Assistere alla Vara

 

La Vara o la si ama o la si odia. Non ci sono mezze misure. C’è chi non si perde un’edizione, appostandosi ai bordi delle strade con ore di anticipo come un fan di Ligabue a Campovolo, e chi invece preferirebbe essere assassinato pur di non assistere a quello che, a tutti gli effetti, è il concentrato più puro della messinesità, con tutti i suoi pro e i suoi contro.

Tuttavia, assistere almeno una volta alla storica processione è una sorta di dovere civico e morale. Piaccia o non piaccia, è la città che racconta se stessa: il suo folclore, la sua storia religiosa, i suoi costumi, le sue contraddizioni. Ma soprattutto è la città che svela la sua potenza, la sua energia: sfogata tutta assieme nella foga della “tirata”, in un solo giorno. Migliaia di fedeli o di semplici curiosi che, uniti da una passione che si trasmette di corpo in corpo come una scossa elettrica, urlano al cielo il loro credo e la loro voglia di essere parte, almeno per un giorno, di una collettività troppo spesso divisa e distante.

Momento di massima espressione religiosa da parte della cittadinanza, è una vera e propria esplosione di gioia e vigore che ha il potere taumaturgico di alleviare tutti i mali.

Per concludere la giornata non si può rinunciare ovviamente ai fuochi d’artificio. Sono visibili da ogni angolo della città ma ognuno ha i suoi posti segreti: come si vedono da lì da nessun posto mai. 

 

Stato d’animo: 

Per un giorno Messina esce dall’abulia per sprigionare potenza: inebriante.

 

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linda
linda
4 Aprile 2017 20:42

Questo primo punto mi ha dato un colpo al cuore. Non me l’aspettavo! P.s. non per essere ripetitiva ma anche il gelato gianduia e panna del bar del sud non può mancare all’elenco 🙂

Roberto Raso
Roberto Raso
5 Aprile 2017 18:03

Grazie per il tuo articolo Marino, è veramente bello e mi sono ritrovato in tutti e 5 I punti. Non ci conosciamo, ma dopo aver letto questo articolo penso che posso capirti. Grazie ancora da un messinese all’estero?