1) Palermo, cresce l’insofferenza verso la leadership corleonese

 

È in trasformazione, la mafia palermitana. Perché sembra acutizzarsi l’insofferenza verso la leadership corleonese (ristretta in carcere) che nel passato è stata garanzia di massima coesione verticistica e la cui autorità non era mai stata finora messa apertamente in discussione. Ciò porta alla tendenza di famiglie e mandamenti a riservarsi maggiori spazi di autonomia in cui si rilevano sconfinamenti, ingerenze e candidature autoreferenziali: succede, quando sul territorio esistono 15 mandamenti, 8 in città e 7 in provincia, e 80 famiglie, 32 in città e 48 in provincia.

I mandamenti di san Giuseppe Jato e Partinico, già aggregati in quello di Camporeale, sono tornati ad operare separatamente. In proposito, è stata documentata la riorganizzazione territoriale interna al mandamento di San Giuseppe Jato, nel quale si erano registrate forti tensioni tra il nuovo vertice e quello precedente, con propositi di scontro violento; 
 il mandamento di Santa Maria del Gesù – tra i più antichi ed influenti del panorama mafioso palermitano – a seguito del ruolo di primazia assunto dal reggente della famiglia di Villagrazia26, ha preso la nuova denominazione di Villagrazia-Santa Maria di Gesù (la dipendente famiglia della Guadagna è stata assorbita da quella di Santa Maria di Gesù); nel mandamento di San Mauro Castelverde si è costituita la nuova famiglia di Isnello, mentre quella di Sciara-Cerda si è scissa nelle due omonime famiglie, passate entrambe sotto il controllo del mandamento di Trabia (precedentemente denominato Caccamo).

A Palermo, Cosa Nostra ha assunto una espressione manageriale mafiosa che tende ad alimentarsi e a diffondersi sul territorio potendo contare su imprenditori e professionisti compiacenti. Si tratta di un malcostume sommerso, intriso di familismo e di diffuse politiche clientelari, in cui la corruzione diventa uno strumento necessario per condizionare la vita amministrativa e consentire a Cosa Nostra di raggiungere più efficacemente i propri scopi, accaparrandosi, con imprese schermate da interposizioni fittizie, gli appalti pubblici di maggiore interesse. Il racket delle estorsioni continua a rappresentare una risorsa fondamentale per il mantenimento stesso dell’organizzazione. Notevole pure il settore dei prestiti ad usura, indice del volume dell’economia sommersa gestita dalla criminalità organizzata, e il mercato degli stupefacenti, che continua a rappresentare un canale privilegiato di reinvestimento e moltiplicatore di capitali illecitamente accumulati. In tale settore Cosa Nostra opera, insieme a ‘ndrangheta e camorra, in un sistema criminale integrato.

 

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