MESSINA. Nuovo appuntamento stasera, sabato 6 aprile, al Retronouveau, con la rassegna itinerante e totalmente made in Sicily OndaPop, nata dalla collaborazione dell’etichetta musicale indipendente messinese Tuma Records e le due realtà palermitane di Mind e Crox Concerti, patrocinata dall’ Assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo della Regione Siciliana. Sul palco del live club di via Croce Rossa 33, per la prima volta, dunque, arriva il format Fuori Salotto, il salotto itinerante della canzone, ideato e portato avanti, in giro per tutta l’Italia, dal cantautore napoletano Lelio Morra, e che, per l’occasione vedrà protagonista una delle tappe siciliane del tour 2024 della giovanissima e talentuosa Anna Castiglia. Una serata all’ insegna della musica e dell’arte, ricreando una dimensione con i colori e i sapori distintivi di un house concert, per consentire non solo un ascolto più attento ed equilibrato, ma anche la costruzione di momenti dal forte valore emotivo e culturale. Ad aprire il live di una delle voci femminili più eclettiche e all’avanguardia dell’attuale panorama musicale italiano, ci sarà Valerio Pettinato, in arte Babele, giovane cantautore messinese, con la sua speciale confusione creativa, le sue melodie che sanno di mare, e la potenza evocativa della sua voce e delle sue parole. Guest Music Lelio Morra, mentre l’esposizione presente in sala sarà a cura dell’architetto e illustratore messinese Nunzio Bonina. Anna Castiglia, nata a Catania, ma d’adozione, per studi intrapresi e lavoro, un po’ torinese un po’ milanese, dopo l’esperienza a X Factor 2023, dove, nonostante la repentina eliminazione da parte del giudice Morgan, ha fatto subito centro nel cuore del pubblico, non si è più fermata. “Ghali”, “Participio presente” e l’uscita di nuovi singoli l’hanno portata ad importanti aperture ad artisti come Max Gazzè, Manuel Agnelli e I Tre Allegri Ragazzi Morti, e adesso è arrivato il momento di un tour tutto suo nei club, prima di annunciare l’uscita del suo album d’esordio. Canta la vita, con tutte le sue sfaccettature, e lo fa in modo ironico e polemico, ma anche romantico, usando una grande sensibilità comunicativa. Per Anna le parole, e la grammatica, soprattutto nella musica sono molto importanti, a tal punto che sembra aver riscoperto l’antica ricetta dell’autentico cantautorato d’ autore di qualità. E i contenuti, per non parlare delle melodie, non sono di certo da meno. (Biglietti in vendita su Dice o al botteghino del locale fino ad esaurimento capienza, apertura porte ore 20.30, inizio spettacolo ore 21.40)

Tre canzoni tue e tre di altri artisti per ascoltare l’identikit in note di Anna Castiglia. 

“Uhm difficile -spiega l’artista- tra le mie scelgo sicuramente “Ghali”, perché rappresenta una parte del mio modo di scrivere, un po’ più d’ esercizio, un po’ più teatrale. Poi direi una canzone un po’ più romantica, intima ed introspettiva, che, nonostante sia di un po’ di tempo fa, rappresenta un altro lato di me, ed è “Tutto più rosso”. E come terza “U mari”, un pezzo che ancora non è uscito, un pezzo in siciliano che unisce molto i miei gusti musicali alla Sicilia. Amo “Amara terra mia” di Modugno perché è un tipo di scrittura a cui aspiro, è molto semplice ma anche saggia, proprio matura, anche per le immagini che crea. “Amore impossibile” dei Tiromancino, ed infine “Michelle” dei Beatles.”

Quando e come hai capito che avresti fatto la cantautrice? 

“L’ ho capito e deciso quando mi sono traferita a Torino. Lì ho scoperto che potevo fare la cantautrice come lavoro. In realtà suonavo già a Catania nei locali, magari le cover, però non pensavo potesse diventare il mio lavoro, evidentemente ancora non ci credevo abbastanza. Quando poi, però, mi sono ritrovata fuori in un ambiente cantautorale, e ho conosciuto tante persone che portavano in giro la propria musica ho capito che si poteva fare sul serio come lavoro. Andare a studiare a Torino, e poi Milano, mi ha aiutata tantissimo. Mi sono chiesta se avessi fatto la stessa scelta se fossi rimasta in Sicilia, e probabilmente l’avrei fatta lo stesso, anche perché i miei genitori mi hanno sempre incoraggiata tantissimo sotto questo punto di vista, però non avendo visto quando stavo ancora a Catania musica emergente inedita in giro nei locali, non avendo trovato persone che come me, e soprattutto con la mia età, riuscivano a suonare la propria di musica, mi sarei sentita meno stimolata nel farlo. Mi è venuto meno quest’esempio pratico, e credo che gli esempi siano fondamentali nella vita delle persone.” ha raccontato Castiglia.

XFactor: una cosa che non dimenticherai mai e una che invece butti nel dimenticatoio. 

“È un’esperienza abbastanza difficile da dimenticare -ha spiegato- Ma non dimenticherò mai la sorpresa che ho avuto quando sono andate in onda le puntate. Prima ero un po’ spaventata, non sai come va fin quando va in onda, perché fondamentalmente suoni in un palazzetto dove i presenti non possono neanche riprendere. Quando poi sono andate in onda è stato, invece, super bello ed è stata veramente sorprendente la reazione che ho ricevuto. Da dimenticare diciamo dei retroscena con delle dinamiche un po’ pesanti, preventive sull’ estetica, che mi hanno fatta stare un po’ male, ma le ho già dimenticate perché sono state coperte dal bello che è arrivato dopo, e soprattutto dal pubblico che mi ha sorpreso con la sua rivoluzione.”

Qual è la cosa più strana, che ti ha colpito negativamente, che hai visto a XFactor?

“Sicuramente il fatto che si vadano, inizialmente, anche a scegliere degli “zimbelli” da portare sul palco solo per far divertire gli italiani, pur sapendo già di non volerli fare avanti nel percorso. Ecco questa cosa mi ha disgustata abbastanza, l’avevo già notata da pubblico, in tv, ma vederla dal vivo è stato brutta ” ha spiegato.

Quanto è importante dare spazio alle parole nella musica?

“Poco, poco spazio -dice- in realtà tantissimo perché c’è un’attenzione estrema nell’ uso delle parole corrette che includono tutti, tutte, tutt*, però allo stesso tempo a livello musicale la componente estetica resta ancora al primo posto. È un po’ compromettente come cosa, anche perché la musica sembra che debba essere sempre effimera, non parlare di politica e quindi estranea a tanti temi importanti che si trattano con parole importanti. Io, ad esempio, in Ghali ho usato delle parole un po’ scorrette, mi sono state censurate, e ci sono stati dei rumori attorno ad alcune e ci sta, perché io volevo suscitare proprio una reazione per far capire che certe parole si usano ancora e non vanno bene.”

Hai uno stile fantasticamente eclettico, ma sembra che tu abbia riscoperto l’antica ricetta del cantautorato. Quali sono gli ingredienti della tua musica?

“Esperienze personali, per lo più. E poi quello che vedo, e come lo elaboro mentalmente, e poi tutto quello che ascolto. Per me è inevitabile farmi influenzare da un pezzo o da un album che ho ascoltato, e citarlo sia volontariamente che involontariamente nelle mie canzoni. Ascolto un po’ di tutto. Non sono cresciuta con i cantautori classici, anche se non sempre. Ho ascoltato molto Battisti, Mina Califano, insomma un po’ quello che ascoltavano i miei, soprattutto perché da piccola non hai i mezzi. Poi da adolescente sono stata figlia del mio tempo, e quindi ho ascoltato il pop che arrivava dall’ America, ma anche tanta roba che mi andavo a cercare come i Beatles e cose un po’ più vecchie. Ultimamente ascolto spesso il primo album di Amy Winehouse. Lo trovo bellissimo, pieno di influenze jazz, e con al suo interno tantissime contaminazioni, anche americane, che mi piacciono molto.” ha spiegato Castiglia.

In Participio presente parli della gavetta degli artisti. È ancora difficile per una donna farsi strada nel mondo della musica? 

“Si decisamente, e non è una percezione ma una verità. Tra l’altro già da diversi anni mi occupo di queste tematiche con il mio collettivo. Diciamo che dopo che noti alcune cose, non puoi più farne a meno di farci caso. E per una donna è ancora molto più difficile emergere.” 

Come e perché nasce il collettivo Canta fino a 10?

“Nasce a Torino e nasce da un’esigenza comune, e anche dal fatto che inizialmente ha preso vita chiamandosi Fuori posto ed era legato all’emergenza dei lavoratori dello spettacolo durante e post pandemia, e là ci siamo ritrovate a protestare in metro. Poi è diventato Canta fino a dieci perché abbiamo notato che quello che faceva più strano era vedere tante donne sul palco tutte insieme, e allora ci siamo dette che era necessario normalizzare questa cosa. Siamo cinque, veniamo tutte da città diverse, ma unite dalla stessa necessità.”

Un piccolo spoiler sul tuo album d’ esordio? 

“L’ album uscirà dopo l’estate -ha annunciato l’artista- Uscirà esattamente dopo che l’avrò portato in giro e conterrà le canzoni che sto portando in tour. Sarà un percorso fatto di brani molto vecchi scritti ben quattro anni fa, che io conosco ma gli altri ancora non li hanno mai ascoltati, canzoni già conosciute e pezzi nuovi, anche scritti da poco.” 

Max Gazzè, che aprì i concerti del maestro Franco Battiato, ti ha scelta come apertura delle tappe del suo tour. Ne hai sentito la responsabilità?

“Ne ho sentito la responsabilità, ma non il peso, ed è stato bellissimo. Bellissimo che un grande artista come lui abbia dato spazio a un’artista un po’ più piccola ed emergente. Bellissimo conoscere sia lui, che è una bellissima persona, sia conoscere una produzione vera. Le aperture non sono facili, non ci arrivi spigliata come se fosse un tuo concerto. Però mi è piaciuto molto, un pubblico molto attento. Come dico sempre è stato bello scoccare il pubblico a Max Gazzè.”

Con chi andresti a un tuo concerto?

“Andrei con mio padre, perché sa ascoltare e mi fa sempre notare tante cose interessanti, infatti mi piace tantissimo ascoltare musica con lui.”

 

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