MESSINA. Il restauro della fontana di Orione? Ancora è molto lontano. Nonostante i toni trionfali dell’amministrazione che a luglio annunciava la “fase diagnostica” (qui l’articolo), si procede lentamente e a piccoli passi, mentre il prestigioso monumento del Montorsoli datato 1500 rimane impacchettato e coperto dalle impalcature. Solo ieri, infatti, è stato trovato l’accordo a tre fra l’Amministrazione comunale, la Soprintendenza di Messina e l’Opificio Pietre Dure di Firenze per quanto riguarda le analisi da effettuare affinché si possa redigere il progetto.

Dall’annuncio della “fase diagnostica”, quindi, sono passati circa quattro mesi. E ancora non è stata nemmeno effettuata: dall’estate ad ora il tempo è servito solo a capire che le analisi effettuate in passato erano troppo vecchie e a trovare un accordo per ripartire le competenze fra i tre enti, individuate e messe nero su bianco su una delibera di giunta.

Il ritardo, infatti, è dovuto proprio al quadro rilevato dall’Opificio Pietre Dure di Firenze, «risultato differente da quello di cui eravamo in possesso e che risaliva a tre o quattro anni fa», spiega l’assessore ai Lavori Pubblici, Salvatore Mondello. L’opificio nei mesi scorsi ha eseguito un nuovo sopralluogo e ha comunicato alla Soprintendenza e all’Amministrazione comunale quali analisi vanno fatte affinché si possa redigere il progetto.

Fatto ciò, è stato necessario trovare un accordo fra le parti. Sarà il Comune di Messina a mettere materialmente le risorse, sia per l’effettivo restauro che affinché venga eseguita la fase diagnostica. Quest’ultima spesa era già stata prevista nel 2018, quando l’Amministrazione comunale aveva stanziato delle somme per la “Messa in Sicurezza della Fontana Orione” e il “Restauro della fontana Falconieri”. Di questo capitolo di bilancio sono rimasti esattamente 100.487,50 euro, che stando all’assessore Mondello, «sono più che sufficienti».

Prima ancora, però, spetterà a Palazzo Zanca «appaltare i servizi della Diagnostica della fontana» e «produrre alla Soprintendenza i risultati delle indagini e delle informazioni della Diagnostica, in formato cartaceo e digitale, con relative relazioni che evidenziano i risultati ottenuti».

La fase successiva sarà in capo alla Soprintendenza, che dovrà «fornire il progetto esecutivo di restauro della fontana di Orione dopo avere acquisito gli esiti delle indagini diagnostiche seguendo le linee guida dettate dall’Opificio Pietre Dure», oltre che «svolgere la funzione di direzione lavori nei cantieri che si attiveranno ed ottemperare a tutte le funzioni istituzionali di tutela e valorizzazione».

Secondo l’accordo, poi, il Comune di Messina dovrà «sostenere l’onere economico della collaborazione con l’Opificio Pietre Dure e provvedere all’impegno di spesa per il restauro della Fontana Orione, i cui costi potranno essere quantificati in seguito all’esito degli interventi di Diagnostica».

Il primo sopralluogo dell’Amministrazione risale a luglio 2019, quindi esattamente due anni e mezzo fa, quando l’assessore Massimiliano Minutoli e la ditta Fichera (che si dovrebbe occupare materialmente del restauro) avevano osservato le condizioni del monumento (qui l’articolo).

In quell’occasione era stato annunciato l’avvio dei lavori dopo Ferragosto, per lasciare l’opera libera dalle impalcature durante le festività. Gli unici interventi partiti, però, sono stati i rilevamenti propedeutici all’avvio dei lavori, ovvero il posizionamento dei sensori che hanno rilevato una serie di dati supportati dalle riprese effettuate con il drone per analizzarli e ricostruire virtualmente la struttura della fontana. Il prestigioso monumento del 1500, però, è rimasto solo “impacchettato”, che ne hanno occultato la visibilità. Solo qualche settimana fa i volontari di “Puliamo Messina” hanno ricevuto l’autorizzazione ad invadere le impalcature per dare una pulita all’opera (qui l’articolo).

Il motivo del mancato avvio dei lavori quando previsti dall’Amministrazione? La Giunta De Luca non aveva fatto i conti con la Soprintendenza di Messina, che ha chiesto aiuto e supporto all’opificio delle Pietre Dure di Firenze (lo stesso che venne per il restauro che si fece dopo il 1908) per far arrivare in città due restauratori con la funzione di consulenti e supervisori, in quanto massimi esperti nel settore. L’appuntamento era stato fissato per marzo 2020, spiegava la Soprintendenza a LetteraEmme (qui l’articolo), a causa degli altri impegni della struttura numero uno in Italia, e ciò rendeva impossibile rispettare le previsioni dell’Amministrazione.

Poi lo scoppio della pandemia ha fatto slittare ulteriormente il sopralluogo dei tecnici fiorentini e, di conseguenza, l’avvio dei lavori.

A novembre 2020, l’Amministrazione, in un altro comunicato stampa, affermava che «la procedura relativa al piano di interventi procede speditamente». In realtà solo la programmazione degli interventi andava avanti da un anno e mezzo. E continua a rimanere sulla carta, dopo tre anni.

Nonostante in autunno l’Italia si apprestasse ad uscire dalla zona rossa, infatti, la Toscana ancora ci rimaneva, e nell’inconsapevolezza di cosa sarebbe successo nei mesi successivi, per sbloccare la procedura si era trovata una soluzione: l’opificio avrebbe valutato le condizioni del monumento cinquecentesco del Montorsoli in modalità telematica, così da redigere le linee guida per il progetto. A proporre l’idea è stata la Soprintendente Mirella Vinci, che ha parlato con il funzionario dell’opificio (qui l’articolo).

La valutazione in modalità telematica c’è stata, e il 13 luglio, anche quella fisica da parte dell’opificio di Firenze, alla presenza degli assessori Salvatore Mondello, Massimiliano Minutoli, al RUP Annamaria Cacopardo e per la Soprintendenza: Mirella Vinci, Stefania Lanuzza, Virginia Buda e Salvatore Stopo. Presenti, inoltre, i rappresentanti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze Riccardo Gennaioli e Camilla Mancini (Direttori del settore lapidei).

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[…] Fase diagnostica che si attende ormai da agosto del 2019, quando la Soprintendenza non ha permesso all’Amministrazione di mettere le mani sulla fontana per farla analizzare dall’Opificio Pietre Dure di Firenze. L’incontro con i fiorentini è tardato causa impegni della struttura toscana e causa covid. Ma poi è arrivato e si è giunti a tutt’altra conclusione rispetto a quella fornita dall’Amministrazione qualche mese fa. Nella delibera di Giunta di novembre si annunciava in maniera trionfante un accordo trovato fra Palazzo Zanca e la Soprintendenza di Messina, proprio sulla base della relazione dell’Opificio. Cosa prevedeva? Una ripartizione delle competenze fra… Leggi tutto »