MESSINA. “Le indagini in campo e le simulazioni svolte a supporto delle valutazioni aggiornate hanno confermato quanto già riportato nella documentazione precedente consegnata“. Dopo i quattro mesi supplementari che la Stretto di Messina Spa ha chiesto al ministero dell’ambiente per rispondere ai 239 quesiti sollevati in sede di valutazione d’incidenza, il risultato è che… andava bene tutto, secondo la società che dovrà occuparsi del ponte sullo Stretto: pur analizzando a fondo i migliaia di documenti del progetto definitivo, e producendone 1415 di integrazione, per la Stretto di Messina non c’era stato alcun errore o sottovalutazione nei temi sui quali il ministero chiedeva chiarimenti: ogni impatto o influenza è irrilevante, ogni problema emerso non è significativo, si legge in estrema sintesi nei 1415 file a disposizione, per controbattere ai quali ci sarà un mese di tempo.
Come ha risposto dunque la Stretto sulle principali perplessità sollevate dal ministero? Per quanto riguarda gli scenari sismici, niente di cui preoccuparsi: “il movimento differenziale tra i due siti scelti per i piloni è inferiore a 1.0 mm/anno. Inoltre, come già stabilito dagli studi eseguiti per il Progetto Definitivo, la collocazione dell’Opera di Attraversamento all’estremità nord della sorgente del terremoto del 1908 e la sua orientazione quasi NNW-ESE indicano che anche una eventuale ripetizione di quell’evento darebbe luogo a spostamenti differenziali trascurabili tra i due piloni, sia come quota che come distanza”, assicurano i tecnici. E per eventuali maremoti? Men che meno. “Lo studio di pericolosità per i maremoti effettuato ha messo in evidenza la significativa evoluzione del livello di conoscenza del fenomeno negli ultimi vent’anni. Le valutazioni sulla pericolosità e sull’esposizione delle opere portano ad affermare che non esista un rischio significativo per il progetto in sé“, spiega la relazione.
Nemmeno l’esistenza di faglie attive sembra preoccupare la Stretto di Messina: “Se tali faglie fossero prolungate verso il basso intercetterebbero la superficie principale della faglia responsabile del terremoto del 1908 intorno a 4-5 km di profondità, il che le renderebbe comunque incapaci di generare forti terremoti“, recitano i tecnici, che sull’argomento aggiungono “l’esistenza stessa della sorgente del terremoto del 1908, una faglia cieca lunga 40 km il cui bordo superiore è a circa 3 km di profondità, rende decisamente poco plausibile che nello Stretto esistano ulteriori sorgenti sismogenetiche in grado di generare terremoti che potrebbero causare importanti effetti di fagliazione superficiale primaria, o anche secondaria”. Insomma, spiega la società, “le due aree scelte per la costruzione dei piloni e dei blocchi di ancoraggio dei cavi sono tra le più stabili di tutto lo Stretto“.
Anche per il possibile impatto dei lavori del ponte sui laghi di Ganzirri e Faro, la società ostenta sicurezza: “Per quanto attiene allo scavo dei pozzi di fondazione delle torri, le influenze sul regime idrogeologico dei Pantani e della falda sono irrilevanti. Variazioni di deflusso dell’ordine di quelle calcolate per questo tipo di situazione rientrano ampiamente in quelle che verosimilmente sono le normali oscillazioni stagionali del regime di deflusso in falda. Per quanto attiene ai possibili impatti transitori a carico dei pozzi presenti nella zona, non vi sono da rilevare problematiche significative, in quanto sono previsti abbassamenti della superficie piezometrica di ordine centimetrico, che potrebbero determinare, eventualmente, solo una modesta riduzione della produttività; peraltro si tratta perlopiù di pozzi ad uso irriguo che già oggi presentano produzioni irrisorie”.
Pure sull’equilibrio acqua dolce/acqua salata di sorgenti e acque marine (il “cuneo salino”) non c’è problema: “il pompaggio dai pozzi di fondazione non causerà variazioni significative sulla distribuzione della salinità su grande scala. Solo in prossimità della costa e nell’immediato intorno dei pozzi di fondazione, interverranno modeste modificazioni della salinità”, dichiara la Stretto Spa.
Le preoccupazioni per l’impatto sull’ambiente marino? Superflue, secondo la Stretto di Messina Spa: “La presenza dei pontili induce modesti effetti sulle dinamiche costiere lungo il tratto litoraneo”, e “l’analisi condotta degli effetti sui terreni associati alla realizzazione dei pontili ha rilevato la trascurabilità del regime vibrazionale generato dall’infissione dei pali sugli edifici circostanti nel pieno rispetto dei limiti di tollerabilità“.
Tutto a posto, quindi? No, affatto. Un problema è stato rilevato rispetto alla modellazione delle coste. “Dal confronto tra l’orientazione della costa e la direzione della risultante energetica è emerso un significativo disallineamento che evidenzia la necessità di interventi di tipo misto – ripascimento e opere rigide – al fine di stabilizzare i litorali e rendere efficaci e durevoli gli schemi di difesa proposti. In tale contesto risulta pertanto opportuno prevedere, a supporto del ripascimento, opere funzionali all’attenuazione dell’energia incidente orientate conformemente alla linea di riva (ad es. scogliere emerse o sommerse)”.
Un tema emerso con fragore negli ultimi tempi, data la catastrofica penuria d’acqua che attanaglia Messina e la Sicilia da mesi, è quello dell’approvvigionamento idrico dei cantieri. Nessun problema nemmeno qui, secondo la Stretto Spa, che ritiene di aver superato il problema con “soluzioni volte alla minimizzazione dell’approvvigionamento esterno mediante la massimizzazione del recupero e riutilizzo delle acque reflue di cantiere (meteoriche, civili ed industriali) ed all’adozione di macchinari e procedure di efficientamento idrico”. “Tale approccio virtuoso risulta estendibile a tutti gli altri cantieri, permettono un approvvigionamento ed impatto per la rete acquedottistica locale drasticamente ridotto“, aggiunge la relazione. Da nessuna parte si parla dei dissalatori di cui si era ventilata la costruzione (e che sarebbero dovuti rimanere a disposizione della città dopo la realizzazione del ponte). Quindi a fornire l’acqua, poca o molta che sia, sarà in parte lo stesso acquedotto messinese.
Foto di copertina: elaborazione grafica di Roberto De Domenico realizzata con l’ausilio dell’I.A.
Non avevo dubbi sul fatto che “va tutto bene”.