MESSINA. Cinque sedute di consiglio comunale, compreso un “question time”, come quelli che si fanno alla Camera dei Lord, e tre delibere approvate. In compenso, centinaia di interventi, cadute del numero legale e dozzine e dozzine di commissioni. Il tutto per qualche spicciolo meno di 63mila euro. Tanto è costato il consiglio comunale ad aprile in gettoni di presenza ai consiglieri.

Chi ha guadagnato di più, e perchè? Al massimo possibile di trentanove sedute (quelle in più non vengono retribuite) che corrispondono a 2.184 euro lordi, grossomodo 1500 netti, (tetto massimo mensile per i consiglieri comunali, che corrisponde a 1/3 dell’indennità di funzione del sindaco), arrivano in pochi: Claudio Cardile, Angelo Burrascano, Lucy Fenech, Daniela Faranda, Mario Rizzo, Giuseppe Santalco e Benedetto Vaccarino. Qualcuno si è fermato a 2.129 euro, che corrisponde ad una una seduta in meno, quindi un totale di trentotto tra sedute e commissioni: quasi due al giorno, contando sabati, festivi e giorni “vacanti”: Carlo Abbate, Pio Amadeo, Carlo Cantali, Franco Mondello, Mariella Perrone

Trentasei gettoni per Elvira Amata (2.017 euro), poi via via gli altri: Nino Carreri, Nicola Crisafi, Pippo De Leo, Francesco Pagano, Pierluigi Parisi, Fabrizio Sottile e Pippo Trischitta, tutti sopra i trenta gettoni di presenza.

In fondo alla classifica c’è, ormai stabilmente da mesi, Andrea Consolo, che ad aprile ha presenziato solo a otto sedute, e Simona Contestabile, che si è presentata al Comune dieci volte. Gettoni di presenza per, rispettivamente, 448 e 560 euro. Quattordici gettoni e 784 euro per Santi Sorrenti, e diciassette (952 euro) per Carmelina David chiudono la classifica di chi non arriva a sommare mille euro lordi, e che ai lavori non è proprio assiduamente pertecipe.

Un dato spicca su tutti, e cioè i 56 euro e rotti di Nicola Cucinotta, corrispondenti ad una sola presenza, che hanno una motivazione: Cucinotta ha dichiarato, sin dal voto sulla mozione di sfiducia, che non avrebbe più percepito gettone di presenza. Questo, e la continua assenza dalle sedute, lo rendono il consigliere più economicamente conveniente di Palazzo Zanca.

A cosa sono serviti questi gettoni di presenza? Cinque sedute di consiglio: la prima, il 3 aprile, ha “portato a casa” l’approvazione di una delibera sulla toponomastica, quella che introduceva i dieci euro di contributo per chiedere la denominazione di una strada che ne fosse sprovvista. Diciassette presenti all’apertura, 22 alla votazione, delibera approvata. La seconda, il 14 aprile, “Modifiche ed integrazioni al regolamento comunale per il rilascio delle concessioni e per l’applicazione del canone di occupazione spazi ed aree pubbliche”, la terza ed ultima quattro giorni dopo, sulla monetizzazione dei parcheggi di pertinenza degli esercizi pubblici. In quella seduta è iniziata anche la famigerata  delibera di MessinaServizi bene Comune, votata ieri, quasi due mesi di distanza, dopo otto cadute consecutive del numero legale.

Poi le commissioni: quarantacinque, con un record di ben cinque consecutive il 27 aprile e quattro una settimana esatta prima, il 20 aprile, e comunque mai meno di tre al giorno per la terza decade lavorativa del mese.

Ricapitolando: discussioni molte, quarantacinque commissioni e cinque sedute di consiglio, incluso il “question time”. Produttività: tre delibere approvate. Costo totale, poco meno di 63mila euro.

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