MESSINA. Il percorso è stato accidentato e ovviamente arrivato in extremis, come consuetudine del consiglio comunale messinese, ma alle 16.12 la nuova società che si occuperà dei rifiuti, MessinaServizi Bene Comune, è nata. Il comune di Messina, quindi, dice addio a Messinambiente dopo quasi diciannove anni di pessimo servizio.

Diciotto favorevoli, un contrario e tre astenuti, la delibera è accolta, con esecutività immediata, ha dichiarato al microfono il presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, tra gli applausi liberatori dei dipendenti di Messinambiente che hanno seguito la seduta dal loggione”.

A votare la creazione della nuova società sono stati solo ventidue consiglieri, sul filo di lana: su quaranta,  a discutere e votare il passo fondamentale per il futuro dei servizi ambientali di Messina, in aula erano solo in 22, appena sopra il minino indispensabile a non far dichiarare chiusa la seduta. Che è stata, ovviamente, travagliata. Perché non ha mai avuto vita semplice, la MessinaServizi Bene Comune.

Prima il numero legale che manca, ad inizio seduta. Poi, un’ora dopo, a numero legale raggiunto per un solo consigliere (ventuno su quaranta), sono iniziate le discussioni. Aprono le danze una serie di interventi da parte dei consiglieri, che stigmatizzano le assenze di, nell’ordine, dirigente al ramo (Natale Castronovo), ragioniere generale (Antonino Cama), sindaco Renato Accorinti, revisori dei conti. Annotate a verbale le rimostranze, si va avanti.

A motivare la necessità di costituire una nuova società è Daniele Ialacqua, assessore all’Ambiente e proponente della delibera, pigliandola larga e partendo dalla Regione: “il settore è infiltrato da organizzazioni criminali, e non lo dico io ma la commissione antimafia dell’Ars, e dal 2010 si va avanti a decreti emergenziali“. Poi si sposta su Messina. “Siamo l’unica città a non avere un impianto di smaltimento. Oggi portiamo la nostra spazzatura a San Giorgio, in provincia di Catania, a 135 km di distanza, e questo dopo la chiusura di Mazzarrà sant’Andrea e Motta sant’Anastasia. Non abbiamo un sito dove stoccare i rifiuti in attesa di trasferirli. Per questo serve una società che non sia in liquidazione (status giuridico sia di Messinambiente che dell’Ato3, ndr): per gestire gli impianti e portare avanti la raccolta porta a porta.

E sulla forma societaria della New.Co., che Ialacqua non concepiva in nessun’altra forma che interamente pubblica, l’assessore fa un’analisi di contesto: “In Italia il 60% delle società rifiuti sono in house, il 30% miste, e solo il 10% private. Riteniamo che i servizi pubblici essenziali, acqua, trasporti e rifiuti, debbano restare in mano pubblica“.

Un interrogativo lo solleva Pippo Trischitta: “Perchè per Messinambiente non si è pensato di usufruire della rottamazione delle cartelle esattoriali? Si sarebbero risparmiati 19 milioni di euro”. “Abbiamo tempo fino al 31 marzo, però per procedere su questa strada serve una forte liquidità che al momento non possediamo”, ha risposto Ialacqua, gelando le speranze del liquidatore di Messinambiente, Giovanni Calabrò secondo il quale l’udienza fallimentare del 22 febbraio che pende sul capo della società si risolverà positivamente, con un concordato.

“Avvio immediato, poi potenziamento”, spiega il segretario generale Antonio Le Donne, aggiungendo che la dotazione finanziaria la nuova società (così come la vecchia) la ricaverà dalla Tari, la tassa comunale sui rifiuti.

E quindi, pur con un travaglio lungo e doloroso, la nuova società è nata, e inizia un nuovo capitolo nella storia del servizio dei rifiuti a Messina. Gli interventi dei consiglieri prima del voto, però, hanno messo in chiaro una cosa: tra due giorni, mercoledi, la fronda che vuole sfiduciare il sindaco e la giunta si è ricompattata. “E’ l’ultimo atto che votiamo”, è il concetto che è uscito dalla bocca di molti di quelli che hanno premuto il pulsante verde. E in quarantottore, da adesso, può succedere di tutto. E subito fuori dall’aula si inizia con le riunioni in segreteria per scegliere una strategia comune.

 

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