MESSINA. Per la terza volta in tre anni, Matteo Salvini a fine maggio annuncia l’apertura dei cantieri del ponte sullo Stretto “entro l’estate”, subordinandoli (ieri a Messina durante un incontro in Prefettura) solo all’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess, il comitato interministeriale di programmazione economica, ultimo passaggio prima della validazione del progetto, e che dovrebbe avvenire, secondo il ministro delle Infrastrutture, entro qualche settimana.

Cosa vuol dire in concreto “apriranno i cantieri?” Fosse confermata la data indicata da Salvini, sarebbero comunque otto mesi di ritardo rispetto alla scadenza indicata nel progetto definitivo “rivisto”, e si tratterebbe di opere propedeutiche, che dureranno 575 giorni (quindi le lavorazioni vere e proprie dell’opera non inizieranno che tra due anni). Tutte opere che, nella prima versione del progetto definitivo, sarebbero dovute iniziare più di un anno fa.

Un po’ di sano realismo l’ha portato Pietro Ciucci, presidente della Stretto di Messina Spa, la società concessionaria per la realizzazione dell’attraversamento stabile dello Stretto di Messina, presente anche lui alla riunione in Prefettura: per l’inizio delle opere a terra vere e proprie se ne parlerà dopo l’approvazione del progetto esecutivo, che seppure “a stralci”, cioè ciascuno per la propria parte di competenza (opere a terra, opere accessorie, verifiche statiche, dinamiche, aerodinamiche, sismiche e via dicendo), deve avere necessariamente una validazione perchè si inizi a operare dal punto di vista infrastrutturale.

E quindi, cosa è previsto se saranno rispettate le scadenze “entro l’estate?” I primi lavori riguarderanno la viabilità e “le opere che permetteranno di minimizzare, fin dall’inizio delle attività, ogni impatto dei cantieri sul territorio”, scrive la Stretto di Messina. Quali? “Costruzione delle piste di cantiere, evitando l’interferenza del traffico dei mezzi di cantiere con il traffico ordinario, e predisposizione dei campi base (le cittadelle “tutto incluso” che ospiteranno gli operai, 1160, che verranno da fuori Messina) realizzazione dell’approvvigionamento idrico per soddisfare i fabbisogni di cantiere, potenziamento del sistema fognario”. Quindi sarà la volta della bonifica di eventuali ordigni bellici (e a Messina se ne trovano periodicamente e in quantità), quindi “soluzione delle interferenze con i sottoservizi per garantire il loro funzionamento durante la realizzazione dell’opera, monitoraggio ambientale ante operam, indagini archeologiche e geognostiche, opere compensative dell’impatto territoriale e sociale, opere compensative ambientali”. Insomma, ne passerà parecchio di tempo prima che si possa parlare di “lavori per il ponte” propriamente detti.

 

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