MESSINA. Difficoltà nelle riscossioni, scarsa attendibilità delle relative previsioni, dubbi sulla congruità della parte accantonata del risultato di amministrazione, perplessità avanzate in merito alla parte vincolata, l’insoddisfacente quadro informativo riguardante gli organismi partecipati, aspetti contrastanti e lacunosi precisati in sede di analisi dell’evoluzione dei debiti fuori bilancio e della congruità degli accantonamenti finalizzati a fronteggiare le passività potenziali eventualmente derivanti dal contenzioso in atto, necessità di documentare il dichiarato conseguimento di tutti gli obiettivi di risanamento relativi alla diminuzione delle spese correnti, perplessità sulle modalità di quantificazione degli obiettivi annuali di contrazione della spesa per il personale, che non appaiono attendibili, dubbi sulla effettiva sostenibilità del piano di riequilibrio, e sull’approvazione del rendiconto 2020, non pervenuto.

Dieci punti in cui Adriana Parlato, consigliere istruttore della sezione di controllo siciliana della Corte dei Conti, ci va giù pesantissima con il piano di riequilibrio proposto dall’amministrazione di Cateno De Luca a tre anni e mezzo dal suo insediamento. Schiaffi a mano piena che partono dalla scorsa amministrazione, quella di Renato Accorinti (al quale la Corte dei conti aveva chiesto gli stessi chiarimenti) e arrivano a quella attuale, e che sottolineano come il comune di Messina, differentemente da quanto spesso affermato dal sindaco, non sia affatto risanato dal punto di vista finanziario, e non solo si porta dietro decennali criticità, ma ne ha maturate altre negli ultimi anni. Tutte riserve che De Luca, la sua assessora al Bilancio Carlotta Previti e il direttore generale Federico Basile potranno sciogliere in convocazione davanti alla Corte dei conti, tra gennaio e febbraio.

Nel frattempo, il presidente della commissione consiliare al bilancio, Massimo Rizzo di LiberaMe, vuole iniziare a lavare i panni sporchi in famiglia. “La Corte dei Conti ha inviato la relazione sul Piano di riequilibrio del Comune di Messina. Cosi conclude l’organo: “L’esame fin qui condotto ha posto in evidenza la presenza di numerose criticità e perplessità”’ elencando 10 punti di problematicità dettagliatamente analizzate nelle 81 pagine di relazione. Per tale ragione, a breve inviterò in commissione bilancio l’assessore al bilancio e vice Sindaco perchè la Città ha diritto a conoscere la reale situazione dei conti. Ed i confronti si fanno in aula”.

Ad intervenire, ieri, anche i 5 stelle:

«Lo avevamo detto già tre anni fa, e lo abbiamo ribadito a più riprese nel corso del nostro mandato, ma in pochi hanno preso sul serio il nostro grido di allarme, basato un’analisi attenta e certosina dei documenti. Adesso, dopo le prime risposte fornite dall’Amministrazione alle richieste della Corte dei Conti, ritenute insufficienti, le ulteriori criticità sollevate dai magistrati contabili di Palermo confermano e rafforzano i nostri dubbi. Purtroppo avevamo ragione. Al netto della perenne campagna elettorale del sindaco Cateno De Luca, la verità è ben diversa da quella mistificata sui social. E lo dimostrano, ancora una volta, le numerose criticità a cui fa riferimento il provvedimento dell’organo costituzionale, che chiede chiarimenti su dieci punti. I temi, del resto, sono quelli su cui ci siamo soffermati durante tutto il nostro mandato: riscossioni, debiti fuori bilancio, risanamento dei conti e partecipate. Quesiti sui quali l’Amministrazione è chiamata adesso a fare la massima chiarezza, fugando le perplessità sollevate dall’Ente, che sono anche le nostre».

«Da tempo, ormai, sosteniamo che il piano di riequilibrio adottato dalla Giunta non sia sostenibile. Lo abbiamo sostenuto più volte, sin dall’inizio, ma hanno avuto la meglio gli autoproclami e le ricostruzioni da azzeccagarbugli. Così come da mesi sottolineiamo l’urgenza di adottare delle misure preventive per sostenere il contrasto all’evasione tributaria, che ha raggiunto a Messina una situazione non più tollerabile, aggravata dalla scarsa capacità di riscossione dei tributi comunali da parte dell’Amministrazione targata Cateno De Luca, certificata dal Collegio dei Revisori dei Conti. I dati sono inequivocabili: se poco più di un anno fa lo stesso Organo di Revisione aveva quantificato i residui attivi della Tarsu-Tares –Tari in una cifra superiore ai 132 milioni di euro, adesso le cifre sono ulteriormente peggiorate: da quanto riporta la relazione dell’organo di revisione sulla proposta di delibera relativa al rendiconto di gestione anno 2020, non ancora esitata, i residui attivi superano i 158 milioni, con un notevole incremento. La verità è questa, ben distante da quella distorta raccontata su Facebook», concludono.

Di seguito invece la nota di Franco De Domenico, segretario cittadino del Partito democratico:

«La Corte dei Conti, sezione controllo di Palermo, con un documento di ben 81 pagine, dopo un articolato esame tecnico sul piano di riequilibrio proposto dal comune di Messina -invero difficilmente sintetizzabile- prima di esprimere il proprio verdetto, ha evidenziato “la presenza di numerose criticità e perplessità in ordine alle quali l’ente, in fase di contraddittorio, potrà offrire il proprio contributo”.
A scanso di equivoci chiariamo che non si tratta di una “bocciatura” del piano di riequilibrio, quanto piuttosto di un atto, cosiddetto endoprocedimentale, di richiesta di chiarimenti, atteso che gli atti presentati e le successive integrazioni non sono stati ritenuti esaustivi per consentire alla Corte un giudizio positivo.
Le parole usate dal magistrato istruttore, consigliere Adriana Parlato, tuttavia, richiedono attenzione e certamente scalfiscono, e non poco, le certezze del “racconto facebookiano” del Sindaco di Messina che da mesi -senza contraddittorio- sbandiera “un risanamento dei conti già concluso” piuttosto che un “dissesto scongiurato”.
Quanto scritto dalla Corte dei Conti nelle conclusioni del documento istruttorio ci preoccupa, e non poco, in quanto l’approvazione o meno del piano di riequilibrio condizionerà il futuro finanziario e lo sviluppo economico e sociale della nostra città per i prossimi venti anni, talché non può, per nessun motivo, essere considerata una “vicenda privata del sindaco e della sua amministrazione”, bensì una fondamentale questione che deve essere discussa nelle sedi istituzionali per giungere ad una “operazione verità sui conti” non più procrastinabile.
Condivido, pertanto, l’esigenza del Presidente della commissione bilancio di convocare il Sindaco fare chiarezza nell’interesse della città nonché di quei consiglieri che da anni chiedono soprattutto sulla questione dei conti delle partecipate la dovuta trasparenza.
Il magistrato contabile ha riassunto in 10 punti conclusivi le sue perplessità che cercherò di riassumere brevemente, utilizzando testualmente le sue parole.
Si va dalla “difficoltà nelle riscossioni” alla “scarsa attendibilità delle relative previsioni” e ai “dubbi sulla congruità della parte accantonata del risultato di amministrazione”.
Ma l’elenco delle criticità continua, passando dalle “perplessità avanzate in merito alla parte vincolata” alla “esigenza di chiarire gli aspetti contrastanti e lacunosi precisati in sede di analisi dell’evoluzione dei debiti fuori bilancio e della congruità degli accantonamenti finalizzati a fronteggiare le passività potenziali eventualmente derivanti dal contenzioso in atto”, non senza sottolineare “l’insoddisfacente quadro informativo riguardante gli organismi partecipati e all’ eventuale presenza di oneri latenti dalle stesse derivanti”.
Questo quadro a tinte fosche è completato dagli ultimi punti in cui il magistrato contabile manifesta dubbi in ordine alla “effettiva sostenibilità del piano, avuto riguardo alle superiori osservazioni relative alla massa passiva effettivamente residua”, tenuto conto delle “perplessità sulle modalità di quantificazione degli obiettivi annuali di contrazione della spesa per il personale, che non appaiono attendibili” e della “necessità di documentare il dichiarato conseguimento di tutti gli obiettivi di risanamento relativi alla diminuzione delle spese correnti”.
Queste legittime perplessità del magistrato credo possano essere considerate le perplessità di ogni cittadino messinese e credo che possano bastare per chiedere che ciascuno si assuma le responsabilità del proprio ruolo, abbandonando teatrini e sceneggiate, perché al futuro della città non possono essere anteposti interessi personali di chicchessia».

 

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