MESSINA. Ma quindi, il tributo sui rifiuti, ormai famigerata Tari, in bolletta il prossimo anno a quanto ammonterà? A 54,5 milioni di euro, come stabilito dall’amministrazione, o a 48,5 milioni, come votato (per tre volte) dal consiglio comunale? Non si sa: ci sono volute tre votazioni, e tre bocciature dei documenti predisposti dall’amministrazione di Cateno De Luca, ma ancora non è chiaro. Perchè?

La storia è complicata, e qui c’è la versione lunga. Quella breve è che dopo due bocciature della delibera che predisponeva piano finanziario per i servizi di igiene cittadina e tariffe per il tributo dei rifiuti per come l’aveva immaginato l’amministrazione (da 54,5 milioni), De Luca ha deciso che poteva fare da solo, citando ampia giurisprudenza, e ha adottato da sè il piano con determina sindacale, nonostante fosse stato bocciato dall’aula (che ne aveva competenza), ma a chiesto ai consiglieri di “prendere atto”. Invece ieri i consiglieri hanno ribadito il “no”, lasciando le tariffe invariate rispetto al 2021 (quindi 48,5 milioni di euro). Semplice, quindi. Ma è Messina, e le cose semplici non ci piacciono, e debbono per forza complicarsi.

Perchè il terzo documento di De Luca non è una delibera, che abbisogna della ratifica del consiglio, bensì una determina, che viceversa non ne ha bisogno. E quindi la bocciatura di ieri riguarderebbe solo la presa d’atto, cosa amministrativamente nulla. Pertanto sarebbe valido il piano da 54,5 milioni dell’amministrazione. Tutto chiaro? No, nemmeno per idea.

Perchè il sindaco Cateno De Luca non può scavalcare il consiglio comunale in materia di tariffe, quindi la sua determina, con cui esautorava il consiglio, in sostanza non vale nulla. Questo, in soldoni, il parere espresso ieri dalla segretaria comunale Rossana Carrubba, che aveva già rilasciato un primo parere due giorni fa, in cui spiegava che la “presa d’atto” da parte del consiglio comunale che De Luca voleva per la sua decisione unilaterale di approvare piano e tariffe con determina sindacale, quindi contro la primigenia volontà del consiglio, non avesse alcuna validità amministrativa.

Ieri, sollecitata dal consigliere del Movimento 5 stelle Pippo Fusco, è scesa più nel dettaglio. “A parere della scrivente, si configura in capo all’organo consiliare una competenza attribuita espressamente dalla legge, in aggiunta alle competenze generali individuate nella norma del testo unico degli enti locali”, e “vi è una espressa riserva di competenza ad approvare le tariffe tari in capo al consiglio comunale”, scrive nero su bianco Rossana Carrubba. Ergo, la determina di De Luca non sarebbe valida. E quindi la tari tornerebbe ad essere (meglio, rimarrebbe) a 48,5 milioni.

Ad avallare questa ipotesi, e a far ipotizzare che persino De Luca non credesse al suo “colpo di mano”, c’è la circostanza, inquietante, che ad inchiostro ancora non asciutto sulla determina bocciata, da parte del presidente di MessinaServizi Pippo Lombardo è partita la comunicazione dell’attivazione degli ammortizzatori sociali: fondo d’integrazione salariale (strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa) a rotazione per 28 settimane per i 594 dipendenti di MessinaServizi. Un’ipotesi che lo stesso Lombardo, con l’assessora all’Ambiente Dafne Musolino (posizione ribadita anche dalla vicesindaca Carlotta Previti) aveva paventato sabato scorso, in seguito alla seconda bocciatura della delibera Tari, e prima che De Luca firmasse la determina con cui approvava d’imperio il piano bocciato dal consiglio. “Potranno essere coinvolti tutti i lavoratori, in organico alla data del 23 marzo 2021 a rotazione ed in relazione all’organizzazione dei servizi e alle esigenze aziendali”, spiega Lombardo nella comunicazione ai sindacati.

Resta la domanda: la determina di De Luca è valida o no? Risposta: come tutti i documenti amministrativi, una determina non decade, nemmeno se erronea, carente, o nulla. E quindi rimane in validità finchè un organo non la invalida (il Tar, per esempio), su richiesta di qualcuno (i consiglieri comunali che l’hanno bocciata, per esempio), o se viene ritirata in autotutela (quindi dallo stesso De Luca).

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