MESSINA. Appena due casi nell’ultimo anno, entrambi in qualche modo chiariti. Il primo, la scorsa estate al “M’Ama”, e il secondo nel giorno di San Valentino, al “Chiodo”, con la denuncia di Diletta di Bartolo nei confronti del proprietario del locale, accusato di aver allontanato la donna, ex responsabile delle Pari Opportunità dei Giovani democratici, per colpa di un bacio di troppo scambiato con la propria compagna.

A differenza di tante altre realtà italiane, negli ultimi tempi al centro delle cronache per vari casi di violenza, nella città dello Stretto, e nell’intera Sicilia, gli episodi di omofobia si contano sulle dita di una mano, smentendo i più frustri cliché che vedono il Meridione come una terra in cui continuano a vigere le barbarie e l’intolleranza sessista. Del resto basta guardare i dati – quelli stilati da WikiPink e relativi al 2016 – per notare come su ventisei casi di omofobia denunciati solo uno sia accaduto in Sicilia, e nello specifico a Comiso, a marzo, quando una coppia è stata insultata dal figlio della proprietaria di casa dopo il mancato pagamento di una mensilità.

Rosario Duca

Dello stesso tenore i numeri del report annuale di Arcigay relativo al periodo compreso fra maggio 2015 e maggio 2016: su 104 casi segnalati dai media, soltanto 6 si sono svolti in regione. La domanda che viene spontaneo porsi, numeri alla mano, è quanti episodi siano in realtà avvenuti senza essere stati mai denunciati. “Di certo non tutto è venuto alla luce, sebbene le nuove generazioni siano molto più libere ed emancipate rispetto a qualche decennio fa. Messina sotto questo punto di vista è una città molto tollerante, come del resto la provincia e tutta la Regione. Per assurdo ci sono molti più problemi al Nord che qui da noi. Ultimamente ci sono stati parecchi episodi di cyberbullismo, con situazioni pendenti in tribunale. E proprio per cercare di arginarli abbiamo avviato di recente un tavolo di lavoro in 10 punti con il Comune e la Polizia Postale”, racconta il presidente di Arcigay Messina Rosario Duca, reduce dall’incontro, appena pochi giorni fa, con il titolare del pub “Il chiodo”: “Quella è una situazione su cui ancora bisogna far luce. Una cosa che mi preme sottolineare, però, è che non ho mai detto di voler organizzare delle serate in quel locale”.

L’immagine di Messina che si delinea, parlando con Duca, è quella di una città tollerante e ricca di iniziative friendly, fra le quali l’attivazione di un consultorio ad Acqualadroni, in un locale confiscato alla mafia (con tanto di “telefono amico”). Al Policlinico, ma non solo, si rivolgono invece i sempre più numerosi cittadini che decidono di intraprendere il difficile percorso del “cambio di sesso”, un iter complesso che è già stato affrontato da decine di messinesi: “Negli ultimi tempi ci sono stati molti casi – conferma il presidente di Arcigay – e a tutt’oggi ci sono parecchi ragazzi che stanno affrontando il percorso di transizione e che noi cerchiamo di aiutare sia a livello psicologico che burocratico».

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segue a pagina due

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