Funcia
Che il mondo sia un posto estremamente malvagio lo abbiamo ribadito parecchie volte nel corso dei vari appuntamenti di questa rubrica, mettendo in risalto ingiustizie, prevaricazioni, capricci del fato e cattiverie assortite. Un campionario diversificato di nefandezze esistenziali alle quali il messinese porge amabilmente l’altra guancia (in pieno spirito biblico) senza accennare il benché minimo tentativo di rivalsa. Nessuna protesta (se non sui social), nessuna indignazione (se non sui social), nessun tentativo di reagire ai soprusi della vita (se non sui social). Il messinese medio si ribella infatti in un modo tutto suo: il messinese mette la funcia.
Letteralmente il termine denota la bocca dell’uomo o della donna con labbra molto sporgenti, simile a quella di alcuni primati o dei bambini piccoli quando fanno i capricci. In realtà è una forma estrema di protesta silenziosa di scuola Ghandiana che sta a metà fra Martin Luther King e lo studente di piazza Tienanmen di fronte ai carrarmati di Deng Xiaoping.
Ultimamente, ai tempi della vanità di silicio, l’antica prassi del mettere la funcia è divenuta un fenomeno globale, con migliaia di bocche a culo di gallina che infestano le bacheche virtuali.
In senso anatomico, la funcia (o fungia), indica anche il glande, ovvero la cappella, la forma terminale del pene a forma di elmo tedesco della Wermacht. Così, giusto una precisazione per non creare confusione e capire a cosa si stanno riferendo quando qualcuno, a una vostra domanda o affermazione, vi risponde con fare bellicoso: “Sì, a funcia”. E no, non si tratta delle mussa.
Suggerisco anche “figghioli”, termine che ci distingue in maniera netta e inequivocabile dai carusi catanesi e picciotti palermitani
geniale !
fissiàrsela ci stava anche
Il raro privilegio messinese è pari merito con quello dei campani emigrati nel pavese, i quali invitando gli amici a bere, possono dire:” Pavia i Pavia Pavia”. Per le strade di Pavia pago io