Dopo un soggiorno di sei mesi, la riviera ligure inizia esser troppo stretta e così, il 31 di marzo del 1882, il trentottenne filosofo Friederich Nietzsche sbarca a Messina da un veliero salpato da Genova, lui, unico passeggero insieme all’equipaggio, spossato dal mal di mare tanto da essere accompagnato in albergo in barella. Aveva avvertito un amico: “Alla fine del mese, vado alla fine del mon­do”.

 Saranno due gli intrecci a sconvolgergli l’esperienza sullo Stretto.
Quello amoroso e quello climatico.

Da Roma, l’amico e filosofo tedesco Paul Rée, gli comunica per lettera di aver conosciuto un’affascinante giovane russa, Lou Salomè, anch’ella in Italia per motivi di salute, e sarà da Messina che partirà un singolare triangolo intellettuale ed erotico: Nietzsche, Salomè e Rée.

Così scriveva Rée:

“Caro signor messinese!
Evviva la più bella, la più succosa e rotonda arancia messinese, e possa l’unico suo lato in ombra essere quello dell’umbra realis! Ma è mai possibile! Con la Sua decisione, Lei ha provocato il massimo stupore e dispiacere della giovane russa. Questa infatti è ormai così desiderosa di vederLa, di parlarLe, che nel viaggio di ritorno voleva passare da Genova, e si è molto irritata di questa Sua scomparsa. È un temperamento energico, di incredibile intelligenza, con tutte le caratteristiche di una fanciulla, anzi di una bambina. […]

Non ha portato con sé la macchina da scrivere? È completamente fuori uso? I Wagner devono essere stati a Messina proprio quando c’era Lei. La seconda figlia (Blandine?) si è fidanzata con un conte siciliano.”

Richard Wagner, il sommo compositore tedesco, amico intimo di Nietzsche ma ormai in rotta con lui da diversi anni, era infatti curiosamente anch’egli in soggiorno a Messina (anche se non si può affermare con certezza che fosse un caso, qualcuno infatti teorizza che Nietzsche si fosse spinto tanto a sud proprio in cerca di un tentativo di incontro). Dal 10 al 13 aprile, Wagner soggiornò con la moglie Cosima (figlia di Franz Liszt) in città e, se i due si siano davvero incontrati sullo Stretto, non è noto.

Quel che è certo è che, dopo un amore violento e improvviso per la città e per i messinesi, sorgeva in Nietzsche un più grande e invincibile tormento. Lo Scirocco. Dopo pochi giorni in città, scriveva infatti ad un amico “comincio a credere di avere avuto in ciò più fortuna che giudizio – giacché questa Messina è come fatta per me. I Messinesi mi dimostrano una tale amabilità e premura, che mi sono venute in mente le idee più buffe (chi sa, per esempio, che non ci sia qualcuno che mi vien dietro in viaggio con lo scopo di comprarmi i favori di questa gente?)”. Ma appena dopo due settimane, il 20 aprile, Nietzsche lascia la città per recarsi a Roma. Sui motivi della sua “fuga” non ci sono dubbi. L’amica Malwida von Meysenbug così scrive a Olga Monod-Herzen: “Indovina con chi sono stata ieri qualche ora a Villa Mattei, e chi sto aspettando anche questa sera? Nietzsche. Dopo la partenza di Rée da Genova, è andato a Messina in Sicilia, che gli è infinitamente piaciuta. Ma il frequente scirocco, che lui non può sopportare, lo ha fatto ripartire, ed egli è tornato, arrivando qui da Napoli, per proseguire per la Svizzera.”

Almeno in due lettere, Nietzsche ricorderà ancora la sua ossessione per lo scirocco messinese. L’8 maggio, a Lucerna, scriveva “Ancora scirocco intorno a me, il mio grande nemico, anche in senso metaforico. Ma alla fine penso sempre: «Senza lo scirocco sarei a Messina».” E poi, il 1° febbraio dell’anno successivo, da Rapallo “Quanto al clima di Roma, naturalmente sono preoccupato: l’intricato ingranaggio del mio cervello resiste davvero in pochi luoghi soltanto. La volta scorsa c’era quello stesso SCIROCCO che mi aveva cacciato da Messina: l’ho ritrovato a Orta, poi a Lucerna – e infine mi ha tormentato a dovere anche in Germania (nelle sembianze della signorina Lou Salomé)”.

Salomè, definita in un’altra lettera “il mio scirocco in carne ed ossa” era ormai un’unica ossessione con il vento.

Il passaggio messinese di Nietzsche, per quanto breve, non è stato affatto avaro in termini di produzione. Alla città dedicherà la sua unica opera poetica, gli Idilli di Messina, ricchi di riferimenti al mare e agli uccelli marini. Ma, soprattutto, bisogna notare che il 1882 coincide con quello più prolifico per l’attività filosofica del tedesco, anno in cui avranno corpo i suoi due caposaldi, La gaia scienza e Così parlò Zarathustra, in cui sono sviluppate le tematiche della Morte di Dio, dell’Eterno ritorno e del Superuomo.

Curiosamente, Lou Salomè, ispirerà, molto più tardi, nel 1981 un’opera musicale espressionista di un grande genio messinese, il maestro Giuseppe Sinopoli, cui è stato recentemente intitolato lo spazio ricreativo di Via Torrente Trapani. Del passaggio messinese di Frederich Nietzsche (e del resto anche di quello di Richard Wagner), in città invece non c’è alcun ricordo: né una via, né una targa, né un’epigrafe.

FiGi

Per approfondire, puoi consultare:
Curt Paul Janz – Vita di Nietzsche. Il filosofo della solitudine 1879-1889. Vol. 2-Laterza (1981)
Friedrich Nietzsche, Paul Rée, Lou von Salomé – Triangolo di lettere-Adelphi (2019)
Friedrich Nietzsche – La gaia scienza e Idilli di Messina-Adelphi (2008)

 

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Alfredo
Alfredo
18 Aprile 2020 11:05

Bravi!