Compare
Se qualcuno dovesse mai prendersi la briga di stilare una classifica delle parole più utilizzate a Messina, il lessema “compare” si piazzerebbe senza dubbio ai primi posti, al pari del sempreverde zallo (su cui a breve proporremo un approfondimento, ndr) e della new entry Tibet (e chi lo avrebbe mai detto?).
Il termine compare, diffuso a macchia di leopardo in tutta la regione, in pratica noi messinesi lo usiamo quasi come fosse una virgola, un segno di interpunzione che scandisce le nostre giornate e le nostre conversazioni. E come spesso capita quando una parola viene abusata, decontestualizzandola, il significato originale si trasmuta, si allarga, acquisisce nuovi valori, proprio come una scatola che cambia la sua funzione a seconda delle cianfrusaglie che gli riponiamo dentro.
A differenza del suo equivalente femminile commare, connotato euforicamente e usato sempre e comunque per esprimere affetto e vicinanza, il termine al maschile viene utilizzato ormai in maniera indiscriminata: compare è l’amico fraterno, il conoscente, lo sconosciuto, il nemico giurato. È chiunque ci capiti a tiro.
Dall’altra parte è una parola egualitaria, che abbatte le classi sociali e gli status: testimonianza verbale di una fratellanza antica, una linea di sangue primordiale che se ne frega di dottori e avvocati, di onorevoli e ministri. Una uguaglianza esistenziale senza patruni e senza sutta che farebbe felice persino Marx.
molto interessante .vorrei SUGGERIRE A PROPOSITO DI CALIA L’ESPRESSIONE ALLASCA I MANI DU CALIATURI.aNCHE SE RITENGO CHE ALLASCARE SIA PIU’ CATANESE L’ESPRESSIONE VIENE USATA MOLTO DAI MESSINESI.
Cutuliari
A casa mia, “che ciolla vuoi?” si usa eccome.
Mi sorprende anche che a un linguista sia sfuggito che la ripetizione del termine produce una frase di chiara rivendicazione di mascolinita:”c’ho la ciolla!”
Ahah, bellissimo ”c’ho la ciolla!”