorni ottiene più di 4mila visualizzazioni su YouTube. Intanto, anche se in città non ci sono casi, le istituzioni di adeguano come possono e l’Università di Messina a poche ore dalla chiusura decisa dal Governo comunica che verranno garantiti gli esami online. La città inizia lentamente a fermarsi: alla lista si uniscono tutte le attività giudiziarie, sospese per 15 giorni, la stracittadinia tra Acr ed Fc Messina viene cancellata. Arrivano nuove disposizioni anche da parte dell’arcivescovo che blocca tutte le attività, le manifestazioni e le iniziative locali e diocesane con concorso di popolo; le visite agli ammalati invece vengono ridotte ai soli casi dell’Unzione degli infermi e del Viatico.

Le mascherine si devono indossare?” “I disinfettanti per le mani funzionano?” “Forse è meglio se rinuncio al parrucchiere questa settimana, facciamo calmare le acque“: mentre il 60% della popolazione si faceva solo domande del genere, la città continua a svuotarsi e i primi a subirne le ripercussioni sono gli esercenti dell’hotellerie, che già da giorni ricevono piogge di disdette e senza neanche un contagio in città, si trovavano con camere vuote e telefoni fin troppo silenziosi. Il paradiso dura poco però e tra falsi positivi e fake news il 6 marzo viene registrato il primo caso di contagio. Si tratta di un cinquantenne di Sant’Agata di Militello, vigile del fuoco, tornato da qualche giorno da Roma e risultato positivo a entrambi i tamponi di rito. Il giorno dopo la stessa sorte tocca alla moglie ed entrambi vengono spostati dal Cutroni Zodda di Barcellona al Papardo. Il coronavirus è arrivato a Messina. Ormai quasi tutti si rendono conto della situazione e iniziano a fare scorta di tutto, dalla carta igienica alla farina, passando per disinfettanti, mascherine, pane. Le realtà cittadine iniziano a mobilitarsi in direzioni diverse e mentre l’Università si offre di produrre e distribuire gel igienizzante le sedute in consiglio comunale vengono sospese le emergenze “extra” pandemia restano e l’Avis invita la popolazione a continuare a donare perché a Messina c’è ancora bisogno di sangue. La regione intanto si muove in una direzione diversa e fa partire una campagna di informazione per combattere l’emergenza, ma soprattutto per arginare notizie false, disinformazione, ignoranza sull’argomento e paura. Previste comunicazioni regolari, numeri verdi, un centralino potenziato e un sito ad hoc (ancora attivo) da qui (più o meno) avranno inizio i primi bollettini sull’andamento regionale, unica fonte di notizie (più o meno) certa sui casi cittadini.

Bollettino regionale, 7 marzo 2020

Ma si sa, quando si ha davanti qualcosa di sconosciuto le reazioni possono essere le più disparate. Così mentre da un lato le associazioni di categoria si fanno avanti chiedendo aiuto, alcune realtà non sentono ancora il peso di ciò che sta per accadere. Nel mezzo c’è Cateno De Luca, allora sindaco (e forse protagonista più del Covid stesso della pandemia messinese), che rassicura: «La rete di monitoraggio e di pronto intervento che è stata messa in campo con Asp e Prefettura funziona ed è efficiente. È tutto sotto controllo!» e mentre in Sicilia i casi continuano ad aumentare letteralmente minuto dopo minuto (con un totale di 24 persone positive nel giro di poco più di dieci giorni dal caso dei turisti) una nave da crociera attracca al porto di Messina e qui tra scuole, palestre e musei chiusi, ai croceristi viene permesso di scendere.

I croceristi in giro per la città che “sta chiudendo”, 7 marzo 2020

È ancora solo il 7 marzo quando si ufficializzano i primi casi in città, si tratta per lo più di anziani ma la procedura è lenta, i tamponi effettuati infatti devono essere trasferiti prima a Catania e poi allo Spallanzani di Roma e intanto i contagiati restano in isolamento tra l’ospedale e casa. Lì lo smarrimento dell’intera nazione si percepisce, la sentono tutta sulle spalle, rinchiusi nelle loro stanze senza sapere bene se trattare il virus come una malattia letale o una semplice influenza. Tra i pazienti siciliani in isolamento intanto anche il presidente della regione Nello Musumeci dopo essere stato a contatto, durante il vertice sul Coronavirus tenutosi a Palazzo Chigi, con Nicola Zingaretti, risultato positivo. Mentre tutti cominciano a fare i conti con quello che sta accadendo, senza aver chiaro se si tratta di un’allucinazione o della realtà, buona parte del nord Italia viene “chiuso” al mondo, si potrà entrare o uscire solo in casi di emergenza. Con il nuovo DPCM vengono sospesi in tutta Italia gli incontri e gli spettacoli di qualsiasi tipo, dai cinema ai musei alle attività sportive (tranne quelle degli atleti professionisti, che si svolgeranno solo a porte chiuse o all’aperto senza pubblico). I negozi saranno aperti nei giorni feriali, mentre i bar e i ristoranti potranno restare aperti se prevedono il servizio al tavolo e garantiscono la distanza di un metro tra le persone. Nei territori oggetto delle maggiori restrizioni invece potranno restare aperti solo dalle 6 alle 18. Intanto scatta il grande esodo verso sud e per chi arriva dalle zone “rosse” l’obbligo di quarantena.

Sono passati due giorni dal primo caso in città e Messina si sta ancora attrezzando, tra tende agli imbarcaderi per i fabbisogni sanitari, la sospensione dei servizi di ricevimento da parte del comune, mille voci di corridoio diverse che circolano e nuove misure anche per i mezzi pubblici. Sono le 21:45 circa del 9 marzo 2020 quando a reti unificate il presidente del consiglio Giuseppe Conte fa l’annuncio che salva e condanna tutti: l’Italia è ufficialmente zona rossa. E insieme a una serie di nuove regole e parole spunta un altro protagonista della pandemia messinese e italiana, il primo (di una lunga serie) modulo di autocertificazione. «Ma posso andare a fare la spesa?» «A fare visita a mia mamma?» «E lo zito?» ci vogliono un paio di giorni per capire che si, si può andare a fare la spesa, ma solo un componente per nucleo familiare; si, puoi andare a fare visita a tua madre, ma solo se necessario; no, non puoi vedere “lo zito”. Anche la Città dello Stretto si adegua alle leggi nazionali diventando sempre più deserta e silenziosa, come dopo un’apocalisse zombie. 

Strade deserte, 10 marzo 2020

Nei giorni a seguire, mentre la città si svuota dai clacson e dalle macchine in seconda fila e i negozi abbassano le saracinesche continuano le sospensioni e le riduzioni dei servizi pubblici: sospesi trasporto portatori di handicap, e servizio di assistenza domiciliare sociale. E se da un lato la solidarietà fa la sua parte con due raccolte fondi online a sostegno della sanità pubblica e l’Università che dà il via alla distribuzione di gel igienizzante, dall’altra lo sciacallaggio è in agguato e nel giro di una sola notte al Piemonte vengono rubate 350 mascherine. Nel frattempo, dopo neanche due giorni, viene pubblicato un nuovo modello di autocertificazione ed esce il vadecum su cosa si può fare e cosa no a Messina secondo il sindaco Cateno De Luca: «Attenzione a quel che fate. Statevene a casa perché in giro ci siamo noi a vigilare!»

Cateno De Luca in diretta, 11 marzo 2020

Sono state rinviate le elezioni comunali in Sicilia, con il passare delle ore il mondo si ferma sempre più e tra il panico e la confusione totali (anche solo nel capire chi deve andare a lavorare, quando e come) vengono lanciate iniziative che danno ancora un po’ di speranza, da Fontalba, che dona bottiglie d’acqua ai più bisognosi a “Dalla finestra di casa”, l’iniziativa che incoraggia la gente a non uscire, passando per l’attivazione delle consulenze psicologiche online da parte di Unime e chiudendo con il deputato regionale Tommaso Calderone, che dona il suo stipendio all’Asp di Barcellona Pozzo di Gotto. Intanto però i contagi non si fermano, anzi, impennano a causa del rientro massivo di siciliani che dal nord si sono spostati verso casa. È l’11 marzo, gli italiani sono “chiusi” in casa da un giorno e mezzo (più o meno) quando Organizzazione Mondiale della Sanità fa salire di grado il Coronavirus: adesso è ufficialmente una pandemia. 

La distribuzione del virus durante l’annuncio dell’OMS, 11 marzo 2020

L’11 marzo è anche il giorno in cui esce l’ennesimo Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, quello che chiude tutti i negozi in Italia, fatta eccezione per quelli di beni di prima necessità. A distanza di poche ore Cateno De Luca lancia la sua ordinanza coprifuoco. Reazioni? Sconcerto, confusione e meme sul sindaco. Non si fanno attendere neanche i primi scontri tra cittadini e forze dell’ordine. Il susseguirsi di DPCM e ordinanze, modelli da compilare, regole e supponenza, a turno hanno la meglio e mentre le vite e i sogni di tutti entrano in stand by e si cercano medici e infermieri per fronteggiare l’emergenza, scattano le prime denunce per violazione delle disposizioni anti contagio. L’Italia non era pronta ad affrontare una pandemia mondiale e ogni realtà, dalla più grande alla più piccola ha a che fare con un problema, probabilmente troppo grande: la mancanza di posti letto in terapia intensiva. Questo si capisce quando ci si rende conto che il virus può peggiorare e da “semplice influenza” può portare alla necessità di bombole d’ossigeno o peggio ancora, alla morte. In Sicilia si registrano i primi due decessi da coronavirus. 

Bollettino regionale, 13 marzo 2020

Non è passata neanche una settimana dalla chiusura generale e tra chi ha ripreso ad allenarsi nel salotto di casa, chi passa le mattinate in fila fuori dal supermercato e chi ha panificato per la settimana e i mesi a seguire continuano le iniziative per sentirsi “tutti più vicini”. Il 13 marzo, alle 18:00, tutta Messina si riunisce sui balconi per cantare l’inno nazionale, previsti per i giorni a seguire altri due flashmob con “Azzurro” e “Il cielo è sempre più blu”. È una scusa. Non ci si vuole sentire soli e dispersi nel mare di dati, morti e dirette continue, di affetti visti in videochiamata e  voci spezzate dalla linea telefonica che fa cilecca. È una scusa per ricordarci che siamo umani e non solo volti su uno schermo.

La locandina del flashmob, 13 marzo 2020

Le istituzioni iniziano ad attrezzarsi e il 13 marzo il Policlinico viene accreditato per l’analisi dei tamponi, il giorno dopo insieme al Cutroni Zodda diventa Covid Hospital. Nel frattempo però si crea un altro problema: Messina, come “porta dello Stretto”, è la città di passaggio. Come funzionerà il traghettamento? Le tre compagnie che operano dalla Sicilia alla Calabria (Caronte & Tourist, Blueferries e Meridiano) stipulano un protocollo sottoposto alla regione Siciliana (e inserito come allegato nell’ordinanza del presidente Nello Musumeci) per la messa in sicurezza della continuità del traghettamento dello stretto di Messina, “Al fine da poter garantire il regolare svolgimento dell’essenziale collegamento marittimo, anche in ipotesi di peggioramento del quadro infettivo“. Chi traghetta con un mezzo non potrà lasciarlo durante la navigazione, si utilizzeranno navi più piccole ma aperte, diminuirà l’equipaggio e all’arrivo verranno effettuati controlli sui passeggeri da parte del comune. Anche il traghettamento, come negozi, attività sociali e pubblica amministrazione fa un passo indietro e rallenta davanti a qualcosa di fin troppo grande per chiunque. E mentre l’esodo dalle regioni settentrionali continua, la Sicilia resta sempre più isolata. Vengono cancellati tutti i treni a lunga percorrenza da e verso la penisola e aumentano i controlli nei confronti di chi arriva a Messina. A Villa San Giovanni i passeggeri devono fornire autocertificazione agli agenti della Polfer e poi sono sottoposti a termoscanner una volta arrivati a Messina. L’ultimo treno dalla penisola arriva a Messina alle 15:35 e proviene da Roma. Tutto si è ufficialmente fermato.

Controlli alla stazione, 14 marzo 2020

Nei giorni a seguire ancora l’assestamento dopo il caos. Musumeci richiede l’intervento dell’esercito, la popolazione sperimenta le consegne a domicilio, ci sono i primi guariti, vengono fermati prima gli aerei verso la Sicilia e poi tutti i collegamenti ordinari e i traghetti diventano gratis per medici e infermieri. La città inveisce contro il caso “Madonna di Campiglio”, contro la Renault 4 e contro la banca dati. Messina cambia faccia, la mobilità si evolve, le linee telefoniche sono intasate e i social pieni di dirette. La vita continua in un modo diverso, nuovo e anche se le persone restano le stesse tutto il resto cambia, anche solo fare la spesa.

Da quella che doveva essere “solo un’influenza” all’immobilità di un’intera nazione. Mascherine, video lezioni, lauree online e parenti mai salutati in quelle che sono state le settimane che hanno definitivamente segnato una parte di storia. Immobile.

 

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