MESSINA – “Che l’antimafia sia stata utilizzata come brand da qualcuno, è purtroppo una delle distorsioni che da tempo abbiamo denunciato, io credo di averne parlato in tempi non sospetti”, parla così Raffaele Cantone, presidente del’Anac, a margine della presentazione del suo nuovo libro “La corruzione spiegata ai ragazzi che hanno a cuore il futuro del loro Paese”. Presentato dalla giornalista Elvira Terranova nell’aula magna dell’università di Messina che ha organizzato l’incontro in collaborazione con Taobuk e l’Accademia dei pericolanti.

“Una Sicilia laboratorio, dove emergono alcuni aspetti in modo eclatante prima che altrove ma sono solo la punta dell’iceberg che coinvolge tutto il Paese”, ha detto ancora Cantone, riferendosi stavolta al caso Saguto: “Non dico che ci fossero casi identici anche altrove, me ne guarderei bene, ma che ci fossero meccanismi di scarsa trasparenza, questo sì”.

Mentre sulla trattativa Stato – Mafia il presidente dell’Autoità nazionale anticorruzione esclude si possa parlare di sentenza “politica”: “Diciamo con chiarezza: chi ha studiato e conosce un minimo di vicende della mafia, sa bene che in quel periodo ci sono stati movimenti strani, ora cosa sia avvenuto non necessariamente suppone chissà quale dietrologia ma forse delle chiavi di lettura ci sono. L’attentato all’Olimpico era già pronto, ma qualcosa bloccò tutto, cosa fu? Ci sono delle stranezze, poi, che da un punto di vista logico non riescono a spiegare l’omicidio Borsellino, che è praticamente un suicidio per le mafie. Le riforme del 1992 sono state le riforme più importanti da sempre alla lotta alla mafia, alle quali l’omicidio Borsellino diede un’impronta importante”.

“Mori agente provocatore? Non provocatore perché sarebbe andato non per provocare ma per trattare – risponde Cantone -, potrebbe anche essere considerato un eroe: bisogna capire cosa ha fatto, qual è stato il ruolo”.

Poi il presidente dell’Anac, incalzato da Terranova, si sofferma sul contratto-bozza Lega/M5s, che prevede l’introduzione in ambito Giustizia di due figure l’agente provocatore e l’agente sotto copertura: “Intanto hanno chiara la differenza – sottolinea – cosa non scontata. Sull’agente provocatore non sono contrario ma molto di più, così la corruzione verrebbe stimolata.

Ricordiamo peraltro che per consumarsi non richiede lo scambio ma basta la promessa. Andiamo non ad individuare un reato ma a svolgere un vero e proprio test etico. In questo caso a andiamo a testare se il soggetto è sensibile alla corruzione, la corte europea ha detto chiaramente che lo boccerebbe. Riguardo all’agente sotto copertura possibilità di introdurre un soggetto che dall’interno possa dirti cosa avviene è ben altra cosa”.

“Io non metterei più mano al diritto penale – continua il presidente dell’Anticorruzione -. Mentre bisognerebbe creare un vero e proprio disboscamento della norma amministrativa. Nelle leggi di stabilità si inserisce di tutto, chi conosce le norme ha un potere di interdizione che è tipico del sistema della corruzione”.

Ha escluso infine l’ipotesi che possa essere il prossimo presidente del Consiglio: “Assolutamente impossibile, peraltro essendoci già un contratto il prossimo presidente del consiglio andrebbe a fare il notaio”.

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