MESSINA. A giugno l’Amam ha pubblicato una manifestazione di interesse per acquisire disponibilità da parte di operatori terzi per progettare, costruire e gestire due impianti di dissalazione di acque marine per uso potabile. A che punto è la procedura? Lo ha spiegato Adriano Grassi, consigliere d’amministrazione dell’Amam, invitato a relazionare in commissione ponte sullo Stretto.

“Abbiamo avuto diciotto disponibilità, ma solo due si sono tradotte in soluzioni applicabili attraverso esperienze pregresse e know-how: adesso siamo in fase di investigazione del mercato, e quando la decisione sarà presa, si procederà con project financing”, ha spiegato l’ingegnere. L’avviso pubblicato dall’Amam è stato solo “esplorativo”: vedere, cioè, chi sul mercato sarebbe stato disposto a costruire e gestire gli impianti. “Ma non è ancora stata presa la decisione di procedere. In questa fase non si è parlato di posizionamento, dimensioni, costi e questioni ambientali”. Anche perchè non è ancora chiaro di che impianti ha bisogno la città (e a quali costi). “Dipende dalla quantità di acqua che Amam ha ipotizzato di poter attingere: di sicuro non sarebbero impianti molto consistenti“, ha precisato Grassi.

L’aspetto dirimente della questione è quello dei costi/benefici: i dissalatori hanno costi di costruzione molto elevati, ma mai quanto i costi energetici, anche con tecnologie all’avanguardia. Seondo quanto ha illustrato Grassi, “un impianto che garantirebbe 13 litri  al secondo, ha bisogno di una potenza di 3 kw ora per litro erogato. Un impianto da 100 litri al secondo costerebbe almeno 15 milioni di euro, esclusa l’energia necessaria a farlo funzionare. Contandola, la tariffa che dovremmo sottoporre ai cittadini sarebbe enorme, da 0,17 centesimi al metro cubo, come da tabelle Ispra, a una forbice tra 3 e 9 euro a seconda dell’impianto scelto”, ha illustrato il consigliere dell’Amam.

Poi ci sono i tempi: “un impianto da 50 a 100 litri secondo ha bisogno di tre o quattro anni per entrare in funzione, quindi incompatibile con tempi di esecuzione immediati ed emergenziali”. Non solo: i due impianti non assicurerebbero che una piccolissima parte del fabbisogno idrico di Messina, superiore ai mille litri al secondo, e quindi sarabbero “una integrazione del progetto acqua h24”, ha spiegato ancora Grassi.

Che è stato ascoltato in commissione ponte per chiarire la dichiarazione dell’amministratore delegato della Stretto di Messina Pietro Ciucci secondo cui il fabbisogno idrico necessario per i cantieri dell’opera sarebbe stato assicurato anche da dissalatori costruiti all’uopo e poi messi a disposizione della città di Messina (anche perchè Amam ha spiegato alla Stretto Spa che non può garantire acqua per i cantieri, dato che anche solo per la città ci sono e ci saranno problemi). “Non c’è stata interlocuzione con WeBuild, se non un incontro informale. Devono avere risorse proprie, Amam ha già comunicato di non poter fornire, ne oggi nè in futuro, approvvigionamento idrico per il ponte“, ha concluso Grassi

 

 

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