MESSINA. Il comune di Messina andrà a dissesto finanziario, come sembrava ad inizio gennaio, con la pesantissima disamina della Corte dei conti, o è salvo dal fallimento, come da tre giorni dice il sindaco Cateno De Luca, dopo le controdeduzioni che l’amministrazione ha inviato ai magistrati contabili l’1 febbraio? E De Luca si dimetterà, come otto volte ha già dichiarato di voler fare, dato che la sua missione di salvare Palazzo Zanca dal dissesto è compiuta, come afferma, o rimarrà sindaco perchè, come ha spiegato successivamente, non intende lasciare benchè il Comune abbia dichiarato default (e in Sicilia sarebbe in nutrita compagnia)?

La soluzione è salomonica: si saprà tutto tra un po’ (un bel po’) di tempo. Sicuramente dopo le possibili amministrative, e ciò significa che sarà una gatta da pelare o una medaglia da appuntarsi al petto per il prossimo primo cittadino, chiunque esso (o essa) sia. Perchè De Luca e la sua amministrazione si sono avvalsi della facoltà concessa dalla legge di rimodulare ulteriormente il piano di riequilibrio, come da delibera di giunta pubblicata ieri: che tradotto prosaicamente vuol dire “più tempo per sistemare i conti e più soldi” in arrivo dallo Stato”. Perchè? Tutta la procedura del riequilibrio dovrebbe ricominciare da capo: giunta, commissioni, consiglio comunale, trasmissione al ministero dell’Interno (che in genere se la piglia piuttosto comoda), relazione della Corte dei conti. In pratica, il dissesto o la salvezza sarebbero “congelati” ancora per parecchio tempo. La prima adesione al piano di riequilibrio, infatti, è datata addirittura 31 dicembre 2012, e attraverso una mezza dozzina tra scritture, riscritture, bocciature e rimodulazioni, il ministero dell’Interno lo ha approvato a fine marzo del 2021, nove anni dopo. La delibera di giunta è stata istruita dal direttore generale Federico Basile su proposta di Cateno De Luca, che non ha più la delega al Bilancio da un anno (è in mano a Carlotta Previti).

E la Corte dei conti? Ha nulla da dire in merito? Si, ovviamente. E il suo parere sulle finanze del Comune lo esprimerà l’8 febbraio, durante l’adunanza alla quale l’amministrazione ha dichiarato con una nota di voler comunque partecipare per illustrare le controdeduzioni spedite a Palermo l’1 febbraio. Essendo stata trasmessa l’istanza di rimodulazione del piano di riequilibrio, è probabile che la corte aggiornerà la seduta a data da destinarsi. La decisione dei magistrati contabili potrebbe essere trasmessa con un decreto apposito, ma ancora non c’è stato nulla del genere. Comunque sia, e a meno di clamorosi colpi di scena, lo scenario più probabile è quello del rinvio a quando il ministero avrà dato il suo parere sul nuovo piano di riequilibrio.

C’è sempre il nodo delle dimissioni, che De Luca ha legato alla salvezza del Comune: essendo stato approvato ieri il riequilibrio “rivisto”, quindi ampiamente in tempo rispetto all’efficacia delle dimissioni di, che decorreranno dal 14 febbraio, il sindaco dovrebbe mantenere fede alla sua promessa. In quel caso, la procedura del riequilibrio la seguirebbe il commissario straordinario, ma soprattutto il consiglio comunale, chiamato ad approvarlo entro quattro mesi dalla trasmissione, ma che in teoria (molto in teoria) potrebbe bocciarlo, chiedere spiegazioni, o emendarlo in maniera talmente profonda da, in sostanza, “rispedirlo al mittente”, cioè al commissario (che fa le veci di sindaco e giunta) perchè lo riadotti con le modifiche del caso. Questo scenario, benchè plausibile in astratto, dal punto di vista pratico è praticamente al confine con la fantascienza.

E’ piuttosto irrealistico immaginare che un commissario (che comunque ha bisogno dei tempi tecnici per essere nominato ed insediarsi), si cimenti nella rielaborazione di un piano di riequilibrio, cosa che esula dai suoi compiti e anche dalle sue responsabilità. C’è un precedente, tra l’altro: Luigi Croce, commissario straordinario nominato nell’autunno 2012 dopo le dimissioni dell’allora sindaco Giuseppe Buzzanca (anche lui per poter partecipare alle regionali), decise sia di non dichiarare dissesto, nonostante le finanze di Palazzo Zanca fossero chiaramente da comune fallito, nè di aderire alle procedure di riequilibrio, ritenendo correttamente che dovessero essere i rappresentanti cittadini regolarmente eletti a dover prendere simili vincolanti decisioni. E infatti, la prima versione del piano di riequilibrio porta la firma dal sindaco eletto a giugno del 2013, Renato Accorinti.

Un motivo per il quale appare piuttosto improbabile l’ipotesi che De Luca lasci palazzo Zanca prima di aver completato la nuova procedura di riequilibrio ed assicurarsi che sia andata a buon fine. Dovesse nuovamente ritirare le dimissioni, sarebbe la decima volta (ma non sembra questo il caso).

E quindi? Sarà dissesto o non sarà dissesto, quando “sarà”? Non è semplice dirlo. Da una parte, sembra essere mutato l’orientamento degli organi contabili, che è sempre stato quello di evitare il dissesto degli enti locali: la mannaia che si è abbattuta con violenza a Taormina e Fiumefreddo (e a breve con molta probabilità anche in altri comuni della provincia messinese) sembra confermare il diverso atteggiamento del governo, che non vuole più comuni nel “purgatorio” dell’attesa per anni, soprattutto quando le condizioni sembrano disperate, e molto meno cauto nel dichiarare default. Dall’altro, lo stesso governo si sta adoperando per fornire un nutrito salvagente agli enti in difficoltà, stanziando un fondo da 2,6 miliardi per i prossimi 20 anni per dare una “spintarella” alle economie pubbliche locali.

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[…] dimissioni, già rassegnate ed effettive a partire dal 14 di febbraio (Corte dei Conti permettendo, qui tutta la vicenda spiegata bene).  Cosa succede adesso? In caso di dimissioni (o rimozione, decadenza, morte o impedimento […]

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[…] è stata allontanata). Con delibera di giunta del 31 gennaio, l’amministrazion ha deciso di avvalersi della facoltà, concessa dalla legge, di rimodulare ancora una volta il piano di riequilibrio, procedura che […]

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[…] (con scadenza fine aprile) l’esame sullo stato dei conti di Palazzo Zanca e la decisione sulla salvezza o sul dissesto. E’ quanto si legge nella deliberazione numero 24 a cura di dieci giudici della sezione di […]