MESSINA. Una “ruota” di formaggio lanciata lungo un percorso ben definito che attraversa il paese: è il “Gioco del Maiorchino”, un torneo che da oltre 400 anni viene organizzato a Novara di Sicilia e che, finalmente, dopo quasi vent’anni di impegno da parte dell’associazione locale “Circolo Sportivo Olimpia” è diventato patrimonio Unesco, notizia giunta al termine del diciassettesimo Comitato della Convenzione UNESCO tenutosi a Rabat dal 28 novembre al 3 dicembre 2022.

«Questo importante riconoscimento gratifica anni di intenso lavoro di tutta la comunità di Novara di Sicilia, in maniera particolare del presidente Angelo Di Pietro e di tutti i soci dell’Associazione “Circolo Sportivo Olimpia” , delle Amministrazioni Comunali e di tutti quelli che, con abnegazione ed impegno, hanno creduto, valorizzando, questa identità radicata da più di 400 anni nel nostro paese», si legge in una nota dell’associazione novarese, che con queste parole manifesta la propria soddisfazione.

Foto di “Novara di Sicilia Borgo di Charme

Un gioco che ogni anno, nel periodo di carnevale, raduna cittadini e turisti, che piazzati ai margini della strada, segue la manifestazione dilettandosi anche in pronostici ed evidenziando pregi e difetti dei giocatori. «Si vive un’atmosfera di esultanza e di esaltazione, di emulazione e rivalità, di confronti e preferenze, di previsioni e pronostici, mentre, nel brusio della gente, partigiana di una o l’altra parte, si ascoltano voci che invitano a prestare attenzione all’imminente lancio della “maiorchìna” e si ridestano i ricordi di lanci “famosi” di giocatori che hanno fatto la storia del “giuoco della maiorchìna”. Come se si sfogliasse un vocabolario antico, si pronunciano, durante il giuoco, parole di lingue diverse. Si ascoltano parole ed accenti arcaici; sono parole che non si ripetono nell’anno, ma soltanto in occasione della sagra invernale novarese che si svolge nel periodo di Carnevale», si legge sul sito del Comune di Novara di Sicilia, che al suo interno presenta tutto il regolamento completo.

Foto di Da Campo Ferrara Giuseppe

Ma in cosa consiste esattamente? In sintesi, il gioco prevede il lancio della “maiorchìna”, facendo leva sul piede di appoggio fermo (detto “pedi fermu”) sul punto segnato, senza alcuna rincorsa, lungo il percorso che va dall’inizio della via Duomo al traguardo fissato alla fine di un muretto del piano don Michele. «In lingua italiana, “la ruzzola” è un disco di legno che si lancia con la mano facendolo ruzzolare per le strade campestri. In dialetto novarese, invece, “a maiurchèa” è una forma di formaggio pecorino locale (dai 10 ai 12 kilogrammi con uno spessore di 10 – 12 cm e con un diametro intorno ai 35 cm) che si lancia con il mazzacorto (lazzàda di 3 – 3,50 m) avvinto lungo la circonferenza», spiega sempre il sito del Comune, dove si evidenzia che: «Numerosi sono gli imprevisti, i trabocchetti, per cui non c’è mai sicurezza di vittoria da ambo le parti e, molto spesso, accade che i giocatori meno esperti prevalgono sui più quotati».

Foto di “Foto sud Italia

Nella sezione dedicata, il gioco viene spiegato così: «In caso di una eventuale appendice, dovuta al giuoco, si prosegue come da tradizione, per la stradina che porta ai mulini di Corte Sottana. Indicati dai capitani i due primi giocatori, fatta la conta (u toccu) per stabilire chi deve iniziare il giuoco, i due primi giocatori, rispettivamente intervallati, mugliàda a maiurchèa ‘ntà lazzàda fatta con lo spago da calzolaio, piegato e attorto in otto capi, della lunghezza di non meno di 3 – 3,50 metri, ed impeciato, per meglio aderire alla circonferenza, lanciano a maiurchèa lungo il percorso citato (da cantuèa da Chiazza a sarva du chièu don Michèri), e di seguito, i secondi giocatori delle rispettive squadre, alternandosi, dal punto dove è andata a fermarsi. La squadra, composta da due o tre tiratori, che con il suo ultimo giocatore raggiunge, oltrepassa e va più lontano da sarva dell’altro, a parità di colpi (lanci), risulta la vincitrice ed ha diritto al possesso della posta in palio: “a maiurchèa”. Il giuoco si svolge nel periodo carnascialesco».

«Liberandosi da lazzàda (spago) la “maiorchìna” comincia a guadagnare terreno, girando su sé stessa vorticosamente, “rotola, saltella, rimbomba, precipita” lungo la strada, sbattendo qua e la, immettendosi in altri vicoli (vaèlli) non previsti dal gioco, andando poi, non avendo più la forza di girare, a voltarsi e rivoltarsi, adagiandosi a terra, spesso in fossi, che numerosi sono ai margini della strada e spesso andando “a tombolare” sotto le case, incombenti su profonde cavità (cattafùcchi) esistenti tra le case stesse e la strada elevata – si legge sempre nella spiegazione – Questi pericoli, che danno meno possibilità di vittoria sono disseminati lungo il Vallone Falanga e lungo la via che porta al piano don Michele. Quando la “maiochìna” sollecita, lesta e diritta, percorre l’itinerario prestabilito, coralmente si applaude al bel colpo, riuscito e azzeccato».

Foto di Gianni d’Agata

A quando risale la prima edizione? «La prima manifestazione popolare della “maiorchìna” a Novara di Sicilia, dovette avere inizio nel primo trentennio del 1600, epoca in cui cominciava ad essere battuta la strada che va dallo spigolo della cappella della Madonna del Carmine (inizio discesa della Matrice) al piano don Michele – si legge sempre sul sito – Il giuoco della “maiorchìna” non poteva esistere prima, perché non poteva essere praticato nell’angusta via del Passitto, con i suoi vicoli ciechi. Cominciava, invece, ad avere incremento allorquando si gettavano le basi della moresca Casa Fontana, del distrutto lavatoio e della fontana di Vallone Falanga, della Chiesa di San Giorgio, dell’Oratorio di San Filippo Neri, della Chiesa di S. Antonio e dei mulini della Corte Sottana. Durante l’esecuzione dei suddetti lavori, nel primo trentennio del 1600, cominciò ad essere battuta la strada su cui precipitò e rotolò la prima “maiorchìna”. A Novara di Sicilia si pratica ancora, con tanto entusiasmo e tanta partecipazione, seguendo le solite, vecchie e poche regole che governano il giuoco. E’ un giuoco di abilità ma soprattutto di fortuna, tramandato ai posteri dagli “antichi” per la naturale continuazione».

Foto di Egidio Maio di oltre trent’anni fa

Il formaggio viene prodotto con latte ovino e caprino, lavorato con attrezzature tradizionali e stagionato per un periodo che può protrarsi fino a 24 mesi. Un’eccellenza dal gusto deciso e piccante (soprattutto se stagionato) con leggeri aromi erbacei, floreali e fruttati.

Foto di Alberici Alessandra Aítnē

Il riconoscimento targato Unesco si deve soprattutto all’Associazione “Circolo Sportivo Olimpia” di Novara di Sicilia, che da più di 35 anni organizza il torneo del Maiorchino, aderendo all’AGA VeronaL’Associazione ha lanciato nel 2003 il “Tocatì – Festival Internazionale dei Giochi in Strada”, un gioco secolare che è stato iscritto, insieme ad altri giochi, nel registro delle buone pratiche di salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Lo scopo dell’Associazione Giochi Antichi è quello di favorire la reciproca conoscenza di tante comunità praticanti giochi e sport tradizionali in Italia e nel mondo. Ha costruito nel tempo, attraverso il Festival Tocatì, una solida rete a livello nazionale e internazionale basata su un crescente processo di attività di salvaguardia condivise (cooperazione, sensibilizzazione, identificazione, rivitalizzazione, ricerca e documentazione, educazione, formazione, promozione, protezione…), coinvolgendo diverse comunità ludiche tradizionali e Istituzioni locali, regionali e nazionali. Nel 2007 il presidente dell’associazione Circolo Sportivo Olimpia di Novara di Sicilia e l’Assessore al Turismo e Cultura del tempo hanno sottoscritto un Programma Condiviso per la Salvaguardia dei Giochi e Sport Tradizionali che è poi diventato europeo, coinvolgendo, oltre l’Italia, il Belgio, la Croazia, l’isola di Cipro e la Francia.

La notizia dell’avvenuto riconoscimento della rete del Tocatì come patrimonio UNESCO, iscrivendola nel registro delle buone pratiche di salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, è stata ufficialmente comunicata dal Presidente Paolo Avigo, dal suo Vice, Peppuccio Giacon, dall’entourage del “Tocatì” e dal Ministero della Cultura italiana. Con la rete internazionale Tocatì, il gioco del maiorchino è anche iscritto all’Associazione Europea dei Giochi e degli Sport Tradizionali (AEJEST) e l’Associazione Internazionale dei Giochi e degli Sport Tradizionali
(ITSGA).

Foto di Salvatore Bartolotta

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