MESSINA. Gruppo misto e Forza Italia hanno votato si. Pd, Cinque Stelle, Libera Me, Sicilia Futura, Lega hanno votato no. Il piano Tari è bocciato per la seconda volta in venti giorni con tredici contrari e undici favorevoli, con l’astensione del presidente vicario Nino Interdonato.

Nel giro di due settimane, l’amministrazione di Cateno De Luca va in minoranza per due volte sulla stessa delibera, che portava la tariffa a copertura dei costi di igiene urbana a 54 milioni e mezzo contro i 48 attuali. Una bocciatura che era nell’aria: i numeri sfavorevoli, infatti, ieri non sono stati sufficienti per la bocciatura a causa della fuoriuscita di un consistente numero di consiglieri di Forza Italia e gruppo misto, che ha fatto cadere il numero legale.

Cosa accadrà adesso? Le tariffe rimarranno quelle dello scorso anno, cioè quasi 48 milioni di euro contro i 54 e mezzo della manovra bocciata oggi in aula. Questo comporterà una serie di contrazioni alla spesa prevista dall’amministrazione: tra le quali, probabilmente, quelli per l’assunzione di 107 unità di personale per il 2021, da finanziare con oltre un milione di euro, che sarebbero diventati addirittura quasi 4 milioni nel 2022 e 2023, e che porteranno la pianta organica di MessinaServizi allo strabiliante numero di 724 unità lavorative.

Messina è una delle città con la tariffa sui rifiuti tra le più salate d’Italia per un servizio, per quanto riguarda lo spazzamento ed i servizi accessori, assolutamente deficitario, mentre la differenziata, in base ai dati forniti da MessinaServizi, si è attestata intorno al 40% (il valore più alto tra le città metropolitane siciliane, ma ancora lontano dal 65% previsto dalla Legge).

Negli ultimi anni la tariffa è passata dai 44 milioni del 2017 ai quasi 48 milioni e mezzo del 2020 (nonostante il sindaco Cateno De Luca, a inizio dicembre 2019, avesse assicurato che nel 2021 il tributo si sarebbe ridotto del 30%).

 

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