MESSINA. Quanto è grave la crisi idrica che già inizia a mostrare i suoi effetti in città, e che già attanaglia Messina da qualche mese? E a cosa è dovuta? E’ contingente o è strutturale? E che estate attende i messinesi, considerando che già da gennaio c’è una diminuzione dell’acqua al rubinetto del 30%?
Il rapporto della città dello Stretto con l’acqua non è mai stato dei più semplici, soprattutto negli ultimi anni. L’acquedotto principale che serve la città è quello del Fiumefreddo, che dalle pendici dell’Etna arriva in città tramite un percorso interrato da 70 km: circostanza che, nell’ultimo decennio, ha comportato spesso interruzioni dell’erogazione dovute a smottamenti in provincia (Il più famoso quello di Calatabiano che ha lasciato la città senz’acqua per oltre due settimane nel 2015) che lo hanno danneggiato. Quello secondario, la Santissima, invece prende l’acqua a monte di Fiumedinisi, e serve essenzialmente la zona sud. ce ne sarebbe un terzo, quello dell’Alcantara, ma è gestito da SiciliAcque, e Messina non ne usufruisce.
Il problema delle rete idrica messinese è che l’acqua, tra la sorgente e il rubinetto, subisce una percentuale di perdite totali pari al 53%, di cui il 26,7% si disperde, e altrettanta viene sfruttata da allacci abusivi e “volumi non conturati”. Per ovviare, l’Amam, partecipata che per conto del comune di Messina si occupa di acquedotto, sta utilizzando fondi Pnrr per risistemarne le parti più ammalorate in provincia, e per razionalizzare la rete di distribuzione che dai serbatoi cittadini arriva ai rubinetti. Ma, contrariamente a quanto annunciava nel 2018 da sindaco Cateno De Luca, e cioè “l’eliminazione dell’acquedotto di Fiumefreddo”, e “fonti di approvvigionamento nel territorio urbano”, Messina continuerà a dipendere dalla condotta etnea: nel progetto da 21 milioni di euro finanziati col Pnrr per la razionalizzazione dell’acquedotto messinese, non c’è traccia dell’abbandono del Fiumefreddo, che resterà, insieme alla Santissima, la fonte primaria (e molto problematica) di approvvigionamento idrico cittadina.
Anche perchè, sulla base delle convenzioni in atto stipulate, il Comune di Messina, e quindi l’ente gestore, l’Amam deve garantire, anche in presenza di un notevole calo della portata, una portata complessiva di 720 litri al secondo dalle due gallerie di presa (Bufardo e Torrerossa) alla “Società acque Bufardo”, che si occupa di acque irrigue, e ai comuni di Fiumefreddo, Mascali e Calatabiano. Poi c’è il nodo Taormina, a cui Amam forniva sei litri d’acqua al secondo. Fornitura che, assicura l’azienda che si occupa di acquedotto, non viene più fornita, ma la condotta di Fiumefreddo, gestita dalla stess aAmam, metterà a disposizione soltanto il servizio di “vettoriamento” della risorsa idrica che Siciliacque fornirà a Taormina.
Alle carenze strutturali dell’acquedotto messinese, si aggiunge la grave crisi idrica che sta colpendo la Sicilia, i cui devastanti effetti si vedranno soprattutto in estate, col rischio concreto di avere acqua, nella migliore delle ipotesi, pochissime ore al giorno. Il maggio appena trascorso ha interrotto, in Sicilia, la serie di mesi, iniziata a settembre, con precipitazioni significativamente più scarse rispetto alla media storica regionale, ma non è basta per ribaltare la condizione di “siccità severa” alla quale sta andando incontro l’isola: e infatti i bacini idrografici siciliani sono vuoti per il 70% della capacità, presentando solo il 30% della capienza disponibile (312,34 milioni di metri cubi su 1.010,70).
In un quadro regionale allarmante, con valori di precipitazioni cumulate paragonabili con quelli della catastrofica siccità del 2002, per Messina la situazione è ancora peggiore: una delle aree dell’isola in cui ha piovuto di meno, è esattamente quella da cui la città attinge le sue riserve idriche. In provincia di Catania si registrano soli 240 mm di pioggia caduti in un anno, e mancano all’appello oltre 400 mm. Impressionante il valore di Linguaglossa, dove si registra una carenza di ben 1145 mm di pioggia rispetto alla media: ed è esattamente la zona in cui Messina prende l’acqua che serve per alimentare l’acquedotto Fiumefreddo, il principale fornitore idrico della città, in cui già è stata razionata l’acqua.
Per capire la gravità della situazione basta spostare le lancette indietro di un anno appena. Nel 2023, con un maggio spaventosamente piovoso e un agosto tutto sommato “mite” (ma un luglio devastante dal punto di vista di temperature e incendi), quindi con una situazione di netto surplus pluviometrico (ovvero molte più precipitazioni di quanto atteso rispetto alle medie mensili consolidate negli ultimi vent’anni) e un indice di siccità tendente al “verde” (quindi terreni umidi e acqua in abbondanza nei bacini), la seconda parte dei mesi estivi in città è stata un vero e proprio incubo, con continue e inspiegabili interruzioni nell’erogazione, intere zone a secco dopo pochissime ore di erogazione a pressioni peraltro insufficienti per garantire il riempimento dei serbatoi, e Amam che non forniva alcuna spiegazione plausibile. Quest’anno il quadro delle precipitazioni registra un impressionante deficit pluviometrico, e i terreni sono contrassegnati dagli indici che dicono siccità da “severa” a “estrema”: per cui l’estate che sta arrivando potrebbe essere veramente catastrofica.
Come si ovvia? In città è già è stata razionata l’acqua, con un’ordinanza emanata dal sindaco Federico Basile, che vieta ogni utilizzo dell’acqua che non sia potabile, alimentare o domestico: il prossimo passo, già in atto, è la riduzione dell’erogazione di almeno un’ora, con la certezza che andando avanti verso i mesi più caldi sarà ulteriormente ridotta. Il problema, quindi, è “spalmato”, ma lungi dall’essere risolto. E non lo sarà in tempi brevi, perchè, per esempio, l’Amam ha appena emanato un avviso pubblico con cui cerca chi possa progettare, costruire e gestire due impianti di dissalazione di acque marine per uso potabile. Non se ne parlerà quindi che tra un po’ di anni. Nel frattempo, danza della pioggia, bidoni da riempire e rubinetti tristemente a secco.
Ormai il problema è tutto tranne che contingente,mettiamocelo in testa
Messina è una città che è attraversata da tanti torrenti nei quali durante l’inverno scorrono milioni di litri di acqua che finiscono a mare. Come mai nessuno a pensato di creare degli invasi a monte di questi torrenti, per utilizzare l’acqua durante l’estate?