MESSINA. La disastrosa estate dei messinesi dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico non accenna a migliorare, e non lo farà sicuramente rientro a casa di tutti i vacanzieri. Una situazione di cui si poteva immaginare l’esito già a inizio anno, periodo ad iniziare dal quale l’erogazione al rubinetto era già stata ridotta del 30% a causa delle falde acquifere molto ridotte per via delle piogge quasi assenti durante l’inverno, e della perdurante siccità. Eppure, nonostante gli avvertimenti e la situazione meteorologica catastrofica, si è arrivati in estate in clamorosa emergenza e impreparazione, nonostante già lo scorso anno, con acqua in abbondanza, c’erano stati tutti gli indizi di cosa sarebbe potuto accadere.
E l’Amam, la partecipata che si occupa di acquedotto e approvvigionamento idrico, lo sapeva: lo ha scritto il consiglio d’amministrazione della partecipata (la presidentessa Loredana Bonasera, i consiglieri Alessandra Franza e Adriano Grassi) nella relazione al secondo anno di attività. E cosa ha fatto per non farsi prendere di sorpresa?
Molto, sulla carta. Molto poco, nella realtà, come testimonia la situazione alla quale sono costretti i messinesi da tuta l’estate, e che da un mese e mezzo è precipitata. Secondo la relazione, Amam “ha messo in campo ogni risorsa tecnica per accelerare il processo di mitigazione della crisi, attraverso la messa in atto di azioni volte al recupero di nuove risorse idriche (revamping pozzi privati autorizzati), ricerca di nuove fonti (ricerca idrica in base al sistema acquedottistico cittadino al fine della migliore distrettualizzazione e distribuzione locale nelle zone maggiormente deficitarie per via della configurazione del sistema stesso – zona nord), e attivazione di sistemi volti al risparmio della stessa risorsa (recupero acque fine corsa fontane, riuso acque depurate ai fini civili ed antincendio) ma anche efficientamento degli impianti e delle reti esistenti – si legge nella relazione -In tale contesto, che vede già notevoli risultati in termini di recupero della risorsa, si è anche ipotizzata la dotazione di desalinizzatori marini dislocabili in zona nord e in zona centro. Per tale iniziativa è in corso la valutazione conseguente alla ricezione di diverse manifestazioni di interesse pervenute a fronte di avviso pubblico per project financing. Alle suddette attività si aggiungono gli interventi di manutenzione delle sorgive e di efficientamento sulla rete di distribuzione interna, che aggiungono benefici in termini di incremento delle portate in rete e delle relative ore di erogazione”. Interessante notare che sono spariti del tutto i riferimenti a quanto annunciava nel 2018 da sindaco Cateno De Luca, e cioè “l’eliminazione dell’acquedotto di Fiumefreddo”, e “fonti di approvvigionamento nel territorio urbano”.
Tutte azioni che non sono state mai attuate, e dove lo siano state men che meno sono state decisive: chi aveva acqua h24 continua ad averla a fornitura pressochè uguale, chi ne aveva a stento cinque ore ha visto spesso ridursi a zero l’erogazione, e ha dovuto attendere che fossero le autobotti a riempire i serbatoi, data la portata e la pressione insufficienti.
Il problema è strutturale, e per superarlo, o renderlo perlomeno “accettabile” bisognerebbe procedere con il rifacimento della rete cittadina (che perde il 53% di acqua, 26,7 % per perdite reali e il 27% di “volumi non conturati”): operazione che secondo Amam consentirebbe di abbattere gli sprechi al 38%, ma soprattutto di razionalizzare la schizofrenica rete di distribuzione, per evitare che palazzi separati da una strada ricadano in zone che hanno acqua h24 e zone che hanno acqua h4. Si tratta di un progetto finanziato con fondi Pnrr per 21 milioni di euro.
A che punto sono i lavori? Non sono sostanzialmentre mai partiti: a giugno 2023 è stata bandita la gara da Invitalia per l’individuazione dell’esecutore, è stata aggiudicata a settembre, e il 5 dicembre 2023 è stata sottoscritto il verbale per l’avvio dei servizi per la progettazione esecutiva. Da lì in poi, l’avanzamento è stato di appena 2,5 Km (sui 150 totali previsti) di sostituzione di una condotta della rete di distribuzione terziaria nella zona centro-sud della città, a giugno appena trascorso.
Non va meglio con la ricerca di nuove fonti. Attualmente al Genio civile, che rilascia le autorizzazioni, sono arrivate richieste per tre nuovi pozzi a Briga, tre a Mili (in attesa di perfezionare le procedure), e due che l’Esercito fornirebbe in zona Ogliastri ed ex ospedale militare, (per i quali si è in fase di prove di portata e potabilità), come spiega Santi Trovato, che del Genio civile è ingegnere capo. Nessuno di questi è ancora entrato in funzione, anche se bisogna specificare che la procedura per poter ottenere tutte le autorizzazioni da una mezza dozzina di enti differenti è lunga e farraginosa.
E infatti all’Amam hanno perfetta contezza del problema: “Le attività sono in corso e proseguiranno fino ad ottenere un equilibrio ed un efficientamento volto da un lato al superamento della attuale crisi, e dall’altro al raggiungimento dell’obiettivo di incremento della risorsa idrica”, conclude la relazione. Nel frattempo, l’estate del 2024, la più catastrofica dal punto di vista della distribuzione idrica, sta per andare in archivio. mentre i problemi rimangono. Irrisolti.
Amam fa ricerche e sondaggi, se si chiarisce la presenza di acqua si onere concessorio regionale fissato dal genio civile, che dà autorizzazione
sollecitando a trovare prelievi abusivi
Tre a Briga, altri tre in zona Mili (attesa di perfezionare la procedura) e due dell’esercito (in attesa delle prove di portata e potabilità), zona Ogliastri e ex ospedale militare