MESSINA. La mancata rimodulazione del piano di riequilibrio del comune di Messina, con la bocciatura della delibera quando in consiglio comunale c’erano solo 18 consiglieri sui quaranta eletti, ha lasciato strascichi velenosi non solo da parte della giunta, che ha subìto lo smacco della bocciatura di un atto significativo, ma anche da parte di chi la delibera l’ha bocciata, e persino da chi l’ha approvata. Tutti contro tutti, in quattro diverse conferenze stampa, poi in qualche modo unificate.

Antonella Russo, per esempio, consigliera del Pd che sulla votazione si è astenuta, coerentemente con le sue posizioni molto scettiche negli anni rispetto a tutti gli atti finanziari. “Le mie posizioni sono state chiarissime da anni, lo testimoniano gli atti. L’amministrazione immaginava che nel giro di un giorno il consigliere comunale potesse esaminare un piano così complesso? Non siamo segretari, l’amministrazione deve dargli tempo e modo di svolgere in scienza e coscienza il suo ruolo. La relazione sulla delibera è arrivata solo qualche minuto prima della seduta di consiglio, e io solo in aula mi sono accorta della mancanza del parere, non vincolante ma comunque obbligatorio, dei pareri dei sei quartieri”. Ieri, l’assessore Guido Signorino ha raccontato di una commissione bilancio (usualmente partecipatissime) che lunedi avrebbe dovuto discutere della delibera e che invece è andata deserta. “Bisognerebbe chiedelo alla presidenza della commissione, il perché”, ha liquidato la questione la consigliera, che poi ha rivelato un passaggio sostanziale: “chi ha votato favorevolmente la rimodulazione del piano ha votato anche una tabella in cui scompaiono passività e si fanno salve transazioni che nessuno conosce e nessuno me le ha fatte conoscere”.

Quindi è toccato a Daniele Zuccarello motivare il suo voto contrario: “La mia unica responsabilità è stata quella di essere stato presente in aula e ad aver votato coerentemente con quello che ho fatto in questi anni. Io non mi sento di aver ‘condannato’ nessuno, come invece ci accusa l’amministrazione: i responsabili sono quelli che hanno sostenuto il piano di riequilibrio e poi lo hanno abbandonato a metà strada, non chi sin dall’inizio lo ha osteggiato perché non era sostenibile. Il sindaco avrebbe dovuto trovare la sua maggioranza tra chi il piano di riequilibrio lo ha votato, e lo ha votato forse per evitare il dissesto e non far scoprire le responsabilità di chi ha creato i buchi nelle amministrazioni precedenti”. Alla fine, in camera caritatis, Zuccarello rivela il segreto che tutti conoscono: “hanno sbagliato a fare i conti, la delibera sarebbe dovuta passare, come al solito, coi soliti numeri risicatissimi, ma qualcuno ha sbagliato a contare”.

Alessandro La Cava a gennaio aveva votato favorevolmente la possibilità di rimodulare il piano di riequilibrio, ma si è astenuto due giorni fa,quando il piano è arrivato materialmente in aula : “Io mi sono astenuto dal voto sulla delibera per bocciare il metodo Accorinti, che è quello di portare gli atti in aula sempre all’ultimo momento. Io sono a favore della rimodulazione di un piano di riequilibrio, ma che arriva al termine di un percorso, che in questi anni non c’è stato”.

Pippo Trischitta invece il piano lo ha votato, così come ha sempre votato tutti gli atti finanziari dell’amministrazione in questi cinque anni. Però è perplesso, perché la misura “più importante del piano, relativa alle risorse umane, prevede un risparmio di 124 milioni in dieci anni, e si tratta di prepensionamenti. In dieci anni vanno in pensione 765 persone, 448 fino al 2018, con un risparmio di oltre 24 milioni. Nel piano era stabilito di prevedere nel piano il 50% delle assunzioni, quindi 224 dipendenti. E questo non è stato fatto. Temo che queste somme liberate servano per altre opere spendibili in campagna elettorale”, ha concluso.

 

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