Figghiozzo
La teoria di Sapir-Whorf, conosciuta anche come “ipotesi della relatività linguistica“, afferma che lo sviluppo cognitivo di ciascun essere umano è influenzato dalla lingua che parla. Significa, in parole povere, ed estremizzando un po’ il concetto, che il modo di cui ci esprimiamo determina il nostro stesso modo di pensare.
Un assioma piuttosto controverso, nato dal raffronto tra l’inglese e la lingua hopi, un popolo dell’Arizona nord-orientale, che trova inattese conferme proprio in riva allo Stretto (e in tutta la Sicilia). Un esempio paradigmatico è quello delle relazioni gerarchiche fra gli individui, simbolo di un contesto sociale fatto di patruni e di sutta, di predomini e prevaricazione.
‘Figghiozzo’, nello specifico, è un piccolo Bignami condensato che racconta il nostro modo para-massonico di concepire il mondo, un’interpretazione piramidale della società in cui c’è chi domina e chi subisce, chi comanda e chi obbedisce.
Utilizzato in origine per designare colui il quale è stato battezzato o cresimato, presuppone sempre e comunque un patrozzu che lo protegge, e di conseguenza un reciproco rapporto di supremazia e subordinazione. Dalla religione alla mafia (in senso letterale e in senso lato) il passo è breve, con il potente di turno che prende sotto le sue ali protettive lo scugnizzo imberbe: a patto però che “porti rispetto”, che non sgarri. Che continui a perpetuare un sistema esoterico di regole e valori che valgono come Comandamenti.
È la logica del capobranco, quella dei lupi. Ma anche quella di Mangialupi, che poi in fondo è lo stesso.
Suggerisco anche “figghioli”, termine che ci distingue in maniera netta e inequivocabile dai carusi catanesi e picciotti palermitani
geniale !
fissiàrsela ci stava anche
Il raro privilegio messinese è pari merito con quello dei campani emigrati nel pavese, i quali invitando gli amici a bere, possono dire:” Pavia i Pavia Pavia”. Per le strade di Pavia pago io