MESSINA. Qual è la posizione politica dell’attuale amministrazione di Messina nei confronti del ponte sullo Stretto di Messina (quella sotto la quale dovrebbero iniziare i lavori)? Favorevole, in linea di massima. Ma con molte, molte perplessità: delle quali si è fatto interprete il sindaco Federico Basile nel capitolo dedicato al ponte della sua relazione del primo anno di attività a palazzo Zanca. Perplessità sollevate già ad aprile in audizione in commissione alla Camera, ma alle quali non ha avuto risposta.

Quali sono i punti che Basile, che “personalmente si è sempre manifestato favorevole ad un collegamento stabile sullo stretto di Messina”, ha sentito il dovere istituzionale di sottolineare? Parecchi. “Al netto delle polemiche sulle coperture finanziarie ancora da reperire e il diffuso scetticismo che avvolge il ponte per i decenni sui quali si sono spesi fiumi di atti documentali e diversi milioni in progettazioni, consulenze e gestioni propedeutiche alla (mancata) realizzazione del ponte – scrive Basile nella relazione – si vuole porre l’attenzione su Messina, sulla propria comunità e sul suo territorio per essere con il ponte ed oltre il ponte, padroni del proprio destino. Infatti, nonostante dopo l’approvazione della legge di bilancio statale, il Ministero abbia chiesto l’indicazione di un tecnico per la costituzione di un tavolo permanente con le regioni ed il ministero, nulla più ci è dato sapere su scelte strategiche importantissime per il Comune di Messina; questo non può essere accettato”.

Qualche perplessità “moderata” Basile la riserva anche agli aspetti tecnici, pur sottolineando correttamente come siano i tecnici e non i politici a doversene occupare: “Sulla realizzabilità del ponte si deve eseguire un esercizio di razionale analisi sulle competenze di chi lo progetterà; se il ponte sia fattibile o meno lo decideranno i tecnici che lo progetteranno e che esamineranno gli aspetti sismici e tecnici. Per quanto sopra – avverte Basile – i temi sui quali è necessario coinvolgere il Comune di Messina, e la sua comunità, sono: I tempi di progettazione e realizzazione: ancorché ci si fidi dai tempi dettati dal Ministro dei trasporti Matteo Salvini, Messina è a dir poco scottata dal passato recente, e poco recente, della storia del Ponte. Attendere che il ponte si realizzi nella indeterminatezza della reale pianificazione di contorno non può bloccare Messina per altri 20 anni; questo non accadrà perché Messina si farà sentire. Gli espropri: Già con la legge di bilancio si sono riapposti i vincoli preordinati agli espropri, ma senza specificare su quale progetto e su quali aree. Quindi il Comune di Messina ha dovuto da una parte riapporre dei vincoli sulle vecchie aree di progetto e dall’altra non poteva non autorizzare opere su aree che, alla data odierna e senza un nuovo progetto, non possono essere vincolate. Non è da escludere che si siano, nel frattempo, autorizzate opere e manufatti su aree che, tra qualche anno saranno espropriate dal nuovo progetto del ponte. Il Comune di Messina ha chiesto ufficialmente se le aree sulle quali riapporre i vincoli siano quelle del vecchio progetto ma non ha avuto risposta dal ministero“, sottolinea il sindaco.

Quindi le opere a terra: “Messina deve necessariamente essere coinvolta nella scelta delle opere a terra perché la nostra pianificazione non può attendere che quella del ponte si rediga e si attui mentre Messina deve bloccare la propria scelta di futuro sulla quale sta scommettendo in tema di turismo, ambiente, sviluppo commerciale e viario. La propria scelta sulla mobilità, anche sostenibile e dolce, deve poter essere perfettamente compatibile con le scelte che il ponte farà per le proprie opere di raccordo con autostrade e ferrovie”, sostiene il primo cittadino messinese.

Poi ci sono le opere compensative, e qui Basile mostra i muscoli: “Messina deve decidere quali opere compensative il ponte prevedrà con le relative risorse; nessuno oltre Messina può decidere per Messina – scrive, deciso e perentorio – Un territorio depredato da decenni che oggi vede ettari ed ettari da bonificare dopo che chiunque vi abbia installato reti ed impianti, ha poi lasciato li il rifiuto produttivo. Messina oggi deve poter decidere come rivitalizzare il proprio territorio in relazione alle aree naturali protette, quelle commercialmente produttive, quelle turistiche e quelle residenziali. Messina deve decidere per Messina. Messina non può più attendere il ponte per pianificare e realizzare il proprio futuro, non può sospendere il progetto Messina che certamente si realizzerà per il progetto del ponte per il quale si prospettano tempi non coerenti con quanto Messina ha pianificato, e sta realizzando, con la moltitudine di fondi extrabilancio che è riuscita ad ottenere”.

Anche sull’impatto ambientale Basile ha qualche sassolino da togliersi dalla scarpa: “Il progetto dovrà essere sottoposto da una nuova procedura di verifica sugli impatti. Su questo il Sindaco di Messina non può avere alcun preconcetto ma vuole, e dovrà, essere attore principe nella scelta delle opere mitigatrici e di quelle compensatrici, delle fasi di cantieristica e di tutti quegli aspetti che riguardano il proprio territorio. Le opere più importanti sul lato siciliano del ponte riguardano un territorio troppo importante da un punto di vista ambientale per non avere preoccupazioni sugli impatti e sulle incidenze che, comunque, si avranno dalla realizzazione e dalla gestione del ponte sullo stretto. Messina chiede una cabina di regia per il monitoraggio costante, già da oggi, che possa registrare le esigenze sociali ed ambientali del territorio in relazione alla realizzazione del ponte. Certi che tutti gli aspetti verranno affrontati per avere impatti, comunque significativi, ma certamente compatibili con i territori, si chiede che Messina possa dire la sua e possa comunicare con i messinesi su quanto accada nel proprio territorio. La riserva di Capo Peloro, le aree ZPS con tutto quello che comprendono dovranno convivere con impatti certamente rilevanti; si faccia in modo che il prezzo da pagare abbia ricadute ambientali ben pianificate e compatibili con lo sviluppo delle aree e questo può accadere solo se Messina può avere la possibilità di far sentire la propria voce”.

Infine il lavoro e la ricaduta occupazionale: “Messina pagherà un prezzo per la realizzazione del ponte che deve essere compensato dalle certe ricadute occupazionali e per tali motivazioni deve essere attrice nella fase decisiva delle politiche occupazionali che deriveranno dalla realizzazione, e gestione, del ponte. Lo sviluppo diretto ed indiretto: Il ponte muterà il concetto di trasporto marittimo, gommato e ferroviario del territorio messinese e per tale motivazione Messina non può non proporre le proprie necessità per compensare gli squilibri che il ponte genererà, sia in fase realizzativa che in fase gestionale”, si legge nella relazione.

Alla fine, un attacco per quanto riguarda la governance: “Messina non risulta essere inserita nella governance della società che gestirà la progettazione e la realizzazione del ponte e questo, per monitorare i primi quattro punti di questo elenco, non può non accadere, anche come socio di minoranza, come uditore dei CDA, o con qualsiasi forma di rappresentanza politica e tecnica nei vari comitati tecnico-scientifici che si stanno predisponendo. Per quanto sopra premesso Messina non può, e non deve, essere esclusa dalla governance del Ponte per ogni fase, già da adesso, e sino alle fasi gestionali”.

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