MESSINA. Con la pubblicazione dei nominativi dei soggetti espropriati la città ha scoperto che il progetto del ponte sullo Stretto è più vasto di quanto potesse apparire, anche perchè sono coinvolte opere distanti decine di chilometri dai pilastri del ponte stesso. Un esempio su tutti la vastissima area in zona “Contesse” ove il progetto prevede un ampio vincolo ferroviario. Oltre agli immobili o ai terreni espropriati, vi sono anche quelli meramente “asserviti”. Cosa vuol dire “asserviti”? Vuol dire che anche non perdendo definitivamente la proprietà di quel bene (immobile o terreno) si subisce un pregiudizio, un danno.

La realizzazione di un’opera pubblica, specie così importante e vasta come il ponte, non incide soltanto sulla proprietà immobiliare su cui viene realizzata, ma può essere anche ridurre o eliminare alcune qualità inerenti il diritto di proprietà di altri beni, che non siano stati già espropriati. Si pensi, per restare alla costruzione della ferrovia a Contesse, a vibrazioni, rumori e odori oppure, per taluni altri immobili, la perdita di luminosità, panoramicità e godibilità della casa stessa.

Si tratta, quindi, di un “ristoro”, al termine del quale (la fine delle lavorazioni in loco, o dei cantieri globali), la proprietà dell’immobile non cambia. Ai fini della quantificazione del “ristoro”, è da stabilire una apprezzabile diminuzione delle facoltà di godimento e del valore di scambio della proprietà privata che consegua alla realizzazione di un’opera pubblica, nonostante la realizzazione sia avvenuta in modo legittimo, sia sul piano ideativo-progettuale, che sul piano esecutivo-materiale. Ecco perchè tra gli addetti ai lavori si parla di “espropriazione larvata”.

Il riferimento normativo è il comma 1 dell’art. 44, D.P.R. n. 327/01 secondo cui “è dovuta una indennità al proprietario del fondo che, dalla esecuzione dell’opera pubblica o di pubblica utilità, sia gravato da una servitù o subisca una permanente diminuzione di valore per la perdita o la ridotta possibilità di esercizio del diritto di proprietà”.

Ma perché un privato ha diritto a essere indennizzato se, concretamente, la sua abitazione non è “toccata”? Ci dà una mano a capirlo la Cassazione. Si tratta di un basilare principio pubblicistico di giustizia distributiva, secondo cui le conseguenze economiche pregiudizievoli causate da opere dirette al conseguimento di pubblici benefici non possono ricadere su un solo privato o su una ristretta cerchia di privati, ma devono essere sopportate dalla collettività (Cass., Sez. III, 3.07.2014 n. 15223; Cass., Sez. Un., 11.06.2003, n. 9341).
Uno dei problemi più ricorrenti è legato al fatto che l’indennizzo potrebbe non spettare qualora l’immobile oggetto di pregiudizio sia urbanisticamente irregolare, per dimensioni o per destinazione d’uso, o comunque non sia ancora stato sanato, oppure sia abusivo (cfr., da ultimo, Cass., Sez. VI, 22.11.2017 n. 27863).

Quanto spetta a titolo di asservimento? La norma non lo prevede ed allora ci si dovrà affidare, quale primo indice, ad un valore negativo. Secondo la giurisprudenza l’indennità non può superare quella di esproprio. La valutazione, in ipotesi di non ritenuta congruità di quanto previsto dall’Accordo sulle procedure e metodologie da adottare per la determinazione delle indennità di espropriazione” del gennaio 2024, andrà affidata al prudente apprezzamento giudiziale.

Facciamo un esempio per rimanere al caso della ferrovia a Contesse. I nocumenti subiti possono essere legati alla fase dei lavori e quelli successivi. Per anni, durante la fase di esecuzione lavori, i palazzi, assai vicini ai cantieri come appare dai mappali, conviveranno con enormi escavatori che dovranno creare le enormi gallerie di passaggio dei treni. Tra i nocumenti postumi, ad esempio, vi può essere quello acustico legato alle rumorose frenate in arrivo dei treni pur attutito da un ipotizzato sistema di insonorizzazione in progetto. Tale ristoro, tuttavia, si differenzia in modo netto, sul piano concettuale e giuridico, dalla diversa (e potenzialmente compresente) responsabilità della stessa Società Ponte sullo Stretto o Comune per fatto illecito, derivante da imperizia o negligenza nell’attività esecutiva dell’opera e, in particolare, sempre per rimanere allo stesso esempio, dalla circostanza che tale sistema di insonorizzazione non sia stato poi messo in atto. Chiaramente per questi danni ulteriori servirà una prova specifica.

Per l’indennizzo da “espropriazione larvata”, invece, non serve nulla essendo già ammesso dallo stesso espropriante il disagio. Come appare facile immaginare, nonostante non debba darsi una prova specifica, si può discutere sull’entità di tale “indennizzo” potendo essere più o meno significativa la compressione della capacità abitativa o produttiva aziendale ed oggettiva riduzione del valore economico.

Alcuni esempi ricavati dalla costruzioni di grandi opere: riduzione di luminosità e soleggiamento: il valore massimo, adottato dalle autorità esproprianti si attesta sul deprezzamento pari al 10% del costo di ricostruzione degli ambienti danneggiati. E così via per l’immissione di rumore, il deprezzamento è valutato secondo la seguente formula: la misura dell’indennizzo è uguale alla percentuale del 3,50% o 12,50% del costo di costruzione di ciascun vano destinato al riposo di persone o non destinato al riposo di persone. Mentre per le vibrazioni in fabbricati, la quota d’indennizzo è pari al coefficiente 6,14 per la quota annua di costo manutentivo dovuto per le vibrazioni .

Un ampia casistica è nota nel caso dell’ampliamento dell’Aeroporto Malpensa e di Milano, ad esempio, chiamato alla condanna dei danni causati alle proprietà immobiliari private sottostanti ai sorvoli degli aerei per immissioni acustiche e da gas di scarico (Cass., Sez. III, 03.07.2014 n. 15223).

 

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About Santi Delia

Santi Delia è avvocato amministrativista. Cassazionista dal 2015 quando superato l'esame nazionale ottenne il titolo diventando tra i più giovani cassazionisti d'Italia e abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori ed europee, è noto per le sue battaglie sui diritti al fianco di studenti, lavoratori e comuni cittadini nei confronti della pubblica amministrazione. Forbes, proprio grazie ai risultati in fase contenziosa innanzi al TAR e al Consiglio di Stato, per la prima volta nel 2020 e da ultimo anche nel 2023, lo cita tra i 100 legali più influenti d'Italia. Name founder dello studio legale Bonetti & Delia con sedi a Messina e Roma e decine di professionisti a curare cause contro la pubblica amministrazione.

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