MESSINA. “Con la presente si comunica la momentanea riduzione della sua consueta attività lavorativa in qualità di dipendente della MessinaServizi Bene Comune spa”. E’ una della quarantina di lettere che i dipendenti della partecipata che si occupa di igiene ambientale cittadina (e non solo, da qualche settimana) hanno ricevuto il 10 agosto, e che comunicano l’inizio del fis, il fondo d’integrazione salariale che i vertici di MessinaServizi avevano annunciato meno di un mese fa e che dovrebbe durare 28 settimane.

A riceverlo, in questo momento sono principalmente dipendenti con mansioni amministrative (e qualche operativo), ma secondo quanto ha spiegato il presidente della partecipata Pippo Lombardo nella comunicazione ai sindacati, la misura potrebbe coinvolgere a rotazione tutti i dipendenti, quasi seicento, di MessinaServizi.

La misura è in vigore dal 12 di agosto e terminerà, per i primi quaranta, il 26 agosto. Cosa cambia per i lavoratori sottoposti all’ammortizzatore sociale? Niente, praticamente. “Per i periodi sopra indicati di riduzione lavorativa e attivazione del fis, MessinaServizi Bene Comune spa si impegna ad integrare la restante parte della retribuzione e corrispondere, con anticipo diretto, l somme lei spettanti fino al raggiungimento del 100% della sua normale retribuzione contrattuale. Pertanto, percepirà l’intero stipendio entro i normali periodi di paga e nei termini stabiliti dalla contrattazione collettiva”.

Una situazione, quella di MessinaServizi, molto peculiare. Perchè, nonostante sia attualmente in vigore il piano finanziario da 54 milioni di euro (pur con tutte le perplessità sulla sua efficacia e sempre che l’Arera dia il suo avallo) voluto dall’amministrazione (e bocciato per due volte, più una, dal consiglio comunale), secondo il quale sarebbero stati garantiti ulteriori assunzioni, l’attivazione di nuovi servizi e finalmente uno spazzamento efficiente, nella realtà non solo non ci sono nè assunzioni nè spazzamento, ma addirittura c’è il ricorso alle misure di integrazione salariale, tipiche delle aziende in difficoltà: la copertura degli stipendi dei dipendenti, tra l’altro, sarebbe stata assicurata anche nello scenario peggiore per l’amministrazione, e cioè il mantenimento del piano finanziario in corso, da 48,5 milioni di euro, così come voluto dal consiglio comunale (che ha titolarità sulla questione e ha bocciato per due volte la delibera di giunta dell’amministrazione sulla tariffe tari, ma è stato scavalcato dal sindaco Cateno De Luca con una decisione unilaterale sotto forma di decreto sindacale). MessinaServizi si è avvalsa delle misure di contrasto alla crisi da covid-19 per giustificare la richiesta ed accedere al fondo d’integrazione salariale

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Messinese stanco
Messinese stanco
19 Agosto 2021 10:35

Ennesima presa in giro di un pessimo sindaco. Ora basta!

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[…] non accenna a terminare: la querelle sul piano finanziario di MessinaServizi, e sulle tariffe Tari (qui la storia), tiene ancora banco: ad alimentarla è il laboratorio di partecipazione civica MessinAccomuna, […]