MESSINA. Verso Messina, a giugno, arrivavano poco più di mille litri d’acqua al secondo, cioè la portata di cui normalmente la città usufruisce in media durante tutto l’anno: lo scrive l’assessorato regionale dell’Energia, su dati forniti dall’Amam, in una comunicazione al comune di Messina, in cui si sancisce come, secondo la Regione Siciliana, a Messina non ci sia stata carenza d’acqua. Anche perchè l’Assemblea territoriale idrica di Messina comunica che la portata media annua è pari a 1.052 litri al secondo,, e che il fabbisogno cittadino secondo il Piano d’Ambito approvato nel 2022 è di 980 litri al secondo.

E infatti, nella circolare del 5 settembre, il dipartimento regionale all’acqua scrive nero su bianco “Al 18 luglio 2024, dai dati che sono stati riferiti a questo Dipartimento, non risulta una carenza idrica in danno del Comune di Messina“, avendo però cura di aggiungere che “tuttavia non si deve trascurare l’eventualità che, in caso di malaugurato protrarsi della crisi idrica, subentri lo “scenario di crisi” prefigurato da Amam s.p.a., dalla medesima correlato anche al “preoccupante abbassamento del livello della vasca di emungimento di Torrerossa che, avendo raggiunto il livello guardia, potrebbe non permetterre l’avvio delle pompe di sollevamento con una riduzione degli apporti emunti di circa 220 l/s”. Ciò che, secondo l’Amam, è avvenuto. Intervenuta in consiglio comunale, mercoledi 25, la presidentessa Loredana Bonasera ha spiegato che attualmente Messina ha il 23% in meno di acqua rispetto alla media. I conti, quindi, tornano, considerando che la situazione è precipitata intorno a metà luglio, con una penuria d’acqua generalizzata, e i primi provvedimenti sono stati presi a inizio agosto.

Ma non tornavano evidentemente a luglio, quando alla luce delle considerazioni dell’assessorato regionale, secondo cui a Messina non c’era carenza d’acqua, era stato negato l’utilizzo di parte delle risorse idriche provenienti dalle stazioni Torregrossa e Bufardo, sottraendole all’uso irriguo per destinarle a quello potabile: ipotesi che a luglio stesso era stata ventilata dal comune di Messina per fronteggiare la crisi idrica. Anche perchè, si legge nella circolare del dipartimento, “nel corso delle citate riunioni convocate dalla Prefettura di Messina, il Comune di Messina non ha fornito dati relativi ai prelievi da tutte le fonti di approvvigionamento disponibili, nonché al fabbisogno idrico“.

Dati che sono arrivati dall’Amam, che calcolava che a giugno la portata d’acqua che arrivava in città (da tutte le fonti da cui Messina si serve, quindi acquedotto Fiumefreddo tramite le stazioni Bufardo e Torrerossa, Acquedotto Santissima, pozzi cittadini, sorgive cittadine, Siciliacque) era di mille litri al secondo, quindi perfettamente in media annuale. Ma se il 18 luglio la Regione affermava che Messina non aveva penuria d’acqua, e la portata dichiarata dall’Amam era in perfetta media stagionale e annuale, come mai si è registrata un’estate devastante dal punto di vista delle esigenze di approvvigionamento?

Si è verificato, in pratica, ciò che era successo lo scorso anno, in cui i bacini idrici erano pieni e non c’era alcuna carenza idrica, ma nonostante questo parte della città era alle prese con continue e inspiegabili interruzioni nell’erogazione, con acqua che scorreva solo qualche ora al giorno o intere zone a secco dopo pochissime ore di erogazione a portate e pressioni peraltro insufficienti per garantire il riempimento dei serbatoi, e Amam che non forniva alcuna spiegazione plausibile. Ma non dappertutto: solo in quell’1% della popolazione che il sindaco Federico Basile ha citato secondo la mappatura delle chiamate a Coc (centro operativo comunale di protezione civile) e Amam per far intervenire le autobotti: realtà che conosce bene chi vive a rione Ogliastri, San Licandro, quartiere Lombardo, Faro, Mortelle, San Saba, ma anche Montepiselli, Noviziato Casazza, parte del viale regina Margherita, zone sventurate da sempre, indipendentemente dalla quantità di acqua che arriva in città.

A intervenire sulla questione sono stati la senatrice di Italia viva Dafne Musolino, che chiede per l’Amam una commissione d’inchiesta “alla luce delle risultanze dell’istruttoria del dipartimento regionale”, e il rappresentante del partito democratico Armando Hyerace (“L’acqua c’era, dimissioni subito“, ha scritto in un post su Facebook). A scagliarsi contro il dipartimento regionale è stato il sindaco Federico Basile: “Quest’estate Messina ha potuto contare su pozzi e sorgenti per circa 1010 litri/secondo contro i 1300 litri/secondo dell’estate del 2023; un decremento certificato e dimostrabile in ogni sede. Considerando le perdite della rete, ciò si traduce in un’erogazione effettiva di poco più di 400 litri al secondo, ben al di sotto dei 980 necessari per garantire un servizio h24″. Basile cita il dato secondo cui la rete idrica messinese, tra la sorgente e il rubinetto, subisce una percentuale di perdite totali pari al 53%. Di queste, però, “solo” il 26,7% si disperde, mentre il restante 27% resta in rete, ma è sfruttata da allacci abusivi e “volumi non conturati”, e la dispersione avviene tutto l’anno, non solo in estate. Per il Comune, in definitiva, il motivo dell’estate a secco è stati quel 23% di acqua in meno a disposizione, che però l’Amam non ha mai comunicato alla Regione, almeno non nei tempi in cui lo chiedeva la Regione.

Ricapitolando: basandosi sui dati di Amam, secondo cui a giugno la portata in arrivo in città era di mille litri (in perfetta media stagionale), la Regione, non rilevando carenza idrica, non ha concesso lo storno di parte dell’acqua dell’acquedotto Fiumefreddo che serve per irrigazione, a favore di un utilizzo potabile a favore di Messina. Nel frattempo, secondo il Comune, la carenza idrica è arrivata eccome: la portata d’acqua verso Messina, di mille litri, si è ridotta del 20% (Palazzo Zanca non ha mai comunicato a partire da quando): di questi 800 litri che arrivano in città, la rete di distribuzione urbana ne perde metà, quindi di litri in circolazione ce ne sarebbero 400 (in realtà 600, perchè non tutta l’acqua è dispersa), insufficienti per le esigenze di approvvigionamento. Il risultato è stata un’estate da incubo. Che non accenna a placarsi. Come le polemiche.

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