MESSINA. Cosa sta facendo la Regione Siciliana per contrastare la siccità che attanaglia l’isola e la città dello Stretto, nelle rispettive competenze? Non troppo, e confusamente, pur non avendo colpe specifiche. In Sicilia praticamente non piove da un anno in maniera sufficiente ad alimentare i bacini idrografici (vuoti per oltre il 70% della capienza quando ancora mancano ancora due mesi d’estate), di acqua non ce n’è quasi più, letteralmente, e la situazione non si presenta semplice, nè di semplice risoluzione.
Le misure messe in campo, però, non sortiranno chissà quali effetti: semplicemente, sono confuse, tardive e non agiscono (e non potrebbero) alla radice del problema. La Giunta regionale ha dichiarato lo stato di crisi e di emergenza già a febbraio, e ad aprile è stata varata l’immancabile “cabina di regia”, ma da allora non si è mosso granchè. In una direttiva ai sindaci di fine giugno intitolata “Primi interventi urgenti di protezione civile finalizzati a contrastare la situazione di deficit idrico in atto nel territorio della Regione Siciliana”, il dirigente preposto all’ufficio del commissario Salvatore Cocina ne è ben consapevole: “Fra i possibili interventi, gli interventi sostitutivi di acquedotto come quelli svolti con le autobotti non risolvono certamente l’emergenza ma servono a tamponare crisi locali causate da mancanza di acqua in abitazioni, strutture sanitarie, centri di dialisi, strutture ricettive e b&b, panifici e centri di preparazione alimenti, in allevamenti di animali, etc., ed evitano conflitti e gravi conseguenze sul piano della tenuta sociale e dell’ordine pubblico”, scrive il dirigente.
Proprio le autobotti sembrano essere la principale strategia regionale: 86 interventi finanziati con 2 milioni di euro di cui solo 760 mila euro su fondi nazionali e la restante parte a carico della Regione. Poi ci sono 52 interventi strutturali su oltre 100 fra revamping di pozzi, sorgenti e interconnessione delle condotte per circa 19 milioni di euro, i cui frutti serviranno semmai per il futuro, ma i cui risultati attesi oggi sono stati piuttosto aleatori.
Per il resto? Delega ai comuni. Cocina ha invitato i sindaci a “emanare le ordinanze contingibili e urgenti e i provvedimenti finalizzati al risparmio idrico e ad assicurare l’acqua per i primari fabbisogni potabili della popolazione e degli animali di allevamento, vietandone l’uso per l’irrigazione di orti e giardini, per il lavaggio di strade, di piazzali e di veicoli”: il sindaco di Messina Federico Basile ha emanato un’ordinanza simile due mesi fa.
Poi basta, solo questione di organizzazione: attivare, “anche temporaneamente ed in configurazione ridotta e limitata alle sole funzioni di supporto essenziali”, il Centro Operativo Comunale, “curare la corretta informazione”, “attivare tutte le locali associazioni di volontariato“, “efficientare tutte le risorse comunali e i punti di approvvigionamento idrici per rifornire le autobotti che dovessero intervenire”, “assicurare (o verificare che sia assicurato dal gestore ove diverso dal comune) l’approvvigionamento idrico prioritario a: strutture sanitarie e di dialisi in particolare, attività di produzione di alimenti, strutture ricettive”. E la danza della pioggia, se non bastassero.
Però le docce gratis nelle spiagge bandiera blu quelle le dobbiamo continuare ad offrire, no? Tanto che importa se c’è la siccità? E ci moriremo di sete…