MESSINA. Nonostante il restauro ancora in corso, la storica Fontana di Orione è stata oggetto di pulizie da parte dell’associazione PuliAmo Messina. I volontari, infatti, ieri mattina a Piazza Duomo hanno impegnato la mattinata pulendo e riqualificando il monumento sotto la supervisione del Comune di Messina, e dopo aver ricevuto l’autorizzazione da parte della Soprintendenza, ridando un minimo di lustro alla fontana realizzata dal frate fiorentino Giovanni Angelo Montorsoli, e considerata “la più bella del cinquecento europeo”.

Tra domande e foto dei turisti in visita, sono stati rimossi un gran numero di rifiuti lanciati impunemente dai passanti, tra bottiglie, cartacce e addirittura porta fioriere. Particolare attenzione è stata posta alle erbacce affioranti dai pregiati marmi di Carrara, rimosse secondo i dettami della Soprintendenza. Infine, con questa iniziativa, PuliAmo Messina ha lanciato il suo evento “Nel mito di Orione” che si svolgerà domenica 7 novembre dalle ore 17:00  in sinergia con il Dipartimento Verde Pubblico del Comune di Messina e la Sezione Beni Artistici della Soprintendenza di Messina.

Come mai la fontana, dopo due anni e mezzo è ancora imbrigliata dalle impalcature, senza che nessuno (apparentemente9 stia lavorando alla sua restaurazione? Perché dal 2019 ad oggi, complice anche la pandemia da Covid, si è ancora alla «fase diagnostica» (qui il link). Tornando indietro nel tempo, il primo sopralluogo dell’Amministrazione risale a luglio 2019, quindi esattamente due anni fa, quando l’assessore Massimiliano Minutoli e la ditta Fichera (che si dovrebbe occupare materialmente del restauro) avevano osservato le condizioni del monumento (qui l’articolo).

In quell’occasione era stato annunciato l’avvio dei lavori dopo Ferragosto 2019, per lasciare l’opera libera dalle impalcature durante le festività. Gli unici interventi partiti, però, sono stati i rilevamenti propedeutici all’avvio dei lavori, ovvero il posizionamento dei sensori che hanno rilevato una serie di dati supportati dalle riprese effettuate con il drone per analizzarli e ricostruire virtualmente la struttura della fontana. Cosa è successo invece? Il prestigioso monumento del 1500 è rimasto solo “impacchettato” dalle impalcature, che ne hanno occultato la visibilità.

Il motivo? L’amministrazione non aveva fatto i conti con la Soprintendenza di Messina, che ha chiesto aiuto e supporto all’opificio delle Pietre Dure di Firenze (lo stesso che venne per il restauro che si fece dopo il 1908) per far arrivare in città due restauratori con la funzione di consulenti e supervisori, in quanto massimi esperti nel settore. L’appuntamento era stato fissato per marzo 2020, spiegava la Soprintendenza a LetteraEmme (qui l’articolo), a causa degli altri impegni della struttura numero uno in Italia, e ciò rendeva impossibile rispettare le previsioni dell’AmministrazionePoi lo scoppio della pandemia ha fatto slittare ulteriormente il sopralluogo dei tecnici fiorentini e, di conseguenza, l’avvio dei lavori.

A novembre 2020, l’Amministrazione, in un altro comunicato stampa, affermava che «la procedura relativa al piano di interventi procede speditamente». In realtà solo la programmazione degli interventi andava avanti da un anno e mezzo. E continua a rimanere sulla carta, dopo tre anni. Nonostante in autunno l’Italia si apprestasse ad uscire dalla zona rossa, infatti, la Toscana ancora ci rimaneva, e nell’inconsapevolezza di cosa sarebbe successo nei mesi successivi, per sbloccare la procedura si era trovata una soluzione: l’opificio avrebbe valutato le condizioni del monumento cinquecentesco del Montorsoli in modalità telematica, così da redigere le linee guida per il progetto. A proporre l’idea è stata la Soprintendente Mirella Vinci, che ha parlato con il funzionario dell’opificio (qui l’articolo).

La valutazione in modalità telematica c’è stata, e il 13 luglio, anche quella fisica da parte dell’opificio di Firenze, alla presenza degli assessori Salvatore Mondello, Massimiliano Minutoli, al RUP Annamaria Cacopardo e per la Soprintendenza: Mirella Vinci, Stefania Lanuzza, Virginia Buda e Salvatore Stopo. Presenti, inoltre, i rappresentanti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze Riccardo Gennaioli e Camilla Mancini (Direttori del settore lapidei).

E oggi? La situazione non è cambiata di molto, e a farne il punto è l’assessore ai Lavori Pubblici Salvatore Mondello: “L’Opificio ha predisposto una minuziosa relazione che, a stretto giro, fornirà un quadro diagnostico e dettagliato sui delicati interventi da eseguire. Al contempo, l’Amam ha effettuato le verifiche al sistema idrico, per delinearne lo stato manutentivo. In passato si è troppo spesso agito con rattoppi e aggiustamenti, che addirittura potrebbero avere accentuato le gravità delle condizioni del monumento”.

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