MESSINA. Continua a far discutere il prospettato aumento della Tari a oltre 54 milioni di euro (qui un approfondimento di LetteraEmme), il quarto in quattro anni, che ieri è stato oggetto di un duro scontro in Aula fra Giunta e Consiglio. Dopo l’aggiornamento della seduta alle 19, in attesa che il Governo si pronunciasse sulla proroga delle scadenze, posticipate di un mese, la discussione è proseguita con la presentazione di tre emendamenti (esenzioni per le fasce più deboli e riduzione della tariffa del 5% per i residenti nei villaggi collinari), con conseguente rinvio in attesa dei pareri di dirigente e revisori dei conti.

Intanto, a intervenire sulla questione, dopo la nota diffusa ieri da Dafne Musolino e Carlotta Previti, che hanno accusato il Consiglio di voler ritardare in maniera strumentale i lavori, l’intervento di Franco De Domenico del Pd e la replica alla Giunta da parte di Claudio Cardile, sono anche i consiglieri del M5s, che si scagliano contro l’operato dell’Amministrazione sulla questione rifiuti, giudicando la proposta sulla Tari “inammissibile per i cittadini onesti che pagano le tasse”.

“Una gestione – scrivono – che denota superficialità, arroganza, approssimazione e carenza di programmazione. Il tutto a danno dei cittadini, che dopo le terribili conseguenze della pandemia sono costretti a fare i conti con scelte scriteriate e servizi indecenti. Ancora una volta, come da prassi, scaricano sugli altri tutte le loro responsabilità, mentre al contrario sono lestissimi ad accaparrarsi  meriti che non gli competono. Se lo mettano bene in testa: la colpa non è del Consiglio, ‘di quelli che c’erano prima’, della Regione o del Governo, ma solo ed esclusivamente la loro. In questa sede – spiegano – non abbiamo intenzione di entrare nel merito di come è ridotta Messina, perché è una situazione sotto gli occhi di tutti: immondizia, disservizi, ritardi, interventi di scerbatura assenti e operazioni di spazzamento che latitano da settimane. Il risultato? Una città intera sprofondata nel degrado, anche a causa di adottare il porta a porta su un territorio comunale che è fra i più estesi di tutto il Paese”.

“Da anni – proseguono – assistiamo a un costante aumento della Tari che ha fatto di Messina una delle città più care d’Italia a fronte di un servizio che fa acqua da tutte le parti, e non ci interessa sapere in questo momento di chi sono le colpe (o presunte tali) per le quali si è deciso di tartassare i cittadini. Già in passato avevamo denunciato le carenze della lotta all’evasione, avanzando delle proposte che (come sempre) non sono state prese in considerazione. A fronte di circa 100000 contribuenti, ricordiamo, ci sono circa 30/40mila utenti fantasma che il Comune non è riuscito nemmeno ad individuare, malgrado i vari proclami e le solite sceneggiate su Facebook. La domanda a questo punto sorge spontanea: vogliono migliorare i servizi per farli pagare a chi? Al cittadino su tre che paga le tasse? E con quali risultati? Intendono mettere una pezza al disastro attuale, di cui non hanno il coraggio di assumersi le responsabilità? Invece di gravare ulteriormente sui cittadini, pensino innanzitutto a recuperare i fondi degli evasori”.

“Vogliamo ricordare le promesse in campagna elettorale sull’abbattimento della Tari da parte del primo cittadino? Fuffa allo stato puro, alla stessa stregua del tram volante, del Casinò a Palazzo Zanca e di tutto il resto”, concludono.

 

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