MESSINA. C’è un consiglio comunale che già le inchieste di Gettonopoli hanno fortemente delegittimato, e che oggi è sotto una pessima luce per via delle otto consecutive cadute del numero legale durante la discussione della delibera sulla MessinaServizi Bene Comune. C’è un generale malcontento verso l’operato di molti dei quaranta consiglieri, che adesso potrebbe concretizzarsi. Con un bel ribaltone. Per quattro, a causa delle assenze ingiustificate dall’aula.
L’offensiva la lancia Cambiamo Messina dal basso, che scrive alla presidentessa del consiglio Emilia Barrile, ma anche al segretario generale Antonio Le Donne e all’assessore regionale alle Autonomie locali Luisa Lantieri: “avendo visionato i registri di presenza dei consiglieri in cui sono riportate le assenze degli stessi, differenziate tra quelle giustificate e non, desidera informare del ripetersi continuativo di assenze da parte di alcuni Consiglieri per 6 o più sedute consecutive in possibile violazione dell’art. 41 c.6 del Regolamento di funzionamento del Consiglio Comunale di Messina”.
“In particolare – rivela la “denuncia” di Cambiamo Messina dal basso – stando alle sole ultime dodici sedute di Consiglio, sembrerebbe che almeno quattro consiglieri abbiano raggiunto la soglia di assenze perché sia decretata la loro decadenza, non potendo escludere il possibile interessamento di altri consiglieri”. Una bomba, che potrebbe cambiare il volto del consiglio comunale ad un anno dal suo rinnovo.
Cosa recita esattamente il sesto comma dell’articolo 41 del regolamento d’aula? “Decadono dalla carica i consiglieri che non intervengono per sei sedute consecutive del consiglio, se non per giustificati motivi comunicati al segretario generale. La decadenza è in ogni caso dichiarata dal consiglio, sentito l’interessato, con preavviso di dieci giorni”. Procedura semplice, sembra. Sembra.
Perché nella realtà è tutto molto più complicato e nebuloso, come sempre accade coi fatti del consiglio. Intanto perché di fatto non esiste un metodo ufficiale per distinguere tra assenze giustificate e non: ad inizio seduta, infatti, è il presidente del consiglio che legge le “autocertificazioni” da parte dei consiglieri, ed i resocontisti “pigliano nota”. Un sistema da amanuensi nell’epoca della digitalizzazione estrema.
“Prima i consiglieri davano annuncio dell’assenza a voce o telefonavano, poi avvertivano tramite un sms, adesso la presidenza chiede una lettera scritta o un’email, e va tutto protocollato”, spiega Emilia Barrile. Che subito dopo aggiunge “Di recente abbiamo avuto problemi col protocollo, quindi le assenze giustificate non sono state prese”. Combinazione, proprio quando il movimento Cambiamo Messina dal basso aveva fatto due calcoli ed individuato quattro consiglieri che si sono assentati dall’aula sei volte consecutivamente senza fornire motivazione plausibile.
Ma anche senza l’intoppo, la procedura non sarebbe stata automatica. Perchè, per gli affari che lo riguardano, il consiglio comunale è provvisto di una specie di “autodichia“: la prerogativa, cioè, di avere giurisdizione sui casi disciplinari che lo riguardano. In sostanza, cioè, la procedura di decadenza prevede che sia il consiglio stesso ad esprimersi, col voto, sull’allontanamento di un collega. Non solo: la “giustificazione” per l’assenza può essere anche posticipata rispetto all’assenza stessa. Questo, di fatto, rende quasi impossibile che si verifichi la decadenza per assenze ingiustificate.
“Non esiste un sistema di verifica, e il regolamento non è particolarmente utile in tal senso – conferma il segretario generale Antonio Le Donne – tuttavia con il vicesegretario Giovanni Bruno dovremo dare una risposta tecnica. Ci servirà qualche giorno”, conclude Le Donne.
d’altra parte, quando si tratta di giudicarsi “tra pari”, storicamente l’aula non è troppo propensa alla punizione: il caso di Donatella Sindoni insegna, ma anche quello di Andrea Consolo, Mariella Perrone e Carmelina David, che nell’ormai lontano luglio 2013, all’insediamento dell’attuale consiglio, sono passati sotto le forche caudine delle richieste di decadenza per ineleggibilità da parte dei primi dei non eletti: richieste che i colleghi d’aula non hanno accolto.
Nei quattro anni d’aula, qualcosa si è imparato: Gettonopoli ha sancito che bastano tre minuti e qualche secondo di partecipazione ai lavori d’aula o di commissione per avere diritto al gettone di presenza. La questione MessinaServizi ha fatto emergere come procrastinare ad libitum una delibera facendo cadere il numero legale al momento dal voto, invece che assumersi una responsabilità e bocciarla, è un “atto politico”, e che assentarsi oltre il limite consentito senza motivazione è un comportamento regolato da prassi, perché la rilevazione è inesistente. Tutto questo mentre fuori dall’aula il malcontento monta.
Ci sono consiglieri che amano raccogliersi la paga in commissione, quando non rischiano nulla, e poi disertare i consigli sistematicamente, dove dovrebbero prendersi responsabilità. esiste poi l’apparato che si chiude a riccio per proteggere questi comportamenti