MESSINA. La città dello Stretto si sta spopolando. È sull’orlo del baratro. Inoltre, non c’è attrattività e l’offerta dei servizi è scarsa, ma nonostante questo, non è abbastanza “disastrata” da poter accedere alla mano tesa dello Stato, perchè chi resta in città “è ricco” e abbassa l’indice di impoverimento, non permettendo il soccorso da parte del governo. È il paradosso di Messina per l’Agenzia per la Coesione, che ha reso noto l’elenco dei comuni marginali beneficiari dei fondi per il periodo 2021-2023, e che vede la città dello Stretto non idonea al sussidio perché, anche se meno popolata rispetto ai dati raccolti nel 1981 e nel 2001, è molto più ricca del previsto.

Mentre il capoluogo peloritano, che nel giro di quarant’anni ha visto la popolazione diminuire del 12%, non è riuscita ad accedere ai fondi, altri 57 comuni della provincia che hanno richiesto lo stanziamento dei 180milioni di euro sono risultati assegnatari. I restanti 51 sono stati esclusi perché non idonei in base ai parametri imposti dall’agenzia.

Il fondo quest’anno è stato erogato a 1.187 comuni in tutta Italia, di cui il 95% appartenenti al sud. Al meridione, infatti, sono destinati per il triennio circa 171milioni di euro. Ma a cosa sono destinate le risorse stanziate e perché molti comuni non sono risultati beneficiari? «Adeguamento di immobili comunali da concedere in comodato d’uso gratuito per l’apertura di attività commerciali, artigianali o professionali; concessione di contributi per l’avvio di attività commerciali, artigianali e agricole; concessione di contributi a favore di chi trasferisce la propria residenza e dimora abituale nei comuni delle aree interne, come concorso per le spese di acquisto e ristrutturazione dell’immobile (massimo 5.000 euro a beneficiario)». Tutti interventi che dovrebbero favorire un ritorno dell’imprenditoria in queste zone.

Il fondo, infatti, nasce con l’obiettivo di «favorire la coesione sociale e lo sviluppo economico nei Comuni particolarmente colpiti dal fenomeno dello spopolamento e per i quali si riscontrano rilevanti carenze di attrattività per la ridotta offerta di servizi materiali e immateriali alle persone e alle attività economiche, nel  rispetto della complementarità con la strategia nazionale per le aree interne», si legge sul sito del Governo.

In particolare il problema della carenza di attrattività per la scarsa offerta dei servizi, relativo all’indice di vulnerabilità sociale e materiale, è quello più preoccupante. O almeno è quello che si evince fino ai dati relativi al 2017, quando era la quarta città metropolitana più a rischio, dietro Napoli e le altre città della Sicilia: Catania e Palermo.

Elementi valutati per accedere al fondo, quindi, sono lo spopolamento, l’indice di vulnerabilità sociale e materiale (criteri per i quali Messina sarebbe risultata idonea) e l’impoverimento, che non è stato registrato in città. Anzi, sembra che chi sia rimasto a vivere nella città dello Stretto sia più ricco rispetto alla media delle altre città.

Anche la metà dei comuni appartenenti alla provincia che non sono risultati idonei al fondo devono la causa al reddito superiore rispetto agli altri beneficiari. Città come Milazzo, Itala, Saponara, Spadafora, Scaletta Zanclea, Sant’Agata di Militello e Mistretta. Altri comuni come Tusa, Frazzanò, Ficarra, Sinagra, Floresta e Castel di Lucio, invece, non potranno accedere perché il loro “indice di vulnerabilità sociale e materiale” è inferiore. I restanti 37 comuni, infine, non hanno visto una decrescita della propria popolazione tra i due periodi temporali di riferimento (1989-2019; 2001-2019).

 

 

 

 

 

 

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[…] tutte le difficoltà e le criticità correlate agli interventi ammessi nel DPCM di ripartizione del “Fondo di sostegno ai comuni marginali”. Molti comuni, soprattutto al Sud, rischiano di non poter accedere alle risorse stanziate, pur […]