MESSINA. Ha suscitato parecchio scalpore la notizia, di ieri, secondo cui nel Def (il Documento di Economia e Finanza, all’interno del quale vengono messe per iscritto tutte le politiche economiche e finanziarie del Governo) si legge che “ad oggi non esistono coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente” per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, i cui costi sono stimati dal Governo in 13,5 miliardi di euro (più 1,1 miliardi per opere complementari e di ottimizzazione alle connessioni ferroviarie, e “le opere di ottimizzazione e complementari alle connessioni stradali di minor impatto economico”, che verranno dettagliate nell’ambito dei prossimi contratti di programma con Anas.). Cosa dice, più approfonditamente, il documento, soprattutto in relazione a dove trovare le risorse che oggi sono pari a zero euro?
Innanzitutto che, benchè ad oggi “non esistono coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente”, queste “dovranno essere individuate in sede di definizione del disegno di legge di bilancio”. Come? “Al finanziamento dell’opera si intende provvedere mediante le risorse messe a disposizione dalle Regioni a valere, in particolare, sui Fondi per lo Sviluppo e la Coesione, l’individuazione, in sede di definizione della legge di bilancio 2024, della copertura finanziaria pluriennale a carico del bilancio dello Stato“. Questo è già in ampio contrasto con quanto affermato a più riprese durante gli anni in cui la Stretto di Messina Spa è stata in liquidazione (dal 2012 fino a marzo scorso), secondo cui sarebbe stato il gruppo Ferrovie dello Stato a sostenere le spese . L’ex amministratore delegato Renato Mazzoncini aveva dichiarato più volte che il gruppo sarebbe stato disposto, a seguito di input del Governo, a pagarlo con i fondi già disponibili per l’alta velocità italiana.
Torna, dopo il nulla di fatto di inizio millennio, l’ipotesi di partnership pubblico/privato: all’epoca della legge Obiettivo del 2001, che puntava sul project financing, nessun privato si fece mai avanti. Oggi si ritenta: il Def indica, come possibili fondi, “i finanziamenti all’uopo contratti sul mercato nazionale e internazionale: saranno a tal fine considerate prioritarie le interlocuzioni con finanziatori istituzionali quali la Banca europea degli investimenti e Cassa depositi e prestiti”. Ultima ipotesi, “l’accesso alle sovvenzioni di cui al programma Connecting Europe Facility – CEF (partecipazione al bando entro settembre 2023)”.
Il Governo, comunque, tiene in alta considerazione l’opera e manifesta tutta l’intenzione di realizzarla: nel documento, infatti, si sottolinea come “l’opera di collegamento stabile fra la Sicilia e la penisola italiana rappresenta un’opera prioritaria e di preminente interesse nazionale“, e che “date le sue caratteristiche geometriche (ponte a campata unica più lungo al mondo) ed alle elevatissime richieste prestazionali, il Ponte si caratterizza come un vero e proprio simbolo della mobilità del futuro, orgoglio d’ingegneria italiana ed europea“.
Ma …14,6 milioni….o 14,6 miliardi di euro? Da trovare nelle nostre tasche…
miliardi. Grazie, corretto