MESSINA. Con il via libera da parte del Cipess, il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina (già aggiornato un anno e mezzo fa) è stato approvato dall’ultimo organismo governativo, prima del responso della magistratura contabile (Ragioneria di stato e Corte dei conti). Sull’avvio dei cantieri, però, paradossalmente c’è più prudenza oggi, a cose (quasi) fatte, di quanta sicurezza non si ostentasse fino a un mese e mezzo fa, quando Matteo Salvini annunciava, per la terza volta in tre anni, che i cantieri sarebbero iniziati entro l’estate: lo stesso ministro delle Infrastrutture, due giorni fa a Messina per celebrare l’approvazione, frenava gli entusiasmi: “Con oggi, la politica e il ministro hanno fatto normativamente ed economicamente tutto quello che poteva e doveva – dichiarava Salvini – Da oggi, è operativo il contratto tra Stretto di Messina ed Eurolink. A questo punto la palla passa in mano ai tecnici e immagino che partiranno dalle opere accessorie perché ci sono dieci chilometri di strade su entrambe le sponde. Se la domanda è quando costruiranno i pilastri questo arriverà dopo. Ma questa domanda dovete farla agli ingegneri”.
Cosa potrebbero dire, quindi, gli ingegneri? Che prima di vedere le prime gettate di cemento, i primi trafori e le prime ruspe, passerà ancora un bel po’ di tempo. Intanto ci sono più di dieci mesi di ritardo rispetto alla scadenza indicata nel progetto definitivo “rivisto”, e i primi lavori sarebbero opere propedeutiche, che dureranno 575 giorni (quindi le lavorazioni vere e proprie dell’opera non inizieranno che tra due anni). Tutte opere che, nella prima versione del progetto definitivo, sarebbero dovute iniziare più di un anno fa.
Di che opere si tratterebbe? Secondo la Stretto di Messina Spa, “i primi lavori riguarderanno la viabilità e le opere che permetteranno di minimizzare, fin dall’inizio delle attività, ogni impatto dei cantieri sul territorio che sarà preparato ad ospitare i cantieri del ponte grazie all’esecuzione delle prestazioni anticipate che comprendono: costruzione delle piste di cantiere, evitando l’interferenza del traffico dei mezzi di cantiere con il traffico ordinario (qui per conoscere quanti camion passeranno ogni ora, e dove), predisposizione dei campi base (con gli alloggi per gli oltre mille operai che arriveranno da fuori Messina), realizzazione dei sistemi dell’approvvigionamento idrico per soddisfare i fabbisogni di cantiere, potenziamento del sistema fognario, bonifica ordigni bellici, risoluzione delle interferenze con i sottoservizi (acqua, gas, elettricità, telecomunicazioni, ecc.) per garantire il loro funzionamento durante la realizzazione dell’opera, monitoraggio ambientale ante operam, indagini archeologiche e geognostiche, opere compensative dell’impatto territoriale e sociale, opere compensative ambientali.
Secondo il cronoprogramma della Stretto di Messina, in questa fase propedeutica si risolveranno le questioni che riguardano gli espropri: “I soggetti coinvolti dalle attività di esproprio riceveranno comunicazione diretta digitale (Cassetto virtuale/PEC) o mediante raccomandata con avviso di ricevimento, che consentirà loro di presentare elementi utili per la determinazione dell’indennità. Sarà privilegiata la procedura bonaria in conformità alla vigente legislazione, con l’obiettivo di salvaguardare l’interesse delle parti. A tal fine la Società Stretto di Messina si impegna a promuovere un proficuo rapporto di collaborazione tra i soggetti coinvolti, spiega la società – Fermo restando che la Stretto di Messina ha l’obiettivo di salvaguardare l’interesse delle parti, promuovendo la procedura bonaria come soluzione primaria, resta ovviamente impregiudicato il diritto dell’espropriando di richiedere la determinazione dell’indennità, in via amministrativa, tramite una terna di tecnici (di cui uno nominato dallo stesso espropriando, uno dall’espropriante e uno dal Presidente del Tribunale Civile nel cui territorio è censito il bene da espropriare) ovvero in via giudiziale, tramite la Corte di appello competente per il Territorio”.