MESSINA. E’ durato meno di una settimana l’esperimento del razionamento idrico, un giorno ciascuno alle due zone, denominate A e B, particolarmente sfortunate dal punto di vista dell’approvvigionamento: perchè dopo un avvio zoppicante, nella settimana di ferragosto i disagi per il mancato arrivo dell’acqua si sono moltiplicati in tutta la città, anche in zone che non avevano sofferto particolarmente la carenza, mentre nelle ormai tradizionali zone che la penuria d’acqua la subiscono anche quando la distribuzione è normale, ormai sono alla canna del gas. In interi rioni (i soliti, a saltare rione Ogliastri, San Licandro, quartiere Lombardo, Faro, Mortelle, San Saba, ma anche Montepiselli, Noviziato Casazza, parte del viale regina Margherita e di recente anche alcune zone dei villaggi in zona sud) l’acqua manca ormai da una settimana, soprattutto ai piani alti, in cui portata scarsa e pressione bassissima fanno sì che i serbatoi non si riescano a riempire. E mentre le famiglie si adoperano come possono, agli esercizi commerciali (i pochi aperti a metà agosto, quindi soprattutto bar e ristoranti) non resta che rivolgersi ai privati, con un notevole aggravio di costi.

La situazione è doppiamente preoccupante perchè proprio nella settimana appena trascorsa, la città si è svuotata, con metà della popolazione fuori in villeggiatura o nelle case a mare, quindi il consumo di acqua è calato in maniera considerevole: eppure, nonostante questo, i disagi si sono moltiplicati e l’acqua è diminuita. Il problema sarà la prossima settimana, quando alla spicciolata i messinesi torneranno a casa, e il fabbisogno d’acqua crescerà in maniera esponenziale. E se già con mezza città vuota l’acqua non bastava, cosa succederà al ritorno in piena attività di tutti i messinesi (quindi non solo abitazioni ma anche negozi, uffici e scuole)?

All’Amam danno la netta impressione di brancolare nel buio: su dieci telefonate per avere una risposta sul perchè i rubinetti sono a secco quando invece l’acqua dovrebbe essere in distribuzione secondo il principio delle zone, le risposte saranno altrettante, tutte diverse tra loro (e nessuna che spieghi il problema), e la promessa da parte degli operatori di dare qualche spiegazione lasciando un numero a cui essere richiamati è vana nove volte su dieci. 

Non va meglio, anzi, la misura emergenziale tramite autobotti: gli elenchi sono puntualmente disattesi anche dopo giorni di chiamate continue, e non esiste un ordine di priorità cronologica: a chi si prenota per un giorno, passato quello stesso giorno senza che l’autobotte si sia vista, non rimane che ritentare la sorte il giorno successivo, perchè allo scadere della giornata le prenotazioni non evase si annullano. E quando in un condominio arriva un’autobotte, è presa d’assalto (anche giustamente, dato che ci sono zone in cui l’acqua non arriva da una settimana) da tutti i condomini, anche da chi non avrebbe diritto di prelazione. Non solo: perchè i serbatoi siano riempiti, non basta la sola prenotazione, serve anche che chi ha prenotato l’autobotte sia fisicamente presente al suo serbatoio: quindi chi lavora o ha altri impegni, rischia concretamente di non vederne proprio, di acqua.

Se il comune di Messina e la sua partecipata che si occupa di acquedotto e approvvigionamento idrico la situazione la stanno gestendo disastrosamente, alla Regione non sono da meno, anzi. Un mese fa era stato annunciato che, in ottemperanza ad un’ordinanza regionale, sarebbe stato privilegiato l’utilizzo potabile su quello irriguo delle risorse idriche provenienti dal Pozzo Bufardo-Torrerossa, dando meno acqua alle colture e più alle abitazioni. Dopo un mese, si attende che da Palermo finiscano di conteggiare quanta acqua in meno avranno le piante e quanta in più le persone. Senza fretta, con calma: nel frattempo agosto ha passato il giro di boa

La situazione, quindi, è ormai molto oltre l’emergenza contingente (Messina, e tutta la Sicilia, sono pur sempre alle prese con la peggiore siccità degli ultimi vent’anni almeno), ma si è avviata (sin dalla scorsa estate, in cui di acqua ce n’era in abbondanza ma tutto agosto e metà settembre di problemi ce ne sono stati a non finire) a diventare strutturale. Il problema è che all’orizzonte non si intravede una soluzione. Nè a lungo nè a breve termine.

 

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