Guardare l’alba da Capo Peloro

 

La serata inizia con un falò, in una tenera notte d’estate. La sabbia è ancora tiepida, gli amici ridono spensierati attorno al fuoco e in sottofondo si avverte la musica dei lidi che trasmettono di spiaggia in spiaggia tutta l’effimera velleità dell’estate.

Di fronte, sempiterno, il mare. 

Le ore trascorrono lente, fra chiacchiere, risate, birre ghiacciate e il desiderio inconfessabile che il tempo si arresti, che tutto resti così com’è, senza preoccupazioni e scadenze, senza impegni e grattacapi. Un eterno presente “che capire non sai” e che vorresti trattenere fra le mani, sotto il cielo stellato che avvolge lo Stretto come un immenso drappo di velluto nero.

Poi però il tempo passa lo stesso e senza neanche rendersene conto l’atmosfera è già mutata. I primi baluginii di luce fanno capolino da dietro i monti calabri, l’acqua inizia a brillare di riflessi argentati e il cielo assume un colore di un rosa innaturale che sembra fuoriuscito da un quadro di Antonello. Anche lo Stretto, fino a qualche momento prima addormentato, inizia adesso a prendere vita, con i versi degli uccelli in lontananza e le prime navi che solcano pigramente le onde del mare.

E poi, toh, il pilone! Te ne eri quasi scordato. Inghiottito dalle tenebre e mimetizzato nella notte, eccolo che svetta di nuovo sull’arenile come un silente monolite di metallo.

In sua presenza, lì sotto, ci si sente all’improvviso piccoli piccoli. Ma ci si sente piccoli assieme. 

 

Stato d’animo: la requie. Un senso di pace e di armonia con la natura in un luogo in cui il presente convive con il Mito.

 

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linda
linda
4 Aprile 2017 20:42

Questo primo punto mi ha dato un colpo al cuore. Non me l’aspettavo! P.s. non per essere ripetitiva ma anche il gelato gianduia e panna del bar del sud non può mancare all’elenco 🙂

Roberto Raso
Roberto Raso
5 Aprile 2017 18:03

Grazie per il tuo articolo Marino, è veramente bello e mi sono ritrovato in tutti e 5 I punti. Non ci conosciamo, ma dopo aver letto questo articolo penso che posso capirti. Grazie ancora da un messinese all’estero?