PALERMO.  “La somministrazione dei tamponi rinofaringei non è sufficiente a fornire risposte alla domanda attualmente insistente sul territorio. Per la sicurezza dei cittadini è fondamentale ampliare la strategia adottando nuovi strumenti, per questo abbiamo ritenuto di suggerire il ricorso ai test rapidi”. Così la deputata di FdI all’Ars Elvira Amata, che ha interpellato il Governo Regionale in proposito.

«Stiamo entrando in una nuova fase della crisi, quella nella quale si rischia di piombare nel caos se viene abbassata la guardia: una leggerezza che non possiamo permetterci decisamente. Pertanto bisogna porre in essere tutte le misure per continuare ad affrontare la situazione con sempre più puntualità. Oggi per avere una risposta rispetto all’esito dei tamponi passa ancora troppo tempo. Va detto oltretutto che tra i cittadini sottoposti a controllo, ci sono medici e personale sanitario che tenere in stand by per quarantene precauzionali troppo lunghe equivale a sottrarre dalla propria attività professionale. E non c’è bisogno dica quanto fondamentale, ora più che mai, sia la presenza dei sanitari in corsia. Con l’utilizzo dei test rapidi non solo si riesce ad ampliare la platea ma è altresì possibile fornire risposta in brevissimo tempo», prosegue la deputata, che ha presentato un’interrogazione rivolta al Presidente Musumeci e all’Assessore competente Razza.

«Per avere un monitoraggio capillare del territorio è necessario che si abbia una diagnosi quanto più precoce dei pazienti positivi, soprattutto se si pensa agli asintomatici che, non appena le restrizioni subiranno i primi allentamenti, inizieranno a costituire il vero problema in termini di nuova possibile ondata di diffusione. In tal senso, l’impiego dei rapid test potrebbe consentire anche di ampliare il campione degli esaminati in modo considerevole, fornendo maggiore tutela a tutti coloro i quali, in questa delicata fase, sono comunque costretti a lavorare e avere contatti sociali per quanto controllati. Ho interpellato il Governo ragionale chiedendo che, oltre ai tamponi rinofaringei oggi impiegati per individuare il contagio, si preveda quindi il ricorso ai cosiddetti rapid test -compresi quelli sierologici- i cui tempi di processazione sono estremamente più snelli dei primi e consentirebbero di analizzare fino a 50 campioni in 15 minuti appena. Si pensi che nella sola provincia messinese, i tamponi ancora da processare sono intorno al migliaio. Non si possono attendere tempi troppo lunghi che rischiano di vanificare ogni sforzo. Ad ora, inoltre, i tamponi vengono effettuati a chi presenta sintomi riconducibili a Coronavirus, a chi si è trovato in contatto con casi accertati, o chi è rientrato da zone dichiarate rosse sin da subito, e pertanto lasciano fuori una larga fetta di utenza. Esistono invece molte categorie estremamente esposte seppur asintomatiche, potenzialmente contagiate e categorie fragilissime da tutelare. Con i test rapidi potremmo avere uno screening a tappeto e controllare in modo efficace un target ben più ampio: penso agli ospiti delle case di riposo, alle forze dell’ordine e a chi quotidianamente è costretto suo malgrado ad avere rapporti con l’esterno per ragioni lavorative o emergenziali», conclude.

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