MESSINA. L’acqua che servirà per i cantieri di costruzione del ponte sullo Stretto arriverà da Messina e dalla sua provincia ionica. E non ci saranno i dissalatori di cui si era ventilata la costruzione (e che sarebbero dovuti rimanere a disposizione della città dopo la realizzazione del ponte). Sessanta litri al secondo per gli utilizzi di cantiere, e 7 per uso potabile, ogni giorno per i sette anni in cui la Stretto di Messina Spa ipotizza di poter costruire l’opera.
Spiega questo la relazione che la Stretto Spa ha inviato al ministero dell’Ambiente per rispondere ai 239 quesiti sollevati in sede di valutazione d’incidenza: nello specifico al cinquantesimo, in cui si chiedeva di chiarire come sarebbero stati alimentati i cantieri. Perplessità sollevata ad aprile scorso e che si è rivelata profetica, data la crisi idrica che sta attanagliando Messina e la Sicilia.
E sarà proprio Messina a “dissetare” i cantieri del ponte: la Stretto Spa ha infatti deciso per due soluzioni, sulle quattro prese in considerazione, per l’approvvigionamento idrico: “L’analisi delle diverse ipotesi di intervento, alla luce dei tempi per autorizzarle e realizzarle, in un’ottica di ridondanza e anche al fine di seguire l’evoluzione temporale del cantiere, ha portato a individuare, tra le alternative in precedenza esposte, le seguenti soluzioni ottimali”, recita la relazione. Quali sono queste soluzioni?
La prima è la realizzazione di pozzi da rintracciare nella fascia Ionica da cui trarre, immagina la Stretto Spa, 100 litri al secondo, nonostante la potenziale capacità dei tre pozzi sia di 160 litri al secondo. “In relazione alla potenzialità degli acquiferi, a valle della ricerca idrica, si potrà eventualmente limitare l’intervento a due (Fiumara d’Agrò, Pagliara) o tre campi pozzi (Fiumara d’Agrò, Savoca, Pagliara)”, spiega la relazione. Attualmente la città di Messina usufruisce di una portata di circa mille litri al secondo (la rete ha una capacità potenziale di 1600, ma non si raggiunge praticamente mai): la realizzazione dei tre pozzi non è una “trovata” della Stretto di Messina, ma un’opera già prevista nel piano d’ambito del servizio idrico integrato dell’Ati (ambito territoriale idrico) della provincia di Messina. I tre pozzi sarebbero direttamente collegati all’acquedotto Fiumefreddo, e questo consentirebbe, secondo la Stretto di Messina, di mettere “a disposizione della città di un surplus di circa 150 litri al secondo” una volta terminati i lavori, tra almeno otto anni.
La seconda ipotesi impatta direttamente sulle reti idriche messinesi, nello specifico sulla già molto problematica zona nord e centro-nord. “Realizzazione dorsale di collegamento DN 500 tra i serbatoi Tremonti e Torre Faro, con relative bretelle di alimentazione DN 200″: in pratica una condotta principale da mezzo metro di diametro e bretelle secondarie da 20 cm di diametro per alimentare i cantieri di Annunziata, Pace, Papardo, Curcuraci, Ganzirri e Faro, ma anche quello di viale Europa. Per comparazione, la condotta dell’acquedotto Fiumefreddo che dalle pendici dell’Etna porta l’acqua ai serbatoi cittadini ha un diametro di un metro (DN 1000). La condotta Tremonti-Faro, spiega la relazione, avrà uno sviluppo complessivo di circa 11 Km da posare interamente sotto la sede stradale della SP43bis: secondo la Stretto Spa, “potrà facilmente essere realizzata essendo la viabilità a doppia corsia e, soprattutto nei mesi invernali, a bassa intensità di traffico”. La SP43 bis è la Panoramica dello Stretto.
Nella fase di studio preliminare erano prevista altre due ipotesi, e cioè “Realizzazione degli impianti di dissalazione, ubicati nelle zone di “Falcata” e “Due Torri”, per l’alimentazione idrica dei cantieri siti rispettivamente nella zona Sud e nella zona Nord della città di Messina”, oppure “un sistema di trattamento e affinamento delle acque trattate dal depuratore “Mili”, ubicato del perimetro sud della città di Messina, tale da produrre fino a 30 l/s, per il soddisfacimento dei cantieri di Messina sud, mantenendo la realizzazione del solo impianto di dissalazione “Due Torri” per l’alimentazione dei cantieri di Messina Nord”. Nessuna delle due soluzioni la Stretto Spa ha ritenuto essere idonea.
è la solita storia dell’ortolano………. questi sono convinti di essere i padroni di Messina. Adesso oltre a sconvolgere da nord a sud la città. Penalizziamo ulteriormente il traffico: la panoramica è già strada di cantiere poi facciamo anche uno scavo per tutta la sua lunghezza (tanto è a doppia corsia) ma no scordiamo ci che Tremonti non è all’inizio della panoramica come pensano di arriva
Ma se il progetto di sostituire la condotta già esistente nella Panoramica ( condota colabrodo che ogni anno necessita interventi tappabuchi) è nei piani dell’Amam da anni e non è stata mai realizzata , adesso che viene fatta vi lamentate?Ma ci vuole coraggio
Speriamo che non lo facciano mai, sono capaci di costruire i piloni e lasciarli per sempre nello stato lì allo stato iniziale.
arrivare da Tremonti al famigerato inizio della Sp43 .. Forse pensano di essere nel deserto del Sahara. Questi (io credo siano malati di …… ) con i favorevoli complici, se mai sarà così, faranno più danno del terremoto.