MESSINA. “Ottimisticamente parliamo di settembre per la conclusione dell’iter burocratico“: è la previsione di Gioacchino Lucangeli, Michelangelo De Francesco e Michele Scammacca, tecnici della Stretto di Messina che hanno relazionato in commissione consiliare ponte sull’iter degli espropri. 

Ciò vuol dir che c’è zero possibilità che i cantieri per il ponte possano iniziare a giugno come sostiene il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, per il semplice motivo che non la Stretto di Messina Spa non avrebbe alcun titolo legale per impiantare cantieri.

E quindi, quale sarà l’iter degli espropri? E quando materialmente la Stretto Spa enterà in possesso di case e terreni dei messinesi per poter aprire i cantieri? Il ministero delle Infrastrutture ha 90 giorni per adottare il progetto, pubblicare un’istruttoria e trasmetterlo al Cipess (Comitato Interministeriale per la  Programmazione Economica e Sviluppo Sostenibile) che, previa concreta partecipazione dei soggetti coinvolti, approva il progetto definitivo dell’opera dichiarandone la pubblica utilità: dichiarazione che deve essere registrata dalla Corte dei conti e la procedura di esproprio diviene efficace.

A questo punto i soggetti coinvolti dalle attività di esproprio riceveranno comunicazione diretta, con raccomandata con avviso di ricevimento, con la specifica della titolarità del procedimento (occupazione temporanea, asservimento o esproprio), ed avranno facoltà di fornire ogni utile elemento per determinare il valore da attribuire al bene ai fini della liquidazione della indennità: in questa fase la Stretto di Messina non può accedere materialmente a case e terreni.

In caso di raggiungimento di accordo bonario, entro 60 giorni dalla sottoscrizione sarà corrisposto un acconto dell’80%, con la contestuale immissione in possesso. Il restante 20% sarà liquidato al rogito notarile con il trasferimento della proprietà. Solo allora la Stretto avrà piena titolarità per impiantare i cantieri

E nel caso in cui non ci sia accordo bonario? Ci si può rivolgere a una terna di tecnici (uno di fiducia dell’espropriando, uno della Stretto Spa, il terzo dal presidente del tribunale civile) per stabilire il valore dell’immobile. Altrimenti c’è la via giudiziale: la vicenda va davanti alla Corte d’appello. Per i soli terreni, nei casi di mancata condivisione dell’indennità e nelle more del raggiungimento di un accordo bonario, saranno avviati gli adempimenti per l’occupazione anticipata delle aree necessarie. Per i fabbricati in demolizione sarà trasmessa l’offerta di indennità che terrà conto anche di tutti gli oneri necessari al rilascio. Nel caso non si raggiunga una condivisione, sarà facoltà dell’espropriato fornire il valore da attribuire all’immobile ai fini della determinazione dell’indennità più congrua.

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