MESSINA. E’ stato in silenzio una settimana, alla fine non ce l’ha fatta più. Antonio Le Donne, segretario generale del comune di Messina, ha preso carta e penna e ha deciso di dire la sua, dopo essere stato messo in croce per giorni, sulla questione degli allegati secretati della delibera sui vincoli di salvaguardia, l’ormai famigerata “Salvacolline”.

Piccato, Le Donne parla di “macroscopiche inesattezze nei commenti e nelle reazioni” intorno alla questione degli allegati alla delibera non visionabili prima dell’approvazione in consiglio della delibera, se non ai consiglieri comunali. “Il dirigente – spiega Le Donne, riferendosi al direttore del dipartimento regionale al Territorio Salvatore Giglione – ha pienamente confermato la riservatezza degli atti nell’attuale fase dei lavori consiliari, cioè nella fase antecedente l’approvazione della deliberazione in consiglio comunale. Il dirigente generale, infatti – continua la nota del segretario generale – ha ribadito più volte che la pubblicità della documentazione connessa al procedimento è successiva” all’approvazione in aula.

Le Donne difende così la sua scelta, motivata dal fatto che le “mappe” non visionabili dovrebbero evitare che la conoscenza delle zone sottoposte a vincolo o a cambio di destinazione d’uso prima dell’approvazione della delibera in consiglio, che fa scattare le norma di salvaguardia, possa dare il via a compravendite di terreni a scopo speculativo. Sull’argomento, ieri, era intervenuto anche l’assessore all’Urbanistica Sergio De Cola, sostenendo la stessa tesi e citando l’appiglio normativo di una circolare regionale.

Non solo: Le Donne si sofferma di nuovo sulla differenza tra atto già approvato dal consiglio, e quindi visibile a tutti, e delibera non ancora approvata, con gli allegati non consultabili. Il dirigente palermitano, scrive il segretario generale, “riferisce l’ampia e assoluta ostensibilità al pubblico della deliberazione consiliare di adozione (cioè dell’atto approvato) e non già della proposta di deliberazione (cioè dello schema di atto non ancora approvato)”. Capitolo chiuso, per il segretario generale, che coglie l’occasione per ricordare ai consiglieri, in sostanza, che prima l’atto sarà approvato dall’aula, prima sarà possibile farlo conoscere nella sua interezza alla cittadinanza (che avrà possibilità di proporre osservazioni).

Nessun commento, infine, sulla “messa in mora” da parte di Giglione, che al comune di Messina ha dato un ultimatum di quindici giorni per “esaurienti ed aggiornate informazioni sullo stato delle procedure di revisione del piano regolatore generale”, pena l’invio di un commissario ad acta. Uno scenario molto simile a quello verificato nel 1998, agli albori della disastrosa variante al piano regolatore poi approvata nel 2002, che diede il via alla sistematica distruzione del territorio cittadino: anche allora a Messina arrivò un commissario, Salvatore Fazio, che riscrisse con cento emendamenti il lavoro fatti fino a quel momento dagli uffici comunali e lo inviò all’aula. I consiglieri comunali (altri 538 emendamenti) ed i cittadini (711 osservazioni) hanno fatto il resto.

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