Fondo Basicò, highlander in centro città

 

Trovare al centro case “storiche” sopravvissute a soprelevazioni, superfetazioni, giardini d’inverno e altri orrori sui quali sorprendentemente la Soprintendenza non ha mai avuto nulla da ridire, è ormai un’impresa.
Per un bizzarro scherzo del destino, a salvarsi sono state le case che a partire dagli anni ’80, quelli dell’aggressione ad ogni metro quadrato libero di territorio esistente, sono state considerate di scarto, vecchie, non più appetibili. Vendute a due soldi, affittate in nero o abbandonate a se stesse, a nessuno è venuto in mente di modificarle in maniera sostanziale. Fondo Basicò è un chiaro esempio.
All’alba del nuovo millennio, le case fino a qualche anno prima ridotte a catapecchie (nonostante la posizione centrale, l’alberatura della circonvallazione alle spalle, il panorama di Duomo, Cristo re e Montalto attorno, e lo Stretto davanti, probabilmente la migliore vista della città) hanno riacquistato appetibilità, sono state comprate e rimesse a nuovo da qualcuno con buon gusto, e oggi rappresentano uno dei pochi esempi in città di riutilizzo consapevole e positivo di qualcosa che fino a un paio d’anni fa era solo vecchio, e oggi invece è storico.