MESSINA. La Corte di conti “prende atto della volontà del Comune di Messina di esercitare la facoltà di rimodulazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale”, e rimanda all’adozione di questo da parte del consiglio comunale (con scadenza fine aprile) l’esame sullo stato dei conti di Palazzo Zanca e la decisione sulla salvezza o sul dissesto. E’ quanto si legge nella deliberazione numero 24 a cura di dieci giudici della sezione di controllo siciliana della Corte, che in sostanza “congela” e rimanda al futuro ogni decisione.

Secondo il contenuto dell’ordinanza, per come la riassumono i magistrati contabili, il Comune “trasmetteva una memoria, corredata da numerosi allegati, con la quale replicava alle osservazioni del Magistrato istruttore, dall’altra, depositava una nota sottoscritta dal Sindaco, recante menzione della deliberazione della Giunta municipale n. 52 del 31 gennaio 2022, con cui lo stesso manifestava la volontà di avvalersi della facoltà di rimodulazione.

Un’altra cosa i magistrati contabili dicono nella loro ordinanza, la più importante: e cioè che la Corte “rinvia ogni determinazione a successiva adunanza”, contraddicendo nettamente l’affermazione di De Luca, rilasciata immediatamente dopo la conclusione della videoconferenza: “Abbiamo ricevuto anche i complimenti dalla Corte dei Conti per come abbiamo salvato Messina dal dissesto finanziario”, aveva scritto De Luca sulla sua pagina facebook, circostanza che non è menzionata da nessuna parte. E sarebbe stato stupefacente il contrario, e cioè che i magistrati contabili fossero entrati nel merito di qualcosa che giuridicamente non esisteva più (le controdeduzioni al piano di riequilibrio precedente, superato da quello nuovo), ma soprattutto che avessero espresso giudizi informali, perchè ruolo della Corte dei conti non è quello di dare consigli, pacche sulle spalle o bacchettate, ma di esaminare documenti, risposte e quindi emanare sentenze, pronunce, decreti o delibere. Come la numero 24, in cui non si parla proprio mai dello stato di salute delle finanze del comune di Messina, ma si prende solo atto del fatto che il Comune ha richiesto la rimodulazione del riequilibrio e stop.

C’è dell’altro. “Allo scopo di ottenere una conoscenza aggiornata della situazione finanziaria del Comune di Messina, si invita l’ente a trasmettere, a corredo del piano rimodulato, ovvero, ove non fosse perfezionato il relativo iter, alla scadenza infruttuosa del termine di legge, una relazione in cui illustrare i dati relativi agli esercizi finanziari 2020 (la cui rendicontazione, nel frattempo, è stata definitivamente approvata con la delibera consiliare n. 2 del 5 gennaio 2022) e 2021 (anche sulla base, eventualmente, delle informazioni di preconsuntivo), e della programmazione triennale 2022-2024, senza trascurare gli aspetti relativi allo sviluppo degli accantonamenti per il rischio da contenzioso e da crediti di dubbia esigibilità, curandosi anche di compilare tutti i prospetti contenuti nello schema istruttorio di cui alla deliberazione n.5/SEZAUT/2018/INPR, rendendo ogni informazione ivi richiesta”. Segno evidente che di considerazioni, consigli o complimenti, la Corte dei conti non ne ha fatti ad alcuno.

Non solo. Nella convocazione dell’8 febbraio, avvenuta in videoconferenza, il Comune è intervenuto in forze, come riportato dalla stessa delibera: oltre a De Luca, sono stati ascoltati il direttore generale Federico Basile, la segretaria generale Rossana Carrubba, il ragioniere generale Antonino Cama, il presidente del collegio dei revisori Vincenzo Salvatore Albanese, e i componenti del collegio Fabrizio Alia e Giuseppe Salvatore Li Volti. Nonostante questo, la Corte chiede ulteriori chiarimenti, e ne chiede parecchi, e tutti dettagliati: nonostante lo spiegamento di forze, nell’adunanza dell’8 febbraio qualcosa non è andato come previsto, e i magistrati contabili non hanno tenuto conto (o non sono stati convinti) dalla spiegazione ufficiosa (perchè non era materia di discussione in quella sede, e la delibera 24 lo spiega bene) fornita dall’amministrazione. Perchè, nelle controdeduzioni, tutto ciò che la Corte chiede era già stato tenuto in considerazione: e, seppure in maniera non approfondita come quello che chiede la Corte, si trova dentro la delibera di giunta numero 55 del 31 gennaio “presa d’atto e approvazione relazione di riscontro alla relazione del magistrato istruttore”.

La novità, rispetto agli anni scorsi, è che l’iter del piano di riequilibrio non ricomincerà dal ministero dell’Interno per poi passare alla Corte dei coti, ma arriverà, quando (e se, e soprattutto come) il consiglio comunale lo approverà, direttamente ai magistrati contabili. “In caso di effettivo esercizio della facoltà di rimodulazione del Piano, la prevista proposta, corredata del parere dell’organo di revisione economico-finanziaria, dovrà essere trasmessa direttamente a questa Sezione di controllo, dinanzi cui pende il procedimento di approvazione”, spiega chiaramente l’ordinanza.

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