MESSINA. Sessantasette strade di nuova denominazione tra Faro, Faro superiore, Sperone, Curcuraci, Ganzirri, Sant’Agata, Pace e una pure in centro città: solo tre intitolate a donne, e quattro appena a messinesi.

Farà discutere la proposta di delibera esitata dall’assessore Federico Alagna su proposta della commissione toponomastica, di sostituire omonimie, strade senza nome e sigle alfanumeriche nei villaggi. Non per la proposta in sé, o per la caratura indubbia dei personaggi ai quali saranno intitolate le strade, ma per una precedente e accesissima polemica.

Già in estate si era scatenata una battaglia sulle intitolazioni “a senso unico”. Prima la bocciatura, da parte della commissione toponomastica, della proposta di intitolare uno slargo alle vittime dei femminicidi (preferendogli i “donatori d’organi”, con la motivazione “perché non è il modo migliore per onorare le vittime del femminicidio”), con intervento piccato da parte del gruppo Pari opportunità di cambiamo Messina dal basso. Qualche settimana dopo un’altra proposta, che sembrava mettere tutti d’accordo: perché non intitolare le vie di Ganzirri alle “madri costituenti?”, ha domandato lo stesso gruppo Pari opportunità di Cmdb. “E perché invece non alle messinesi illustri, che sono molte? Perché queste intitolazioni per personaggi che non c’entrano niente con Messina??”, aveva rilanciato Nino Principato, attirandosi gli strali di quattrordici storici e accademici messinesi via lettera aperta.

L’occasione poteva essere quella giusta per mettere tutti d’accordo, dato che Messina, con l’operazione “Mille nomi per mille vie” sta pian piano sostituendo omonimie, strade senza nome e sigle alfanumeriche. E invece, peggio di prima: quarantuno nuove intitolazioni a Faro superiore, quattro a Sperone, tre a Ganzirri, cinque a Sant’Agata, sette a Faro, cinque a Curcuraci, una ciascuno a Pace e al centro, tra le vie Cuppari, Principessa Mafalda e Duca D’Aosta, e non solo pochissime donne, ma anche solo quattro messinesi: lo storico dell’arte Francesco Basile, il chimico Bruno Ricca, il matematico Placido Tardy, il chirurgo Luigi Carmona.

Le donne invece sono la torinese Maria Luisa Spaziani, che ha insegnato letteratura francese all’Università di Messina, la milanese Maria Pastori, docente di Meccanica razionale, la biologa francese Jeannette Villepreux Power.

A chi sono state intestate le vie? A molti medici e chirurghi, per esempio: dal corleonese Salvatore Navarra, padre del deputato ed ex rettore Pietro Navarra (e anche fratello del boss Michele Navarra) al palermitano Gustavo Barresi, dal milanese Guido Izar a Luigi Carmona (il fondatore dell’omonima clinica privata), da Giuseppe Ziino di Oliveri a Ugo Cucinotta di Pace del Mela. E poi?

Gli altri? Personaggi illustri da ogni dove: in ordine sparso, l’economista pescarese Federico Caffè e quello napoletano Arturo Labriola, gli storici Paolo Alatri e Gaetano Cingari, il filologo classico Augusto Mancini, il docente di diritto privato (di Santa Teresa) Vincenzo Michele Trimarchi, ma anche lo zoologo lettone Nikolaus Kleinenberg, lo studioso di lingue slave tedesco Pietro Antonio Zveteremich, ed il biologo marino nato a Copenhagen Arturo Bolognari.

Ovviamente, tutti i personaggi hanno in qualche modo a che fare con Messina, avendoci insegnato o avendo trascorso periodi di ricerca accademica in città.

 

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Nino Principato
Nino Principato
25 Marzo 2018 18:38

Per correttezza d’informazione e con tutto il rispetto per lo spessore culturale e professionale del personaggio, che è indiscutibile, il prof. Luigi Carmona non era messinese, come riportato nell’articolo, ma originario di Grotte in provincia di Agrigento