MESSINA. La delibera che portava le tariffe per i servizi di igiene urbana svolti da Messinaservizi Bene Comune da 48,4 a 54,4 milioni, bocciata due volte dal consiglio comunale, e che aveva fatto paventare all’Assessorato all’ambiente Dafne Musolino e al presidente della partecipata Pippo Lombardo licenziamenti, cassintegrazione e contrazione dei servizi, uscita dalla porta è rientrata dalla finestra.

Dopo la diretta di sabato sera, in cui ha speso 25 minuti di video mandando letteralmente affanculo consiglieri comunali (nominati uno per uno con l’aggiunta di un sinistro “andateli a cercare” ), politici, e sindacalisti, qualche ora (e ira) dopo, a un pugno di minuti dalla scadenza dei termini del 31 luglio, Cateno De Luca ha emanato una determina sindacale che di fatto esautora il consiglio comunale, lo scavalca, e approva unilateralmente quello che il consesso aveva bocciato: e cioè tariffe e piano finanziario che il consiglio a maggioranza (tredici consiglieri) aveva respinto. Per due volte.

Nella determina, in pratica, il sindaco procede a “prendere atto della validazione del Piano Finanziario TARI 2021 e dei documenti ad esso allegati”, di “approvare le tariffe della Tassa sui Rifiuti (TARI) relative all’anno 2021″, perchè “con le tariffe di cui al punto precedente è assicurata in via previsionale la copertura integrale dei costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani ed assimilati, così come risultante dal Piano Finanziario”. Facendo ciò che il consiglio praticamente aveva bocciato.

Come è possibile? In sostanza De Luca cita giurisprudenza secondo la quale alla determinazione delle tariffe per i servizi ambientali non sarebbe competente il consiglio, basandosi “sull’erroneo presupposto che la variazione delle tariffe (revisione delle aliquote dei tributi locali), rientrasse tra le materie la cui competenza è attribuita al Consiglio comunale” che , “senza indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione, in relazione alle risultanze dell’istruttoria (difetto assoluto di motivazione), ha ritenuto di non approvare la proposta di delibera di che trattasi”. La conclusione? “Tali illegittime, quanto arbitrarie, decisioni del Consiglio Comunale determinano la mancata copertura dei costi di gestione del Servizio, come indicati nel PEF, in violazione delle vigenti disposizioni di legge”.

Per questo, spiega la determina, basterebbe un semplice atto del sindaco. De Luca cita una sentenza del Cga del 2013, secondo la quale “il sindaco compie tutti gli atti di amministrazione che dalla legge o dallo statuto non siano specificamente attribuiti alla competenza di altri organi del comune, degli organi di decentramento, del segretario e dei dirigenti”.

Nonostante questo, De Luca ha chiesto al consiglio una “presa d’atto” della determina, che di fatto porterà in aula un piano finanziario che dalla stessa aula è stato già bocciato due volte, tale e quale. La seduta, però, non è ancora stato convocata.

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