Bighellonare per i colli

 

Ad altre latitudini, colli così rigogliosi, e proprio a un tiro di schioppo dalla città, sarebbero considerati un bene inestimabile di cui vantarsi in eterno. A Messina invece no. Quasi che le colline che circondano la città soffrano di una sorta di senso di inferiorità rispetto al mare su cui si specchiano. Riscoperti puntualmente in occasione delle feste comandate, dal lunedì di Pasqua al primo maggio, quando frotte di cittadini si ricordano improvvisamente della loro esistenza, durante il resto dell’anno si limitano a fare da cornice silenziosa.

Eppure pochi luoghi sono in grado di trasmettere il senso di libertà che si prova a percorrerli in una assolata giornata di riposo, bighellonando senza una meta e senza un perché a bordo di una Vespa (altro che Cremonini…).

Non c’è un tragitto specifico. Che si passi da Gravitelli o dall’Annunziata, che si arrivi a Dinnammare o alle Quattro strade, con immancabile merenda con mezza pagnotta di pane alla disgraziata di Don Minico, quello che conta è quella sensazione di spensieratezza adolescenziale che ti fa sentire, a qualsiasi età, come un liceale che marina la scuola in un caldo mercoledì di aprile.

 

Stato d’animo: leggerezza esistenziale. Come se per un pomeriggio nulla al mondo avesse più alcuna importanza.

 

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linda
linda
4 Aprile 2017 20:42

Questo primo punto mi ha dato un colpo al cuore. Non me l’aspettavo! P.s. non per essere ripetitiva ma anche il gelato gianduia e panna del bar del sud non può mancare all’elenco 🙂

Roberto Raso
Roberto Raso
5 Aprile 2017 18:03

Grazie per il tuo articolo Marino, è veramente bello e mi sono ritrovato in tutti e 5 I punti. Non ci conosciamo, ma dopo aver letto questo articolo penso che posso capirti. Grazie ancora da un messinese all’estero?