MESSINA. L’impressione è quella di trovarsi nel cuore di una periferia disastrata, in mezzo a scheletri di casolari distrutti, ruderi, carcasse di automobili e una quantità invereconda di immondizia. Invece siamo nel centro di Messina, a un tiro di schioppo dalla stazione centrale, dal parcheggio Cavallotti e dal porto: una zona nevralgica della città dove ogni anno transitano migliaia e migliaia di turisti, accolti da un “biglietto da visita” che lascia ben poco all’immaginazione.

 

 

È ambientata negli ex Silos Granai la nuova puntata di #MaiPiùScempi, format “open source” ideato da Marco Bellantone e Gabriele Ferrante, che questa settimana hanno deciso di raccontare lo stato in cui versa un luogo che un tempo era il simbolo di una città vitale e della sua economia. Tutto l’opposto del degrado odierno, una condizione di totale sfacelo e abbandono che la accomuna ai Magazzini generali o alla vicina Casa del portuale: non-luoghi che attendono da decenni di poter tornare a nuova vita, mentre la città cambia intorno a loro. Una sorte simile a quella degli edifici prossimi alla Rada San Francesco, dai ruderi dell’Hotel Riviera al cadavere dell’ex Standa, simboli di una città che ambisce a divenire una meta turistica ma che si ostina ad accogliere visitatori e turisti con il peggiore dei “benvenuti”, come confermano del resto i marciapiedi dissestati e invasi da “munnizza” ed erbacce nei pressi del terminal dei bus.

 

 

«Questa volta siamo arrabbiati», esordisce Bellantone nel filmato, mentre osserva da dietro le sbarre di un cancello la distesa di immondizia che si dipana al di là della barriera. «Si tratta di un’area di quasi 3800 metri quadrati di superficie, adatta a molteplici attività. So che nel 2019 è stato presentato un progetto, da parte di alcuni organi istituzionali, per farne un “hub” di nuove tecnologie, ma da allora, a distanza di circa due anni, non è cambiato nulla», spiega, ripercorrendo la storia recente della struttura, “prima messa in vendita, poi reinserita nel patrimonio del Comune di Messina, che che adesso cerca di acquisire nuove proprietà, quando forse sarebbe più opportuno salvaguardare e valorizzare prima quelle di cui è in possesso. Abbiamo urgente bisogno di aree per il futuro ai nostri ragazzi”.

 

 

 

Nati come deposito di stoccaggio di derrate alimentari, che poi sarebbero state vendute nei contigui Magazzini generali, i Silos Granai sono sostanzialmente abbandonati dagli anni ’80. Da allora il Comune di Messina, proprietario, tenta di sbarazzarsene o, alternativamente, di valorizzarli, non riuscendo a fare la né l’una né l’altra cosa. Non che non ci abbia provato. Nei vari piani di dismissione i Silos Granai, negli anni hanno assistito ad un’altalena di valutazioni: dai 13,4 milioni ai 12 dopo la prima asta deserta, nel piano dismissioni del 2009 della giunta di Giuseppe Buzzanca, poi “messi a realizzo” a 8 milioni 560 mila euro dall’allora commissario straordinario del comune di Messina Luigi Croce e poi rivalutati a 10 milioni e 700mila euro dall’amministrazione di Renato Accorinti, che invece di venderli voleva riqualificarli (unica riqualificazione i murales nell’ambito del progetto “Distrart”) . Sorte ancora più beffarda per i Magazzini generali, partiti da otto milioni circa, ridimensionati a cinque e qualcosa, venduti per il 10% circa del valore ad un imprenditore che avrebbe voluto farci un palazzo a sette piani fuori terra da oltre 12mila metri cubi di volume (mentre i Silos Granai, 3700 metri quadrati di superficie, una volta abbattuti, avrebbero fatto spazio ad un progetto di palazzo a nove piani da oltre 45mila metri cubi), per poi accorgersi che sull’immobile gravava un’ipoteca. In una porzione dei Magazzini Generali è ospitato il rifugio per senzatetto “La Casa di Vincenzo”

Le notizie più recenti sugli ex Silos Granai risalgono al 13 novembre del 2019, data di un sopralluogo effettuato dal sindaco Cateno De Luca e dell’assessore alle Smart City Carlotta Previti insieme con la squadra dell’ufficio programmi comunitari coordinata dall’ingegnere Giacomo Villari e dal responsabile di Mesmart Placido Accolla, tutti protetti da tute isolanti e mascherine per proteggersi dell’accumulo di materiale ingombrante e dagli escrementi. L’idea della Giunta, spiegò all’epoca l’attuale vicesindaca, è quello di riqualificare il complesso immobiliare (compresi i Magazzini generali) secondo i canoni dell’edilizia sostenibile, rendendolo autosufficiente da un punto di vista energetico, con l’obiettivo di realizzare una sede di start up e di multinazionali che delocalizzeranno le loro unità produttive per lo sviluppo delle imprese 4.0.

Nel 2019 e nel 2020, l’area è stata interessata da due diversi incendi, che hanno ancora più spettrale il panorama dell’edificio.

 

Qui le precedenti puntate:

 

«#MaiPiùScempi»: il cadavere dell’ex Ospedale Regina Margherita (video)

«#MaiPiùScempi»: l’agonia dell’ex Sanderson, una terra desolata nel cuore della zona sud (video)

«#MaiPiùScempi»: il Cimitero Monumentale, un museo a cielo aperto dove è sepolta la Storia (video)

«#MaiPiùScempi»: l’ex Sea Flight, un ecomostro fra le meraviglie dello Stretto

«#MaiPiùScempi», il mini autodromo dello Stretto: una “pista” affacciata sul mare (video)

#MaiPiùScempi: l’ex Polveriera di Campo Italia, un piccolo “Vietnam” fra il Tirreno e lo Jonio

#MaiPiùScempi: il Giardino Corallo, una “selva” dal passato glorioso

#MaiPiùScempi: i ruderi dell’ex Samar nel desolato “waterfront” della zona sud

Quel “vecchio sogno” di un waterfront fra Tono e Mortelle: le foto del progetto che va avanti dal 2008

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